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 MONDO - MONDO - Onu. Il dibattito sulla clonazione visto da dentro il Palazzo di Vetro
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28 ottobre 2004 18:29
 
Il 21 e 22 ottobre, la Commissione affari legali dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha affrontato, per il terzo anno consecutivo, la questione della "clonazione umana". Nel 2001 la Francia e la Germania avevano iscritto il punto all'ordine del giorno specificando che il bando avrebbe dovuto riguardare la "clonazione degli esseri umani", nel corso del 2002, grazie a una serie di documenti preparati dalla Santa Sede, i membri delle Nazioni Unite decisero di modificare il motivo del contendere coniando l'espressione "clonazione umana", una definizione che si presta alle piu' varie interpretazioni e che e' stata strumentalizzata dal fronte proibizionista guidato dal Costa Rica, che la ha ampliata anche alla clonazione terapeutica.

Se una decisione e' stata ancora una volta rimandata, il dibattito si e' tenuto per due intense mattinate. Prossimo appuntamento gia' in agenda: il 29 ottobre. Gli argomenti che hanno caratterizzato gli interventi dei due fronti erano incentrati sul bandire la clonazione umana tout court, oppure evitare che la proibizione andasse a colpire le promettenti ricerche con le cellule staminali embrionali e il trasferimento nucleare, la clonazione terapeutica.
Se messa cosi', la questione sembra semplice, comunque la si pensi. Uno studio attento dei documenti presentati dal Costa Rica e dal Belgio, come base del dibattito, mette in evidenza la radicale differenza dei due approcci. Infatti, se entrambi dovrebbero stabilire un regime di totale proibizione per la clonazione riproduttiva, la risoluzione del Costa Rica estenderebbe il bando anche a qualsiasi tipo di ricerca che coinvolga cellule staminali embrionali, andando a imporre un modello unico di "controllo".
La preparazione di una convenzione internazionale che stabilisca principi universalmente condivisibili e' questione complessa, che, in casi di regolamentazioni e limitazioni, deve tenere presente oltre alle varie tradizioni legali degli Stati membri dell'Onu, anche l'impatto, potenzialmente catastrofico (e l'esempio dei disastri derivanti dalla proibizione sugli stupefacenti e delle piante da cui si raffinano, creati con le tre Convenzioni Onu in materia di "droghe" dovrebbe fungere da memento per la comunita' internazionale). I documenti che circolano tra le missioni diplomatiche sono il frutto di istruzioni provenienti dalle specifiche capitali, ma anche del lavoro di lobby e schieramenti che si formano, talvolta in maniera anomala come in questa circostanza, e che vedono nelle organizzazioni non-governative uno degli attori con poteri di influenza crescenti (in questo caso la presenza dei gruppi del movimento pro-life degli Usa, che ha affiancato le attivita' degli ambasciatori del Costa Rica, italiani e americani nonche' dei nunzi apostolici della Santa Sede).

Un'analisi degli schieramenti governativi mette subito in evidenza come Gran Bretagna e Usa, alleati per esempio nella Coalizione in Iraq, sono capofila dei gruppi contrapposti, "alleati" -i primi- con decine di regimi non democratici schierati a sostegno della liberta' di ricerca.
Chi sta seguendo da vicino tutto questo e' Marco Perduca rappresentante per il Partito Radicale Trasnazionale, che grazie al suo status consultivo col Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, sta adoperandosi a livello internazionale per evitare la messa al bando della clonazione terapeutica.
A Ginevra il Prt il 14 aprile di quest'anno, in collaborazione con l'Associazione Luca Concioni, aveva organizzato, per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite, un briefing sulla liberta' della ricerca scientifica, allo scopo di avviare una campagna internazionale con un lavoro di pressione e di informazione. A New York il 12 ottobre Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni, con Daniel Perry, Presidente della Coalition for the advancement of medical research (Camr) ha partecipato a una conferenza stampa organizzata dal Genetics Policy Institute (GPI) diretto da Bernard Siegel e ospitata dalla missione permanente della Corea presso le Nazioni Unite. Cappato era reduce dall'organizzazione della sessione costitutiva del Congresso per la liberta' di ricerca scientifica (Roma, 9-10 ottobre) che aveva raccolto decine di scienziati e ricercatori e rilanciato l'appello internazionale alle Nazioni Unite contro il bando. La petizione in pochi mesi e' stata sottoscritta da 36 premi Nobel, centinaia di cittadini e dalle oltre 90 associazioni affiliate nella Coalition for the Advancement for Medical Research, che ha sede a Washington. L'appello puo' essere firmato online a questo indirizzo: clicca qui.
Perduca, che guidava la delegazione radicale alla Commissione affari legali, della quale faceva parte anche Siegel del Genetics Policy Institute, ha preparato dei resoconti delle due giornate di dibattito. Seguite con gli occhi di chi ha esperienza di Nazioni Unite e che conosce bene la questione, perche' ci sta lavorando per evitare che la proibizione possa fermare la ricerca scientifica, risulta interessante leggere l'intreccio di fatti e opinioni.

