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INCLUSIONE – Finalmente giustizia per la professoressa licenziata perché transessuale
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Articolo di Annapaola Laldi
21 gennaio 2023 10:30
 
 Dopo circa tre anni, il tribunale di Roma ha riconosciuto che la professoressa Giovanna Cristina Vivinetto è stata licenziata, nel 2019, da un istituto paritario della capitale, esclusivamente a causa della sua condizione di transessuale e ha condannato l’istituto a risarcirla degli stipendi non goduti.

La storia la racconta lei in un’intervista a Gay.it, che si prende qui come base della narrazione di questo increscioso episodio.

Oggi ventottenne, Giovanna Cristina Vivinetto, nel 2019 era stata assunta come docente nell’istituto paritario Kennedy di Roma, e licenziata a tamburo battente, dopo appena una settimana di scuola,  dalla preside con motivazioni confuse: nei due giorni di assenza (aveva avuto una faringite batterica con febbre alta), sarebbero arrivati dalla preside moltissimi genitori scontenti del suo insegnamento, e poi, fra l’altro, veniva accusata di essere indietro col programma, spiegare troppo velocemente e avere una mentalità da poeta (quale è, in effetti, e vincitrice di diversi premi!) e non da insegnante. Morale della (bruttissima) favola – si rescinde il contratto.

Presa così di sorpresa, Giovanna, scioccata, firma il recesso. Ma poi, a mente fredda, si mette a riflettere. Non era stata licenziata per i due giorni di malattia, che erano previsti nel contratto, non per le proteste dei genitori, che si sarebbero mossi con una inimmaginabile tempestività, dopo appena pochissimi giorni di insegnamento (oltre tutto aveva quattro classi), e neppure perché indietro col programma, dato che la scuola era appena iniziata. L’unica motivazione plausibile era, dunque, la sua transessualità. Che Giovanna non aveva affatto nascosto alla proprietaria della scuola, anche perché era già presente sui social per i premi ricevuti, tra cui il “Viareggio”, per le sue poesie, in cui tratta anche il tema della transessualità. Anzi, in occasione del colloquio avuto con lei, l’aveva trovata molto accogliente e disponibile, al punto da invitarla a parlare apertamente alle scolaresche, perché, ricorda la professoressa nell’intervista citata, “ciò poteva aiutare i ragazzi in difficoltà, creare un clima empatico”.

Anche gli alunni e le alunne si dimostrarono privi di pregiudizi, tanto che diversi di loro, afferma, sarebbero rimasti in contatto con lei dopo il licenziamento.
 
Con questa certezza di essere stata discriminata per una questione di genere, Giovanna Vivinetto, supportata dall’avvocato Silvia Claroni del Gay Center, ha deciso di fare causa all’istituto, anche se molti erano poco fiduciosi sul buon esito della causa, in quanto riuscire a dimostrare una tale discriminazione in ambito lavorativo era considerata una cosa molto difficile.

Ma, nonostante l’enorme peso psicologico, a cui si è esposta, Vivinetto non ha desistito. E ha avuto ragione.

Nell’intervista, fra l’altro, ricorda come, mentre i suoi testimoni sono comparsi davanti alla Corte ribadendo le dichiarazioni, sulle quali era stata imbastita la causa, della decina di testimoni indicati dalla scuola, se ne sarebbero presentati solo due, di cui una era la madre di una studentessa non allieva di Vivinetto.

Tutte le accuse rivolte alla docente sono cadute; come Vivinetto riporta sul suo profilo Facebook, la sentenza avrebbe appurato che “le dichiarazioni non appaiono significative di un'effettiva inadempienza della professoressa Vivinetto ai propri impegni didattici. [...] Inoltre appare quantomeno prematuro un recesso esercitato in così breve tempo, per motivazioni attinenti la scarsa capacità didattica, senza dare alla professoressa la possibilità di ambientarsi e di acquisire piena nozione dei piani didattici personalizzati da applicare ai propri alunni. [...] Sicché può ritenersi adeguatamente provato che le ragioni che hanno indotto la società resistente a risolvere il rapporto di lavoro con la Vivinetto siano ascrivibili proprio alla sua condizione di transessuale”.

Dal canto suo, Vivinetto dichiara: “Ho vinto. Abbiamo vinto. Un varco è stato aperto ed è da qui che possiamo fare entrare la luce. Sono una docente degna di rispetto. Sono una donna transgender degna di rispetto. Come dovrebbe essere in ogni caso. Sta a noi decidere in quale direzione cambiare la nostra società. Starò sempre dalla parte di chi lotta ogni giorno per i propri diritti, per non vederseli più calpestare”. 
Neppure lei sa se la scuola farà ricorso. Ma intanto, lei, Vivinetto, dopo questa brutta avventura, ha continuato a insegnare, questa volta nelle scuole pubbliche, e di recente è stata stabilizzata. Nessuno ha più trovato alcunché da ridire su di lei, donna a tutti gli effetti, degna di rispetto come del resto lo è ciascuna persona.
 
Per conoscere l’attività di poeta di Giovanna Cristina Vivinetto cliccare qui

 
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