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Mobilità urbana sostenibile. Solo bici e trasporti pubblici. Occorre investire in strutture più che tecnologie
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Articolo di Vincenzo Donvito
28 settembre 2018 14:06
 
  L’incubo quotidiano della mobilità urbana è uno dei problemi che ci sta distruggendo, fisicamente, umanamente e civicamente. E mediamente, soprattutto nel nostro Paese, il parlarsi addosso degli amministratori e i loro (spesso costosi) interventi non risolvono nulla, anzi.
Chi scrive vive in una media città (Firenze) disastrata da politiche e non-politiche in merito; e che proprio in queste settimane sta vivendo una tragedia: dopo anni di lavoro per la costruzione della tramvia, con la città bloccata e intasata, dopo l’apertura dei primi percorsi su binario, la situazione del traffico è peggiorata, a livelli di impazzimento perché la tramvia viene essenzialmente usata da chi prima usava il bus, mentre i mezzi privati continuano a circolare con meno strade a disposizione e più semafori, e la mobilità ciclabile non ha subito nessun incentivo (ci sono più bici da noleggiare, ma non le piste su cui usarle…).
Ed è proprio rispetto a questa ultima constatazione che riflettiamo e riteniamo che ciò che fa la differenza non sono le biciclette di per sé, né i molti luoghi in cui si possono prendere e né il sistema di pagamento, ma i km di piste ciclabili separate dalla carreggiata delle auto, e che fanno viaggiare in modo sicuro. Senza investimenti in infrastrutture, le biciclette non servono. E’ quanto accade nei Paesi Bassi: gli olandesi hanno più biciclette a persona che ogni altro Paese al mondo, e quasi un quarto della popolazione olandese utilizza la bici tutti i giorni. Per le strade di Amsterdam, nelle ore di punta, ci sono il doppio di biciclette rispetto alle automobili. E la spiegazione è nelle piste: con 35.000 km di infrastrutture ciclistiche (corsie separate) e limiti di velocità bassi: innovazioni infrastrutturali che fanno la differenza. 
In tanti ritengono che l'innovazione nella mobilità provenga da società tecnologiche e non dalle città. Uber è il futuro? No, non è vero. Sono le città, intese in quanto tali grazie ai consigli comunali e ai cittadini, che modelleranno il traffico del futuro. La vera sfida non è nei veicoli e nello spazio, ma le strade. Oggi sono un luogo di passaggio per tutti, privato e pubblico e, di conseguenza, subiscono le attenzioni degli amministratori con delle pecche gigantesche come quelle delle buche. No, vanno pensate diversamente, come diversamente bisogna dedicarvi gli investimenti: per usare un linguaggio in voga nell’ecologismo mondiale, le strade dovrebbero rappresentare una “modalità di trasporto di massa sostenibile”. 
In questa logica, occorre capire meglio la funzione di Uber e simili, al di là del fatto che spesso costano la metà dei taxi delle corporazioni che -giustamente dal loro punto di vista- ne bloccano la presenza sul territorio urbano. Uber contribuisce sempre di più ad aumentare il traffico. Dove riesce a svolgere il proprio servizio, Uber è in competizione (piuttosto che integrare) con il trasporto pubblico, che -comunque la si voglia mettere- è sempre più efficiente in termini di spazio. New York è la città su cui ci sono più dati in merito: 60.000 veicoli Uber e Lyft rallentano il traffico del 30%. Questi veicoli circolano senza passeggeri così a lungo come accade per i taxi, pur avendo algoritmi molto sofisticati per ottimizzare gli spostamenti, e aggiungono 2,8 nuove miglia di circolazione rispetto ad un miglio che viene risparmiato quando un privato lascia l'auto a casa. Anche i servizi condivisi come Uber Pool presentano dati simili; e non abbiamo elementi per dubitare che altrettanto peggiorata sarà la situazione quando e se sarà generalizzato l’uso di mezzi cosiddetti autonomi (senza autista). Di questo Uber sembra che ne sia consapevole, ma essendo un’azienda per fare soldi, sta cercando di ottimizzare e ridimensionare i maggiori problemi di traffico che ha creato: in Usa si è impegnata a spendere 10 milioni di dollari per aiutare le citta' a sviluppare politiche per il trasporto piu' efficienti, riducendo cosi' la congestione del traffico e le emissioni (1). Una illusione -a nostro avviso- che se potrà anche creare dei momenti felici, nel tempo non potrà che peggiorare la situazione.
Sarà l'investimento in strade (essenzialmente quelle per le biciclette) e mezzi pubblici a migliorare le nostre città, e ciò sarà possibile se i consigli comunali, invece di guardare agli effetti immediati e ai risvolti sulle campagne elettorali dei loro Sindaci, si guarderanno l'un l'altro, imparando dalle innovazioni degli altri e sperimentando nuove varianti. Quando parliamo di traffico, i dati e le realtà tangibili da chiunque (il caso fiorentino di cui sopra è eclatante) sono una leva di cambiamento più importante degli smartphone che vengono costantemente propagandati come elemento risolutivo: smartphone per chiamare il taxi o Uber, per monitorare il traffico, per noleggiare una bici, etc… ma dove si muovono tutti questi mezzi prenotati coi telefonini? Gli smartphone fanno parte del nostro presente e del nostro futuro, ma non risolveranno il problema del traffico.

1 - https://www.aduc.it/notizia/uber+investe+meno+traffico+nelle+citta_135182.php
 
 
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