New York, 21 ottobre 2004. La prima giornata di dibattito

Stamani con Bernard Siegel, direttore del Genetics Policy Institute, e membro della delegazione del Partito, -racconta Perduca- ho assistito alla prima giornata di dibattito sulla clonazione umana al sesto comitato dell'Assemblea generale (questo e' il link al sito dell'Onu per la diretta via Internet clicca qui). La balconata dove possono sedere le Ong era letteralmente occupata da giovani membri del movimento per la vita americano e da una organizzazione chiamata The Real Women of Canada, anche se composta da devote del Mid-West (a noi nota perche' attiva durante la conferenza diplomatica per non includere la gravidanza forzata tra i crimini contro l'umanita' che avrebbe "legalizzato" l'aborto come possibile scelta per le vittime dello stupro etnico).

Come battuto dall'Ansa in giornata, Kofi Annan stamani, nel difendersi da un "attacco" dell'Amministrazione Bush, ha espresso la propria posizione personale a favore della clonazione terapeutica.
Il dibattito e' stato aperto dagli interventi del Costa Rica che presentava la risoluzione A/C.6/59/L.2 (per il divieto totale della clonazione, anche terapeutica) co-firmata da Albania, Angola, Antigua and Barbuda; risoluzione A/C.6/59/L.2a, Australia, Benin, Burundi, Chad, Cile, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Dominicana, El Salvador, Guinea Equatoriale, Eritrea, Etiopia, Fiji, Gambia, Grenada, Guinea, Haiti, Honduras, Italia, Kenya, Kyrgyzstan, Lesotho, Liberia, Madagascar, Malawi, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Nicaragua, Nigeria, Palau, Panama, Papua New Guinea, Paraguay, Filippine, Portogallo, Rwanda, Saint Kitts and Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent and the Grenadines, San Marino, Sao Tome and Principe, Sierra Leone, Solomon Islands, Suriname, Tajikistan, Timor-Leste, Tuvalu, Uganda, Tanzania, Usa, Vanuatu e Zambia; e il Belgio che presentava la risoluzione A/C.6/59/L.8 co-firmata da Bielorussia, Cina, Cuba, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Islanda, Giappone, Lettonia, Lituania, Corea del Sud, Singapore, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Turchia e Gran Bretagna.
Della documentazione facevano parte anche le "considerazioni della Santa Sede sulla clonazione".

Oltre ai presentatori e alla Santa sede, hanno preso la parola 20 delegazioni, una buona meta' rappresentati dagli ambasciatori: Indonesia, Corea del Sud, Giappone, GB, Namibia, Finlandia, Brasile, Portogallo, Singapore, Francia, India, Cuba, Nuova Zelanda, Panama, Zimbawe, Cina, Grecia, Botswana (a nome della Comunita' sud-africana SADC), Sudafrica e Turchia (a nome della Conferenza islamica).

Il ministro degli Esteri del Costa Rica ha presentato la risoluzione sostenendo che la clonazione terapeutica incita la creazione di embrioni per il loro sfruttamento scientifico e che quindi non c'e' alcuna differenza tra la ricerca sulle cellule staminali e la clonazione riproduttiva. Oltre a presentare paragrafo per paragrafo il testo, il ministro si e' soffermato in particolare sulle meraviglie della ricerca sulle cellule staminali adulte e sulle loro potenzialita'. Ha concluso ricordando come un embrione rappresenta una vita e che consentirne la manipolazione e' contrario alla dignita' umana.

