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I ghiacciai dell'Artico sono sempre piu' sottili a causa del riscaldamento dell'aria
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Articolo di Redazione
9 maggio 2018 12:02
 
 Gli scienziati specializzati in materia parlano di “nuovo Artico” per definire come si vede la regione sotto l’influenza del cambiamento climatico. Lo scorso 7 maggio, il Centro nazionale americano di dati sui ghiacciai e sulla neve (NSIDC) ha pubblicato i suoi ultimi numeri sull’estensione dei ghiacciai nell’Artico. E mostrano una situazione drammatica. Ad aprile, l’Artico ha perso 980.000 kmq di ghiacciai marini, in rapporto alla media 1981-2010, spazzando via il record raggiunto nel 2016. Non si tratta di risultati eccezionali: gli ultimi quattro anni mostrano alti numeri per la perdita di ghiacciai. “Stiamo osservando una degradazione continua della copertura di ghiacciai nell’Artico”, spiega Mark Serreze, direttore del NSIDC, in un video postato su YouTube in occasione dell’uscita del rapporto. “Il ghiaccio e’ meno esteso e diventa piu’ fine”.
Una delle cifre piu’ preoccupanti di questa pubblicazione e’ l’eta’ dei ghiacciai registrati tramite i satelliti. “In media, la copertura dei ghiacciai di diversi anni e’ scesa del 61% nel 1984, del 34% nel 2018. Inoltre, solo il 2% di questa copertura ha piu’ di cinque anni, il tasso piu’ basso mai registrato nel periodo invernale”. Un tale degrado e’ causato dal riscaldamento dell’aria nell’Artico. Gli ultimi tre inverni hanno visto le temperature del Polo Nord superare gli zero gradi. L’aumento di giorni senza gelo rende piu’ fragile la formazione del ghiaccio. Un altro studio del NSIDC stima che il caldo invernale nel 2016 e 2017 ha provocato un calo di 13 centimetri nella formazione del ghiaccio. “Ci sono forti preoccupazioni sulle conseguenze che questo stravolgimento nell’Artico potrebbe avere sul clima mondiale”. La corrente di ritorno dal Nord-Atlantico che permette, in parte, all’Europa di avere un clima temperato (corrente del Golfo), potrebbe affievolirsi. Situazione che provocherebbe, in scala, delle perturbazione nel clima del Sahel e sulla costa orientale americana.

(articolo di Aude Massiot, pubblicato sul quotidiano Libération del 09/05/2018) 
 
 
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