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Sempre più anziani economicamente inattivi. Più libero mercato per farvi fronte
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Articolo di Redazione
1 ottobre 2021 14:30
 
Quanti sono gli anziani economicamente inattivi rispetto ad adulti in età lavorativa? Le proiezioni pubblicate ieri da Eurostat sono implacabili: a gennaio 2020 c’erano meno di tre adulti in età lavorativa a fronte di una persona economicamente inattiva con più di 65 anni (34,8%). Le percentuali maggiori coinvolgono anche l’Italia. Nel 2050 gli adulti lavoratori diventeranno meno di due (56,7%), e l’Italia contribuirà alla media con una percentuale tra il 63,4 e il 70,1 (1).
L’aumento del numero di persone anziane, dall’essere sanitariamente un fatto positivo (si vive di più), se non supportato da adeguate politiche di coinvolgimento di questi anziani, sembra che si stia trasformando in una iattura. Perché all’aumento degli anziani corrisponde anche l’aumento di coloro tra questi che sono economicamente inattivi.
La domanda è conseguenziale: ce la faranno gli adulti in età lavorativa a mantenere gli anziani economicamente inattivi? E, considerando anche che essere adulto in età lavorativa non significa necessariamente essere un lavoratore e contribuire all’Erario, sarà necessario uno Stato sociale maggiore di quello odierno in grado di farvi fronte?
Quindi: ci sono politiche per maggiori entrate fiscali per farvi fronte? Politiche che non siano di aumento della pressione fiscale * ma della quantità di soggetti che contribuiscano al Fisco? Politiche che, considerando il maggiore vigore degli oltre 65enni, possano anche far lavorare gli stessi in un’età che oggi è considerata non-lavorativa?
Domande a cui occorrerà darsi risposte a breve termine, anche perché l’Italia non è come i Paesi scandinavi che, in merito, hanno molto da insegnare a tutti.

Occorrer riconoscere che l’Europa ci sta provando (il Next Generation Eu è anche in questo senso), ma ci domandiamo se, a fronte dei questi dati Eurostat, si riesca a percepire l’urgenza non solo di essere buoni e seri spenditori dei contributi Ue, ma anche generatori di politiche nazionali in merito.

Sembra un paradosso, ma è una realtà: in genere siamo abituati a chiedere e ad avere politiche per i giovani… occorrerà metter mano anche a quelle per gli anziani. Non solo assistenziali, ma anche e soprattutto lavorative. E’ pleonastico dire che si tratta di un’urgenza rivolta allo Stato per la creazione di norme ad hoc, e ai privati per le opportunità; cioé: non si pensi ad un maggiore Stato sociale o Stato imprenditore ma ad un libero mercato più semplice e accessibile.

1 - https://www.aduc.it/notizia/eurostat+annuncia+catastrofe+demografica+dell+ue_138233.php
* non ci risulta che oggi ci sia qualcuno che faccia proposte di politiche future basate sull’aumento delle tasse…. Almeno a parole.
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