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Il Maratoneta: bioetica portata sulla pelle
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Articolo di Grazia Galli
29 ottobre 2002 18:39
 
In questo numero tante notizie che indirettamente o no, vedono come protagonista la Chiesa cattolica. Non le abbiamo selezionate per portare acqua al nostro mulino. Provate anche voi ad inserire le parole embrione, staminali, clonazione o bioetica nei motori di ricerca della stampa italiana e vedrete che e' proprio cosi: un pullulare di interventi, incontri, dibattiti, nati quasi esclusivamente dall'iniziativa di rappresentanti del mondo cattolico, o che, comunque, vedono la Chiesa cattolica come interlocutore necessario, se non addirittura sufficiente. Non c'e' da stupirsi, se c'e' una cosa che alla Chiesa Cattolica va riconosciuta e' che su questi temi si e' attivata da tempo e non a torto rivendica a se' un ruolo di primo piano nella creazione di quella nuova disciplina che e' la bioetica. Cio' e' particolarmente vero nel nostro Paese, al punto che alcune scuole di bioetica, non riconoscendosi nelle posizioni vaticane, si sono dovute dotare dell'aggettivo 'laico'. Ma un aggettivo non basta a rendere meno inquietante la scelta di subordinare la liberta' degli individui in questioni fondamentali come salute, vita o morte, alla formulazione di valori "largamente" condivisi. Anche per questo, non possiamo che segnalare con piacere la pubblicazione di un testo di bioetica, sinceramente laica perche' davvero liberale.

Sara' in libreria fra qualche giorno: Il Maratoneta, raccolta di scritti di Luca Coscioni (1) introdotti dalla prefazione dell'ex ministro della Salute Umberto Veronesi ed accompagnati da un intervento di uno dei piu' autorevoli esponenti della bioetica italiana, Demetrio Neri. Un libro che ci auguriamo molti vogliano comprare, leggere e tenere a portata di mano. Definire, Il Maratoneta, semplicemente come "l'autobiografia di Luca Coscioni" o la "storia della battaglia radicale per la liberta' di ricerca e di cura" non sarebbe falso, ma certamente riduttivo. Coscioni non e' un guru, non traccia scenari apocalittici, presenta semplicemente i conti della realta', svela le nude conseguenze sotto gli abiti "eticamente tessuti" dell'imperatore. Quello che in queste pagine si trova e' lo scandalo quotidiano di chi come Coscioni "porta la bioetica sulla propria pelle", della vita messa a tacere, non gia' dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica che pur gli impone ben trenta secondi per scrivere una parola di media lunghezza, ma dalla colpevole incoscienza di chi pensa di sentirsi piu' tutelato nei propri diritti semplicemente perche' vuole e puo' ignorare la realta' da cui individui come lui, Severino Mingroni o Antonio Kornas non possono distrarsi mai.

Al dibattito etico Coscioni non si sottrae, ma come il migliaio di cittadini che ne sostennero la candidatura al Comitato nazionale di bioetica, porta scompiglio nei circoli accademici e nelle stanze della politica, perche' non ha bisogno di parole per far capire che le conseguenze delle scelte fatte o rimandate c'e' chi le vive, o le muore, in prima persona. Per questo gli "esperti" italiani, quasi senza eccezioni, si scordano di lui nel formulare l'elenco dei membri dei vari comitati, o degli invitati ai convegni. Coscioni da' fastidio, come malato e come radicale, quando ricorda che la liberta' e' innanzitutto responsabilita' di tutti e di ciascuno. Come presidente di Radicali italiani, Coscioni ha scelto la politica, quella che non si limita a rappresentare gli interessi di quanti la pensano come lui, ma si assume la responsabilita' di avanzare richieste precise: alle istituzioni chiede di rispettare se stesse ed il diritto su cui si fondano, garantendo la liberta' di ricerca e cura per tutti; agli specialisti della bioetica di non limitarsi ad affrontare la teoria dello spinoso dibattito su embrioni, clonazione, o eutanasia, ma di ricordarsi che la tutela dell'individuo non passa dall'offrire una guida morale, laica o religiosa, ma dal garantire le condizioni di una scelta consapevole; ai ricercatori chiede di continuare a fare il loro lavoro, senza tacerne pero' i limiti e gli ostacoli. A tutti ed a ciascuno, Coscioni offre la sua voglia di lottare, a cominciare dal dedicare alla lettura di ogni sua parola almeno uno dei trenta secondi che lui ha impegato a scriverla.

Il Maratoneta. Da caso pietoso a caso pericoloso. Storia di una battaglia di liberta' di Luca Coscioni (a cura di Matteo Marchesini e Diego Galli) con una prefazione di Umberto Veronesi. Edizioni Stampa Alternativa.

 
 
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