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Francia. Il Comitato consultivo nazionale di etica compie vent'anni. Intervista
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Articolo di a cura di Rosa a Marca
5 marzo 2003 19:50
 
Creato nel 1983, all'indomani della prima nascita in Francia di un bambino concepito in provetta, il Comitato consultivo nazionale di etica ha festeggiato il suo ventesimo compleanno con un simposio a Parigi, alla presenza del presidente della Repubblica. Nel corso degli anni il Comitato etico si e' occupato di tutto quanto e' riassumibile nel concetto la morale in marcia. Dalla procreazione medicalmente assistita ai problemi connessi all'Aids, dalla pillola abortiva, ai test antidroga in ambito professionale, dai trattamenti ormonali sui detenuti per reati sessuali, al Viagra o alla diagnosi pre-impianto e molto altro ancora. Il quotidiano "Le Monde" ha colto l'occasione per intervistare il suo presidente, il professor Didier Sicard, che guida il Comitato dal 1999. Proponiamo un ampio stralcio dell'intervista.

D. Qual'e' la parola che potrebbe meglio riassumere la Sua esperienza?
R. Potrebbe essere il termine "malinteso". Malinteso su quello che la societa' si aspetta dai membri del Comitato, come se noi fossimo dei geni capaci di illuminarla. Il malinteso e' legato al fatto che noi non possiamo non occuparci delle domande che sorgono dalla societa', ma non possiamo nemmeno eludere il problema tempo. Non tanto quello necessario al lavoro da svolgere, ma la discrepanza tra il tempo di una risposta pronta a un quesito sorto nella societa' e quello, misurabile in anni, necessario per valutare se questa risposta comporta dei cambiamenti in noi stessi. L'esempio piu' spettacolare e' la clonazione terapeutica. Le persone colpite dalla miopatia e i loro familiari ci chiedono di diventarne i paladini. Come se fosse semplice, posto che dobbiamo riflettere su cosa significhi produrre un embrione umano rispetto al nostro rapporto con il mondo, al nostro passato e cosi' via.

D. Come si gestisce questa contraddizione?
R. Confesso che conosco sempre meno la risposta. Ho l'ambizione di credere che ciascuno debba tenere conto degli argomenti dell'altro. Ma so anche che e' quasi impossibile in una societa' che esige una risposta immediata e crede che la scienza sia portatrice di un bene in se'. Il coraggio sarebbe di ammettere, qualche volta, che non abbiamo la risposta.

D. E' una tensione nuova nel CCNE?
R. E' un grande dibattito. Da un lato Philippe Lazare, che ha istituito il CCNE con Jean-Pierre Chevènement e François Mitterrand, auspicava che il Comitato limitasse le sue risposte ai quesiti postigli dalla scienza, senza esprimere nessuna raccomandazione. L'evoluzione attuale porta invece a occuparsi di questioni che non vedono la scienza in primo piano. E' il caso della fine della vita. Se ci siamo appropriati di questo tema e' perche' la scienza deborda dai suoi confini. Essa ha cambiato la societa'. Lo possiamo constatare anche con l'assistenza medica alla procreazione. Cio' fa si' che oggi noi ci sentiremmo frustrati a essere interpellati solo su questioni puramente scientifiche. Siamo diventati golosi delle scienze umane, che sono stimolanti.

D. Se sara' riconfermato nelle Sue funzioni, cerchera' di modificare l'organizzazione del CCNE?
R. Nella sua composizione attuale il Comitato manca di esponenti di storia delle scienze, di uno psichiatra e di uno psicanalista. E avremo un antropologo in meno. Ma intanto mi rallegro dell'ingresso di dieci nuovi membri. Non dobbiamo costituire un gruppo di persone che si conoscono troppo.

D. Ha in mente dei temi che vorrebbe affrontare?
R. Vorrei articolare le riflessioni etiche ed economiche. C'e' troppa disinvoltura nei rapporti della scienza con il denaro. Per un medico praticante come me e' inquietante vedere con quanta superficialita' si prescrivono farmaci e terapie costose. Per esempio, senza interrogarsi sul senso di una prescrizione costosa a puro scopo palliativo -non parlo delle cure palliative- a un paziente condannato a morire, quando non si possono finanziare azioni essenziali di prevenzione. Senza una giusta ripartizione della tecnologia, lo scarto tra coloro che hanno accesso alle cure e chi no continuera' ad ingrandirsi.

D. Contrariamente al parere del CCNE, il Senato, con l'approvazione del Governo, ha vietato la clonazione terapeutica. Pensate di proseguire il dibattito?
R. Vogliamo riprendere il problema e tentare di fare dei passi avanti. I comitati etici non hanno la vocazione dei "maitres à penser" fino a che la questione dell'embrione non dipende dalla scienza ma dall'umanita'. Gli scienziati non apprezzano che gli si impedisca di fare qualcosa. Questa volta hanno avuto la sensazione di una deriva settaria nei loro confronti.

D. Come ha reagito al voto del Senato che ha vietato, salvo deroghe, le ricerche sull'embrione impedendo la valutazione sistematica delle nuove tecniche di assistenza medica alla procreazione?
R. Le ricerche cognitive sull'embrione dovrebbero essere autorizzate. Quanto alle nuove metodologie dell'assistenza medica alla procreazione, mi parrebbe indispensabile controllare almeno nei primi giorni dopo la fecondazione che non si verifichino dei danni maggiori nello sviluppo. Jean François Mattei (ministro della Sanita', ndr) parla a ragione di "prove d'uomo", ma sono senza dubbio necessarie, a condizione che la societa' ne sia pienamente consapevole.
 
 
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