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Proibizionismo droghe e non solo. Il covid non insegna nulla alle nostre istituzioni?
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Articolo di François-Marie Arouet
18 marzo 2022 11:11
 
 Il Covid ci ha molto cambiati, ma non ha frenato i comportamenti a rischio, a livello istituzionale e privato.
La guerra in corso ci conferma il non-cambiamento delle abitudini istituzionali di cercare di far valere le proprie ragioni invadendo e ammazzando le persone e distruggendo le città.
Ma, oltre la guerra che grossomodo (almeno nel “nostro giardino”) non è cosa da tutti i giorni, ci sono comportamenti istituzionali quotidiani che - covid o non covid – non cambiano, anzi peggiorano.

Parliamo di droghe. Legali e illegali.

Legali. Per eccellenza tabacco e alcool. Quest’ultimo è un'emergenza. La Conferenza Nazionale Alcol 2022 promossa dal Ministero della Saluta ci fa sapere che nel 2020 oltre 8,6 milioni di persone di età superiore a 11 anni (6 milioni di maschi e 2,6 milioni di femmine) hanno consumato alcol secondo modalità a maggior rischio. E 830.000 maggiorenni (555.000 maschi e 275.000 femmine) hanno consumato bevande alcoliche secondo modalità che implicano un danno all'organismo, tendenza in forte incremento rispetto ai 670.000 del 2019: la prevalenza dei consumatori dannosi è complessivamente aumentata in maniera statisticamente significativa del 27,6%.

Illegali. Prevalente e diffuso è il consumo di cannabis, sostanza che non provoca danni particolari e problematici se non per il fatto stesso di essere illegale (1) e per la quale non ci viene consentito di decidere se farla diventare legale (2).

La disparità fra i due approcci e le due legislazioni è evidente, e i cambiamenti Covid in mentalità e pratiche non hanno aiutato le nostre istituzioni.
Non solo.
La situazione sta peggiorando/degenerando.
Alle droghe illegali il ministero della Salute ha deciso di aggiungerne un’altra, l’Ayauasca (uno psichedelico): a seguito di due casi di intossicazione (DUE!) ha chiesto ed ottenuto il consenso dell'Istituto Superiore Sanità (ISS) per farla migrare negli elenchi delle sostanze proibite.
L’Ayauasca, soprattutto in Usa e Canada, è sempre più legalizzata per usi medici, considerata sostanza di riferimento per patologie psichiche su cui molte sostanze e terapie in uso non riescono.

L’emergenza pandemica ovunque nel mondo sta insegnando nuovi e meno ideologici approcci alla salute pubblica ed individuale (3), ma sembra che questo non accada in Italia, per la cannabis in modo particolare (4). A cui si aggiunge la decisione sull’Ayauasca. In un contesto in cui le nostre istituzioni non mostrano capacità di gestione del flagello della droga alcool.
Sembra che – covid o non covid – le ideologie proibizioniste continuino ad essere imperanti, inquinando istituzioni, leggi e buon senso.


NOTE
1 - mercato nero, promiscuità tra delinquenza (spaccio e traffico) e civili inermi, pericoli sanitari per mancanza di controlli.
2 – La Corte Costituzionale ha bocciato la richiesta di referendum
3 - si pensi alle sempre più frequenti legalizzazioni in tutti i Paesi del mondo di cannabis terapeutica e ricreativa.
4 – a cui si può aggiungere, anche se non c’entra con le droghe, il trend mondiale di legalizzazione dell’eutanasia (approccio individuale alle decisioni sanitarie su se stessi) che da noi è stato bloccato sempre dalla Corte Costituzionale, che ne ha impedito il referendum

 
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