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 GERMANIA - GERMANIA - Germania. Eric Hilgenford: il divieto generalizzato della clonazione viola la dignita' umana
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Articolo di a cura di Rosa a Marca
19 febbraio 2003 20:48
 
Eric Hilgendorf, professore di Diritto Penale e Filosofia del Diritto a Wuerzburg, e' cosi' intervenuto sul quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", sostenendo che bisogna permettere le cure.

I rappresentanti di Spd, Cdu e Verdi hanno convenuto che qualsiasi forma di clonazione di cellule umane dovra' essere considerata come una violazione della dignita' umana, nell'accezione approvata dalle Nazioni Unite. Il Governo tedesco dovrebbe dunque impegnarsi per una convenzione internazionale che vada in questa direzione.
Sorprende che la Germania voglia fare da apripista alla protezione dell'embrione, come pure il rigore con cui intende non solo bandire la clonazione riproduttiva (per altro auspicata seriamente da pochi), ma anche la clonazione terapeutica. Un rigore che e' difficilmente giustificabile sia giuridicamente sia moralmente. Oltre tutto perche' confligge con la legge sull'aborto. Se l'uccisione di una vita umana entro il terzo mese di gravidanza non e' punibile, e addirittura e' ammessa in alcune circostanze fino all'ottavo e al nono mese (paragrafo 218, capitolo 1 e 2 della Legge), e' incoerente ritenere lesiva della dignita' umana l'uccisione di cellule nella primissima fase del loro sviluppo.
E' sbagliata gia' la premessa dell'iniziativa anti-clonazione assunta dalla maggioranza dei partiti perche' gli embrioni, diversamente dalle persone nate, non possiedono dignita' umana. E' proprio questo criterio, che si rafforza sempre di piu' nella teoria giuridica e bioetica, a dare legittimita' alla legge sull'aborto. Chi sostiene che un ovulo fecondato o un altro tessuto umano suscettibile di evoluzione abbiano la stessa dignita' di una persona non e' convincente.
Per la legge tedesca, la tutela dell'embrione poggia essenzialmente sulla totipotenza, ossia: cio' che caratterizza gli embrioni e' la loro capacita' di diventare pienamente persona. Il filo conduttore di questa concezione e' l'idea della cellula fecondata che si sviluppa nell'utero e per tappe successive diventa una persona completa. E' cosi' che l'intende la legge di tutela dell'embrione al paragrafo 8, capitolo 1. Lo stesso concetto lo ritroviamo anche nella legge sulle cellule staminali, entrata in vigore nel 2002.
Mentre le cellule pluripotenti (staminali) possono svilupparsi in cellule di tessuti differenziati, ma non in individui, le cellule totipotenti possono, in determinate condizioni, svilupparsi in una persona a tutti gli effetti. Il concetto della totipotenza e' dunque la pietra miliare su cui poggia la tutela della vita umana nel suo divenire. Eppure questa pietra miliare non e' mai stata davvero portante, e vacilla sempre di piu' con il progredire delle scoperte genetiche. La tesi, secondo cui le cellule totipotenti avrebbero la stessa dignita' umana di una persona e quindi il diritto alla vita, non e' conciliabile con i diritti umani. I principi fondanti della dignita' umana sono infatti l'autonomia e la consapevolezza di se'. A un agglomerato di 4 o 8 cellule queste proprieta' mancano del tutto. L'equiparazione tra persona e cellule totipotenti dal punto di vista della dignita' e del diritto alla vita e' generalmente motivato con la potenzialita' racchiusa nelle cellule totipotenti. Ma questo argomento e' gia' stato confutato da tempo dalla bioetica e dalla biotecnologia. Constatare che un essere possiede determinati diritti non porta automaticamente ad una loro pre-forma. Lo si puo' dimostrare con diversi esempi. Il fatto che un ventenne sia titolare del diritto di voto non implica che abbia questo diritto gia' a due anni malgrado che un bambino di quell'eta' abbia le potenzialita' per diventare un ventenne. Lo stesso discorso vale per la dignita' umana. Anche qui la mera potenzialita' non regge. Chi pone un tessuto umano sullo stesso piano della persona fa un ragionamento biologista. Il potenziale di una cellula suscettibile di diventare persona si fonda sul genoma, dove sono presenti tutte le informazioni ereditarie. Ma dai fatti biologici (veri o presunti) non si possono far discendere direttamente norme e valori. Questi modelli argomentativi biologisti in Germania non hanno una buona tradizione e sarebbe bene trattarli con spirito molto critico.