Il delegato del Belgio ha invece presentato la propria bozza come un testo di compromesso che da una parte proibisce la clonazione riproduttiva, ma che dall'altra non esclude la possibilita' di legalizzare quella terapeutica. Il testo belga delineerebbe un percorso che porterebbe alla preparazione del testo di una convenzione che separerebbe chiaramente la clonazione degli esseri umani da quella terapeutica, lasciando la liberta' ai Paesi che comunque la ritengono immorale, anti-etica, etc... la seconda, di adottare leggi che la proibiscano.

Il resto del dibattito ha visto una lunga serie di interventi che insistevano nel continuare a ricercare una soluzione consensuale per scongiurare uno scenario simile a quello del 2003, che porto' a un voto (seppure su una mozione di non azione), il che dovrebbe preoccupare il fronte proibizionista che veniva sempre citato come fermo sulle proprie posizioni e sordo al compromesso.

Tra i Paesi a favore della proposta belga vanno segnalato la Corea del Sud, che ha presentato i successi dei propri scienziati lanciando la proposta di convocare una conferenza scientifica nei prossimi mesi, da convocarsi presso le Nazioni Unite, e invitando il segretariato del sesto comitato a compilare un documento che contenga le leggi di tutti quei Paesi che negli ultimi anni hanno adottato misure per regolamentare la clonazione in tutti i suoi aspetti. Il Regno Unito, non solo ha presentato i propri progressi a livello nazionale, dicendo che la ricerca va avanti con fondi pubblici e che secondo i loro studi 50 linee di staminali possono essere sufficienti a sviluppare "tessuti" per il 75% della popolazione britannica (oltre 40 milioni di persone), ma ha anche affermato chiaramente che, se si dovesse arrivare a un voto sulla proposta costaricense che proibisce tutto senza distinzioni, la Gran Bretagna voterebbe contro, e in caso di vittoria proibizionista non parteciperebbe ai negoziati della convenzione non riconoscendone quindi gli "obblighi" internazionali.
Singapore invece, dopo aver citato le ultime parole di Christopher Reeve, si e' dilungato in un attacco contro la Santa Sede, senza mai nominarla, dicendo che le considerazioni che erano state fatte circolare erano dogmatiche e ideologiche e volevano imporre una visione religiosa a tutto il mondo (giocando sul fatto che quando si vuole imporre la Verita' si finisce col creare il Male). Come spesso accade ai diplomatici singaporiani, in particolare a quelli di origine indiana, l'intervento era non solo lungo e articolato, ma anche "coerente"; infatti l'ambasciatore ha sostenuto che, come nel mondo esistono differenze in materia di aborto, pena di morte e democrazia -e qui il messaggio era piu' rivolto agli americani-, le quali vengono rispettate dagli Stati individualmente (come sostengono i terzomondisti e i fautori del relativismo culturale), allo stesso modo si deve lasciare la liberta' d'azione ai Paesi che ritengono opportuno fare ricerca.

L'intervento piu' significativo del fronte proibizionista e' stato quello del Portogallo che ha fatto proprie molte delle raccomandazioni vaticane, denunciando chi vuole mettere l'uomo al servizio della scienza e non viceversa. Decisivi invece, per il futuro delle deliberazioni, gli interventi della Turchia, a nome della Conferenza islamica (che in teoria rappresenta 57 Paesi), e del Botswana a nome dell'africana SADC (16 Paesi). Entrambi, avranno un impatto sul prosieguo domani, nonche' sulla decisione finale che il comitato dovra' prendere prima di riferire in plenaria.

A differenza dell'anno scorso, quando la conferenza dei Paesi islamici era rappresentata dall'Iran, quest'anno il presidente di turno e' la Turchia, che si "interfaccia" molto meglio con gli americani e gli europei. Gli islamici hanno fatto sapere che non potranno sostenere nessuna proposta che blocca la ricerca scientifica (il che crea un problema a quella decina di Paesi come Albania, Sierra Leone, Bosnia, Kazakistan e Uzbekistan che nel 2003 si schierarono col Costa Rica e che gia' hanno firmato la risoluzione) e che sono pronti ad agire di conseguenza. Ancora piu' cruciale la dichiarazione del Botswana a nome dei 16 Paesi africani che ad oggi erano divisi a meta' tra le due risoluzioni, ma che nella peggiore delle ipotesi si spaccherebbero tra contrari alla proibizione e astenuti. Ad agosto i ministri della Sanita' dei membri del SADC, si sarebbero riuniti a Pretoria per arrivare a sostenere le cellule staminali come degne di ulteriori considerazioni per la ricerca di cure su decine di malattie, tra le quali ci sarebbe anche la piu' mortale di tutte per la regione, l'AIDS.

