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Perché far votare i neonati
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Articolo di Redazione
18 novembre 2022 5:17
 
Al momento della nascita di una bimba o di un bimbo andrebbe assegnato il diritto al genitore che lo ha generato “1 voto di rappresentanza elettorale” come ulteriore e aggiuntivo voto riconosciutogli fino al compimento della maggiore età. Per dare un vero incentivo alle nascite e slancio e fiducia ai giovani.

Nei sommi capi si tratta di sostituire il vecchio slogan democratico sviluppatosi dalla metà del’’800 e sempre portata avanti dai Socialisti per primi: “1 Man, 1 Vote” con il più attuale e calzante “1 Human Being, 1 Vote”.
Si tratta quindi di modificare la Carta Costituzionale con l’introduzione di tale riconoscimento del voto elettorale ad ogni essere umano appena nato (e quindi non solo al 16° o 18° anno dalla nascita come avviene oggi).
Un articolo recente recava l’osservazione che ad oggi, nemmeno gli immigrati riescono a risollevare il tasso di natalità perché notiamo che anch’essi stanno rapidamente invecchiando.
Di questi giorni la principale preoccupazione in Italia è la drastica decrescita della natalità che con il Covid (dopo 10 mesi) ha visto un immediato e drastico crollo del 50% rispetto ai tassi di “infertilità” di inizio 2020 che porta radicalmente al rapido invecchiamento della popolazione italiana.

LE ANTICHE CONCAUSE E LA SFIDA
Si tratta quindi di adottare una misura volta, nel contempo, a risollevare l’interesse dei giovani verso la procreazione premiandola con un premio significativo che li incentivi a vedere una migliore prospettiva, sia per loro stessi che per la società nel suo complesso; infatti quando, sin dal medioevo a fine ‘800 e inizio ‘900, la natalità era molto alta, si considerava quindi che “più braccia per coltivare la terra rendevano la popolazione più ricca”.
Ma infatti con la rivoluzione industriale, e la seguente società dei consumi, con la quasi completa diffusione della democrazia proporzionale, abbiamo assistito al progressivo espandersi e imporsi (su modello americano) del modello democratico basato sul consenso plebiscitario alle classi di coorti via via più anziane i cui bisogni ed interessi si sono concentrati sui “diritti pensionistici” e sulla tutela degli investimenti basati sui “fondi privati d’investimento” (in parte chiamati pensionistici).

Oggi infatti assistiamo all’esplicitarsi degli effetti dovuti al sempre maggiore “impoverimento” delle coorti più giovani della nostra società, vistisi costretti a dover fare i conti con i bassi salari e la bassa occupazione, da una parte, con le necessità degli alti rendimenti economici dei fondi speculativi dove sono riposti i risparmi delle generazioni più vecchie che naturalmente agiscono, spinti dai desideri di egoismo, a non voler mai sacrificare parte dei loro averi per retrocederli, come avveniva in passato quando appunto era diverso il peso a favore delle coorti più giovani, alle nuove generazioni oggi alle prese con tutti i costi, le fatiche e sacrifici, volti a soddisfare le necessità per generare i nascituri, accudirli quotidianamente, alloggiarli, sfamarli, vestirli, farli studiare, ecc.; opera per altro nella quale le società oggigiorno più democratiche hanno brillato per una rapida e costante ritirata dalla fornitura di quei servizi che tempo fa erano chiamati “Servizi Assistenziali” ma che ad oggi sono del tutto stati limitati proprio di fronte alla pressante richiesta democratica a ridurli proveniente dalle più anziane coorti, per altro del tutto contente di vedersi diminuire i servizi a loro dedicati per far spazio ai nascituri dei quali loro non sentono minimamente la mancanza!
Esempio per tutti ne è la radicale e costante opera di chiusura dei “Centri Maternità”, o Pediatrici, in favore dell’apertura dei sempre nuovi “Istituti Geriatrici” o Gerontocomi.

Le più moderne società democratiche, con l’Italia in primissima linea (nella quale anche la famiglia Socialista dovrebbe militare e appunto distinguersi), sono oggi pesantissimamente colpite da una crisi dalla quale non ci si potrebbe risollevare a meno che non si possa mettere in campo una riforma (all’interno dell’anche ampio progetto Europeo del “Recovery Fund”) davvero in grado di integrarsi e ridare slancio e fiducia (oggi solo enunciata a parole) alle nuove generazioni, restituendo loro il naturale ruolo di leadership che solo potrebbe proiettarci verso un futuro radioso fatto di un riassetto degli equilibri democratici, unico davvero in grado di far fronte al vecchio e nuovo pesante indebitamento che le società democratiche oggi hanno finito per vedere come la “Caratteristica maggiormente configurante”.
Adesso però, se il socialismo (italiano o europeo) dovesse finalmente esporre e proporre un’idea autenticamente riformista, ora si dovrebbe, per davvero, porre in campo una proposta di modifica costituzionale volta a riconoscere il “Voto ad ogni Essere Vivente”!

SINTESI DELLA PROPOSTA
Questo concetto si esprime semplicemente ad assegnare, al momento della nascita di una bimba o di un bimbo, il diritto al genitore che lo ha generato (o partorito perché la precedenza dovrà essere sempre riconosciuta alla madre per il primo figlio) “1 voto di rappresentanza elettorale” come 1 ulteriore e aggiuntivo voto riconosciutogli fino al compimento, da parte del ragazzo o adulto, della nuova soglia di maggiore età che in molti Paesi sembra essere oramai attestarsi attorno ai 15-16 anni.

Ma per spiegare come questo meccanismo si potrebbe organizzare potremmo dire appunto che, anche nel momento nel quale questa legge dovesse essere messa in pratica in una situazione di presenza dei molti giovani esseri viventi, ancora risultanti per età privi della piena ed autonoma rappresentanza elettorale – che appunto verrebbe assegnata ai genitori – tale rappresentanza verrebbe assegnata simmetricamente alla madre e al padre partendo appunto dall’assegnare alla madre il voto di rappresentanza del primo figlio da lei partorito e al padre (forse anche marito o padre naturale riconoscente il figlio) il voto di rappresentanza del secondo figlio e così facendo per tutti gli altri nel frattempo generati dalle giovani coppie.
Tralascio volutamente dall’immaginarmi i mille sotto-casi che potranno porre problemi al legislatore nel dover definire per esempio i casi di molteplici figli avuti da coppie di genitori, nel tempo mai sposati e/o divorziati, ove le madri possano aver successivamente generato altri figli con compagni diversi o con compagni rimasti “anonimi” (si vedano i casi dei vari figli di Maradona o di Sgarbi fra gli altri), nel qual caso le madri si vedano riconoscere, finalmente rispetto agli infiniti torti della storia, una rappresentanza totale ed esclusiva per i molti figli generati nella più completa solitudine.

C’è, per concludere, poi il difficile caso della “rappresentanza” dei minori che abbia sofferto la scomparsa di uno o di entrambi i genitori, cui appunto il Legislatore dovrebbe trovare una giusta ed equanime soluzione; in questo caso quindi si potrebbe forse più facilmente e soddisfacentemente risolvere il problema della individuazione di figure genitoriali ed affettive che nella storia umana le istituzioni non hanno mai saputo minimamente colmare.

(Alvise De Michelis su Formiche.net del 17/11/2022)
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