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L’irriverente e le certezze di stagione: Chiesa romana e maltempo… all’ombra del Covid-19
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Articolo di Vincenzo Donvito
5 ottobre 2020 12:22
 
  Ogni stagione porta con sé alcune caratteristiche che - sebbene sia in corso lo sconvolgimento climatico e sanitario e quindi i nuovi fenomeni potrebbero/dovrebbero indurre verso nuove certezze – si rinnovano e invecchiano come gli anni che segnano la nostra età.
I fenomeni di questo inizio di autunno sono due: la Chiesa romana e il maltempo.

La prima (Chiesa romana), coi discorsi di questi giorni di papa Francesco, ci ha ricordato quello che questa chiesa ci dice da tempo: “Fratelli tutti”. Sono quanto sentiamo dire nelle varie encicliche sociali di critica alla globalizzazione che, soprattutto Bergoglio, pronuncia da tempo. C’è da dire che forse c’è qualche novità (condanna delle guerre e della guerra-giusta) ma, e crediamo che lo sappia anche il capo dello Stato del Vaticano, resteranno sempre parole inascoltate. Per il resto: dalla parte dei migranti, contro la pena di morte, denuncia dello sfruttamento senza regole del Pianeta. Con la rinnovata condanna di aborto ed eutanasia (*).

La seconda (il maltempo), con le diffuse certezze di chi, cancellati anche interi centri abitati, continua a parlare di tragici eventi. Eventi che hanno una propria caratteristica non solo in autunno, ma in tutte le altre tre stagioni, incluse le mezze-stagioni (gli esperti riescono già a distinguere una tragedia autunnale da una estiva o primaverile?). E che in pochi, inascoltati, evidenziano che non si tratta di eventi, ma di conseguenze della mancata prevenzione. E a giustificazione di questa mancanza sentiamo cose del tipo: “era cinquant’anni che non si registrava un evento del genere”. E quindi? Chi se ne frega, che se la vedano i nostri figli e i nostri nipoti? E il numero dei morti, dei feriti, dei disperati e dei senza-tetto e senza-lavoro per questa mancanza di prevenzione si moltiplicano.
Con numeri che, al momento e se prendiamo solo in considerazione i cosiddetti Paesi occidentalizzati, fanno invidia anche alla super-piaga del momento, il Covid-19, all’ombra del quale ogni nostro pensiero e sospiro si agita in questo momento (anche il Covid col suo appellativo di evento invece che di “risultato di non-prevenzione” **. Non è un caso, per esempio, che nella seconda ondata in corso, siamo tutti più preparati e ci stiamo facendo meno male: le “esercitazioni” le abbiamo fatte a marzo ed aprile).

C’è qualcuno che ha voglia di fare in modo diverso? Oppure dobbiamo agire (come è facile possa essere pensato in una sorta di immaginario collettivo) come quegli americani (privati) armati fino ai denti che si rinchiudono in casa con 10 frigoriferi strapieni in cantina?

NOTE
* qualcuno si aspettava qualcosa di diverso?
** il fatto che virus simili, e anche più distruttivi, avessero e sono in tante parti del Pianeta, non è che fosse un fatto secondario, anche se erano “solo” nel Sahel e non a New York e a Roma…
 
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