Domani oltre all'Italia prenderanno la parola gli Usa. Circola voce che abbiano designato un advisor a parlare, invece che un diplomatico o membro dell'amministrazione. Nel suo discorso inaugurale dell'Assemblea generale Bush disse "In this session, the U.N. will consider a resolution sponsored by Costa Rica calling for a comprehensive ban on human cloning. I support that resolution and urge all governments to affirm a basic ethical principle: No human life should ever be produced or destroyed for the benefit of another". Vedremo cosa succede domani.

A latere ho incontrato delegati coreani, inglesi e sudafricani, nessuno pero' ha ben chiaro quel che diranno gli americani. In questo scenario la palla passerebbe al presidente marocchino del sesto comitato, che dovrebbe concludere il dibattito prendendo atto della mancanza di consenso e convocando, magari gia' per lunedi' prossimo, un giro di consultazioni informali.



New York, 22 ottobre 2004. La seconda giornata di dibattito

29 Paesi sono intervenuti durante la seconda giornata di dibattito in seno al sesto Comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. A favore della risoluzione del Costa Rica: Slovacchia, Nigeria, Kenia, Honduras, Fiji, Italia, Norvegia, Sudan, Sierra Leone, Etiopia, Filippine, Uganda, USA, El Salvador, Venezuela, Gambia, Timor est e Paraguay nonche' l'ordine dei Cavalieri di Malta; a favore della risoluzione belga: Vietnam, Giordania, Cipro, Malesia, Svezia, Thailandia, Messico. Su posizioni favorevoli al prosieguo della discussione, senza pregiudizio nei confronti del progresso della scienza, si sono schierati: Germania (che se dovesse seguire la legislazione nazionale dovrebbe unirsi agli italiani), Senegal e Ghana.

Gli argomenti del fronte proibizionista si possono riassumere col breve, ma incisivo, intervento dell'Ambasciatore Spatafora a nome dell'Italia, che ha affermato: la clonazione terapeutica avviene tramite appunto la clonazione di un embrione per estrarne poi delle cellule e gettare il resto; questa pratica porterebbe all'ulteriore commercializzazione della donna nei Paesi piu' poveri; le cellule staminali adulte sono la via del futuro e in particolare quelle del cordone ombelicale, magari di un parente stretto; e che moralmente ed eticamente non possiamo sacrificare la dignita' umana sull'altare della scienza.
"L'Ambasciatore Spatafora ha espresso la posizione del nostro Governo, secondo il quale le cellule staminali adulte sarebbero preferibili a quelle embrionali (anche in questo caso un'affermazione priva di qualsiasi fondamento scientifico). La menzione fatta da Spatafora dell'importanza delle cellule staminali del cordone ombelicale, e' il risultato di una politica di un Governo che imbroglia se stesso e i malati, se consideriamo che il nostro e' l'unico dei Paesi europei dove i genitori non hanno nemmeno diritto di conservare il cordone ombelicale del figlio, ma sono obbligati ad una donazione per la quale le strutture pubbliche spesso non sono nemmeno attrezzate" (scriveranno in un comunicato congiunto lo stesso Perduca e il segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato).

Spatafora ha concluso ricordando anche il chiaro mandato che i Paesi dell'Ue hanno ricevuto dal Parlamento europeo in materia di clonazione, citando il seguente paragrafo tratto da una risoluzione adottata nel gennaio 2004 con 367 voti a favore, in cui il Pe: "ribadisce la sua richiesta di un divieto mondiale sulla clonazione dell'uomo e sostiene in tale contesto l'iniziativa del Costa Rica e la decisione dell'Assemblea generale dell'Onu di lavorare nel 2004 a una convenzione in materia".

