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Etichette alimentari. Burocrazia kafkiana a danno dei consumatori
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18 agosto 2022 11:45
 
 Il ministero della Salute ha realizzato una app per usare l’etichetta NutrInform Battery, l’alternativa italiana a Nutri-Score, già usata da sette Paesi Ue e che probabilmente a fine anno sarà modello unico di riferimento per tutta l’Unione.

L’Italia basa la sua scelta per difendere il “made in Italy”. Visto che alcuni suoi prodotti tipici non risulterebbero equilibrati per la salute, al metodo semplice e conciso di informazione sanitaria di Nutri-Score, ha preferito l’elenco dei contenuti… e che ognuno si regoli come vuole. La produzione è stata quindi privilegiata rispetto alla salute (1).

Senza la app l’etichetta NutrInform è praticamente inutilizzabile per capire la salubrità dello specifico prodotto per se stessi. La app, tarata su un fabbisogno nutrizionale standard di 2.000 kcal giornaliere, prevede che il consumatore debba fotografare il codice del prodotto o scriverlo a mano e saprà quante calorie e nutrienti ha consumato. Se vuole saperlo prima, dovrà scrivere il nome del prodotto che si accinge a consumare, gli comparirà un elenco delle marche più note, con le specifiche caratteristiche nutrizionali, e potrà scegliere quella giusta per se stesso.

Con questa app il consumatore, con alcune differenze, ottiene il medesimo risultato dell’etichetta Nutri-Score… che non ha bisogno di app e indica subito se uno specifico alimento vada bene o meno per se stessi.

E allora, perché NutrInform e non Nutri-Score?
E’ la conferma che per il nostro legislatore è più importante la produzione che non la salute.
Stabilire se un prodotto vada bene o meno per se stessi, con NutrInform presuppone di darsi da fare come abbiamo descritto… quanti lo faranno o sapranno farlo (note le difficoltà di diversi -soprattutto più fragili - con certa tecnologia).
L’etichetta che presuppone l’uso di una app per essere utilizzata diventa alibi - con burocrazia da burletta alla Kafka - per sostenere che si sta informando per la salute dei consumatori. E il “made in Italy”, costi quel che costi, è salvo.


1 - Qui informazioni dettagliate su situazione e caratteristiche delle due etichette
 
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