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Maternità surrogata. Parlarsi addosso. Conta l’azione
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23 marzo 2023 13:15
 
I cosiddetti temi sensibili, con un governo e una maggioranza ufficialmente poco disponibili ad innovazioni che mettano al centro la libertà dell'individuo, assumono importanza rilevante. 

La questione sarebbe semplice: ognuno fa quello che crede fintanto che non lede la libertà dell’altro e, se ci sono dubbi su abusi, per evitare clandestinità e mercati neri, conviene regolamentare.

Ma è una semplicità che stride con quelle voglie che alcuni hanno di indicare la giustezza della vita dal concepimento alla bara.

I danni del teismo e dell’ateismo, come scelta di vita, per molti con deliri di investiture divine ed umane, sono all’ordine del giorno.

La maternità surrogata c’è da sempre, come c’erano da sempre il divorzio e l’aborto e la propria sessualità, ma da quando alcuni non ricchi hanno pensato di poterla esercitare… apriti cielo!

Le donne ricche, quando non ‘era l’attuale legge, abortivano grazie a ginecologi compiacenti o andando all’estero; le famiglie dissolte, prima della legge sul divorzio, si rivolgevano alla Sacra Rota e l’ipocrisia cattolica sentenziava che il loro matrimonio non era mai esistito, bastava pagare fior fiore di avvocati e prebende cardinalizie; le persone lgbtq sono sempre esistite, tollerate ed amate ovunque ed istituzionalmente se erano ricche, ma quando il povero lgbtq ha pensato di voler essere uguale nei diritti ai maschi e alle femmine… “beh, è un’altra cosa”.

Le coppie di ogni tipo, se non potevano avere figli, si sono sempre rivolte a donne che procreavano per loro, bastava pagare e tanto. Il cielo si è però aperto quando queste coppie o il genitore erano anche i poveri.

Tra gli anni 60 del secolo scorso e questi giorni, i nemici dei poveri, seguaci di un teismo o di un ateismo si sono sentite chiamate in causa per affermare il proprio primato morale, sociale ed economico.

E oggi ne sentiamo di ogni tipo, fino alla “macelleria umana” del divieto di registrare bimbi concepiti legalmente altrove ma colpevoli di avere babbi e mamme adottivi che vivono in Italia.

Tutto è esploso dopo che il Sindaco di Milano si è fatto intimidire da un prefetto ed ha smesso di registrare all’anagrafe questi bimbi. Perché? Un prefetto fa legge? No, interpreta a modo suo e dispone, tant’è che altre città meno importanti di Milano continuano a registrare questi bimbi all’anagrafe. Basta volerlo e decidere di non sottomettersi ad un ordine non surrogato da norme e, ovviamente, aprire una battaglia. Forse il Sindaco di Milano non se la sente.

Ma la vicenda straborda perché quelli che dovrebbero fare le leggi e si sentono forti nei numeri istituzionali, cominciano a sentirsi importanti e, letteralmente, la fanno fuori del vaso.

Il modello è quello di chi, per impedire aborti, straparla di “diritto a non abortire”... che non vuol dire assolutamente nulla, perché non c’è obbligo ad abortire. E quindi ecco che qualcuno declama il diritto del bambino a non essere separato dalla madre che lo ha portato in grembo per nove mesi… che non vuol dire altrettanto nulla visto che, per esempio (norma che piace a tutti), se la mamma non vuole quel bimbo nato, è previsto che i servizi sociali se ne facciano carico… e perché no un altro o una coppia di esseri umani che, magari, usano il legittimo denaro come merce di scambio…. Per capire meglio: tra le falangi dei contrarissimi alla maternità surrogata in nome della lotta alla  mercificazione del corpo femminile, ci sono quelli che sono favorevoli alla legalizzazione della prostituzione… dov’è la differenza?

Bene, se ce l’abbiamo fatta a suo tempo per divorzio e aborto, ce la possiamo fare anche oggi per la maternità surrogata. Basta non essere deboli come il Sindaco di Milano e individuare le aspettative dei contrari di ogni tacca per quello che sono: teisti ed ateisti che vogliono controllare tutto e tutti per continuare a far godere libertà e diritti solo ai ricchi.
 
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