Esiste poi ancora un altro motivo che rende dubbio il nesso con i diritti della totipotenza cellulare. Nella clonazione tramite trasferimento, il nucleo cellulare di una cellula somatica viene trasferito in un ovulo denucleato e poi "riprogrammato" in modo che la nuova cellula possa evolvere come un normale embrione fecondato. Nella pecora Dolly fu utilizzato il nucleo di una ghiandola mammaria. Cio' che ha dimostrato Dolly e' che per il trasferimento nucleare non sono utilizzabili solo cellule staminali, bensi', teoricamente, qualsiasi cellula dell'organismo. Quindi a tutte le cellule dell'organismo spetta la qualita' di totipotenza quando in condizioni adeguate siano trasferite in un ovulo denucleato. Se dunque potenzialmente ogni cellula umana puo' diventare totipotente, non ha piu' senso servirsi della totipotenza come spunto argomentativo per particolari diritti -a meno che non si voglia davvero sostenere che le cellule epiteliali o epatiche possiedono dignita' umana solo perche' potrebbero essere usate per "creare" una persona.
Per sostenere la dignita' umana fin dalla fecondazione dell'ovulo c'e' chi pensa che sia specioso scegliere un altro riferimento rispetto alla fusione dell'ovulo con lo spermatozoo poiche' l'intero sviluppo dell'embrione fino alla nascita di un bambino costituisce un "continuum" in cui non e' possibile stabilire un momento significativo di cesura. Quindi, l'unico argomento degno di considerazione sarebbe lo zigote. Ma nemmeno questo concetto convince poiche' nemmeno lo zigote costituisce una cesura fondamentale nel processo procreativo, posto che gia' i gameti sono potenzialmente immortali e quindi capaci di formare una linea ininterrotta che va dal passato piu' remoto al piu' lontano futuro. Sia lo spermatozoo che l'ovulo contengono gia' in se' il patrimonio genetico; la loro fusione e' solo un procedimento esterno, addirittura non piu' indispensabile con le nuove tecniche riproduttive. Quindi la fusione dei gameti non e' piu' l'unico aggancio affidabile per sostenere la dignita' umana e il diritto alla vita. La fecondazione non ha sostanzialmente altri status se non l'annidamento, il portare a termine lo sviluppo di organi e la nascita.
Cio' che spaventa nell'iniziativa volta a bandire la clonazione in toto e' l'indifferenza con cui si ignorano le possibilita' di nuove e promettenti terapie. La dignita' umana di un agglomerato di 8 cellule e' comunque potenziale, mentre il dolore e la disperazione delle persone che attendono farmaci piu' efficaci o tessuti e organi di ricambio sono ben piu' reali.
Anche questa dignita' umana andrebbe tenuta in considerazione.
Uno Stato che blocca la ricerca medica e la creazione di metodi curativi probabilmente molto efficaci, va contro non solo alla liberta' di ricerca, costituzionalmente garantita, ma anche e soprattutto contro la dignita' di coloro che si aspettano dei miglioramenti dai nuovi metodi terapeutici. Basta dare un'occhiata alla legge fondamentale per vedere che lo Stato e' tenuto a considerare la dignita' umana, e soprattutto a tutelarla attivamente. Quindi lo Stato non puo' impedire la ricerca medica, ma deve sostenere e promuovere le ricerche promettenti che possono aiutare a rimuovere delle condizioni umane non dignitose. La dignita' umana non viene compromessa da chi clona tessuti umani a scopi terapeutici, ma da chi vuole impedire il progresso medico senza un motivo convincente.
 
 
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