La delegata americana di basso rango -il diplomatico di livello di origine libanese Yousif B.Ghafari (Chairman of the Ghafari Companies, a multi-discipline architectural, engineering, planning and management firm headquarted in Dearborn, Michigan) era a sedere accanto a me tra le Ong-, ha brevemente ricordato quanto detto da Bush in occasione dell'apertura dell'assemblea generale a settembre, e cioe' che non possiamo sacrificare un vita per salvarne un'altra, e che se non agiamo subito la situazione degenerera'. Gli Usa hanno quindi insistito per un'azione immediata sulla proposta del Costa Rica. Solo Timor ha ripreso la richiesta, con la stessa espressione "we must take action now!"; mentre Fiji ha detto che non dobbiamo aver paura di arrivare a un voto, per il resto silenzio...

Particolarmente efficace, da un certo punto di vista, oltre alla Sierra Leone (nella cui delegazione c'era anche il vice-ministro degli Esteri) e all'Uganda, l'intervento super-proibizionista dell'ambasciatrice keniana, che ha attaccato anche il relativismo culturale al centro dell'intervento dell'ambasciatore di Singapore del giorno precedente, dicendo che, ritenendo il Kenia universali i diritti umani, ed essendo il diritto alla vita uno dei cardini della dichiarazione universale, e' inammissibile sacrificare la dignita' umana per consentire alla scienza, che ha tempi lunghi in merito di staminali, di progredire (il fattore tempi lunghi delle ricerca sulle staminali embrionali e' stato ricordato da tutti come ulteriore elemento negativo della tecnica).

Il Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta, che ha tenuto a sottolineare quanto sia presente coi propri volontari in mezzo mondo e come questi siano attivi nel campo dell'assistenza "sanitaria" dal 1099, ha magnificato la ricerca sulle cellule adulte lanciando un allarme sulle possibili degenerazioni della scienza. L'altro fronte ha iniziato con un intervento secco e preciso della Giordania, che ha insistito sulla unilateralita' della visione filosofica del testo del Costa Rica e ha criticato certi zeloti che si stanno danno da fare per promuoverla come l'unica soluzione possibile.

Grazie all'intervento del Messico, che ha rilanciato la necessita' della ricerca di una decisione che non imponga un modello unico di approccio alla questione, cioe' la proibizione su tutto, e' stata rimessa in circolazione la proposta coreana di creare un gruppo di scienziati eminenti, magari da convocarsi sotto l'egida del comitato nella primavera prossima, per affrontare piu' a fondo gli aspetti scientifici della questione, affiancando anche "esperti" sulle implicazioni morali, etiche e filosofiche della ricerca scientifica. Il gruppo di esperti dovrebbe preparare le linee guida per l'avvio del negoziato vero e proprio sul testo della convenzione. La Thailandia ha invece rilanciato la necessita' di preparare una rassegna delle legislazioni nazionali in materia di clonazione.

Almeno tre volte l'esponente del Marocco, presidente del comitato, ha tenuto a sottolineare come in molti stessero parlando all'oscuro dei piu' recenti sviluppi scientifici e di come fosse auspicabile mantenere aperto il dialogo al fine di trovare una soluzione consensuale basata su elementi scientifici. Nessuno pero' ha osato chiedere in plenaria come si proseguira'. Al termine del dibattito e' stato distribuito un foglio con l'ordine dei lavori per la settimana prossima, che prevede delle consultazioni informali fissate per venerdi', mentre da lunedi' partono le riunioni dei due fronti.



Al termine delle due giornate Perduca e Marco Cappato, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta riferendosi in particolare al comportamento della Turchia: "non potremmo trovare esempio migliore, per confermare la nostra convinzione radicale della necessita' ed urgenza di aprire i negoziati per l'adesione della Turchia nell'Unione europea". "La delegazione turca, richiamandosi esplicitamente alla necessita' di evitare imposizioni etiche, offre in questo modo un contributo prezioso al tentativo di circoscrivere il sostegno alle proposte del fanatismo catto-clericale, e di portare i Paesi islamici sulle posizioni della grande maggioranza dei Paesi europei, fatta eccezione per Italia, Portogallo, Austria e Irlanda". .
 
 
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