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E' legge l'assistenza sanitaria ai senza fissa dimora - Aspettiamo le altre
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Articolo di Annapaola Laldi
11 novembre 2024 8:49
 
Finalmente una buona notizia, sia per il contenuto della legge sia per la modalità con cui è stata approvata.
Infatti, sia alla Camera, il 25 giugno scorso, sia al Senato, il 7 novembre, è stato approvato all’unanimità il Disegno di Legge che porta per  prima la firma dell’onorevole Marco Furfaro (PD) e che garantisce l’assistenza sanitaria ai senza fissa dimora .
Un atto di enorme civiltà, quindi, dove ha prevalso l’ascolto delle persone che si trovano in grandi difficoltà, che sono tra i più diseredati della nostra società, perché non avere un rifugio, sia pur minimo, dove potersi raccogliere, tenere le proprie cose, anche se poche e modeste, avere un giaciglio dove distendersi a riposare, un luogo dove lavare se stessi e i propri panni, significa essere alla mercé di tutti, sulla pubblica piazza, esposti alle prepotenze del clima e a quelle di persone che, purtroppo, anziché avere un moto di solidarietà, oltraggiano questi poveri con parole e sguardi ostili e anche, purtroppo con gesti violenti. A tutto questo si aggiungeva l’abbandono più totale della persona diseredata nel momento di massima fragilità, una malattia – dall’influenza e su su nella scala della gravità dei disturbi.
Considero quindi un doveroso atto di civiltà quello di garantire l’assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora e spero vivamente che la legge entri in vigore immediatamente senza alcuna procrastinazione. Ogni giorno perso va a ledere i diritti e la dignità di persone che sono già in grave difficoltà. Inoltre sarà necessario garantire che ciascuna persona senza fissa dimora sia curata senza che pesi su di lei la spada di Damocle di una espulsione dall’Italia, nel caso che si tratti di un immigrato/a senza permesso di soggiorno.
I medici sono legati  al giuramento di Ippocrate!

Ora, sulla scia di questa legge così importante e presa all’unanimità, sarebbe opportuno che si provvedesse rapidamente ad altri due atti molto importanti che riguardano soprattutto i Comuni, ma anche il Governo.
Il primo riguarda la residenza anagrafica ai senza fissa dimora che non è una concessione, bensì è proprio prevista dalla normativa attuale (Legge 24/12/1954, n. 1228, art. 1 e 2), ma che non tutti i Comuni rispettano. In pratica, secondo questa legge, le persone senza fissa dimora devono essere iscritte nel registro dell'anagrafe della popolazione residente del Comune presso il quale hanno stabilito il proprio domicilio, e, in mancanza del domicilio si considerano residenti nel Comune di nascita. La richiesta di iscrizione si presenta direttamente all'ufficio anagrafico del Municipio di competenza territoriale, senza rivolgersi al Servizio Sociale. Con la residenza virtuale è possibile richiedere anche un fermo posta presso il Municipio per ricevere la corrispondenza. Un richiamo di attenzione del Governo ai Comuni inadempienti sarebbe di certo importante.
Il secondo atto è più complesso, il che non vuol dire, però, impossibile. Occorre trovare il modo di garantire un alloggio a chi non ce l’ha e adesso è costretto a dormire in macchina o in rifugi di fortuna o proprio all’addiaccio.
Sul tema dell’accesso alla casa, il 13 aprile 2023  gli assessori di 11 città italiane hanno sollecitato il Governo a fare una legge quadro sull’edilizia pubblica e sociale, la restituzione gratuita ai Comuni degli immobili statali inutilizzati, una norma per disciplinare gli affitti brevi turistici. Lo si legge nel documento intitolato “Politiche per la casa, le città chiedono al Governo di impegnarsi” .
Le cinque richieste avanzate sono sostenute dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci); sono tutte importanti, ma desidero citare la quinta e ultima che sollecita “una misura nazionale che riconosca strutturalmente l’emergenza abitativa e come fragilità cui dedicare interventi e risorse”.
 
Per quanto riguarda coloro che attualmente sono senza fissa dimora, operare per dare anche a loro un alloggio è una questione di civiltà e anche del tanto sbandierato “decoro urbano” che non si ottiene cacciando sempre più lontano dalla vista delle persone più fortunate coloro che hanno perso la casa o non l’hanno mai avuta, ma si raggiunge garantendo a ciascuna persona o famiglia un alloggio dignitoso, senza promiscuità e, dove necessario, con il sostegno fattivo di personale, stipendiato o volontario, formato a comprendere le difficoltà delle persone e ad accompagnarle nel percorso di riappropriazione della propria vita.

 

 
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