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Energia prezzi in crescita. E’ ora delle alternative e del No deciso al nucleare
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2 maggio 2023 15:53
 
I prezzi in crescita dell’energia, anche quando quelli alla produzione si avviano alla “normalità” dopo la fiammata dovuta all’invasione russa dell'Ucraina, continuano ad essere un problema. Che rimarrà tale fintanto che si continuerà ad avere a che fare col fossile. Eppure tanti sono i programmi e centrali cosiddette alternative, ma siamo sempre a livelli molto bassi nonostante, per esempio, sono anni che nelle bollette che paghiamo ci sono anche accise per produzioni alternative. In questo contesto riemerge l’opzione nucleare, anche se in Italia è stata bocciata da ben due referendum. A parte alcuni che vaneggiano non avendo focalizzato che un programma nucleare, quando e se sarà pronto, potrà essere a regime tra almeno una decina d’anni (e quindi inutile per le emergenze attuali), anche chi propone senza vaneggiare lo fa più per una posizione ideologica (spacciata per pratica) che per convincimento dopo aver analizzato come, quando e dove sarebbe possibile far fronte ai nostri fabbisogni energetici.

Tra i fautori del nucleare sembra non esserci consapevolezza che è rimasto scientificamente irrisolto il problema dei rifiuti e tutti i suoi risvolti. A parte quelli italiani pre-referendum ancora in circolazione e che non trovano un sito per essere stoccati, facciamo due esempi che rendono il quadro della situazione:

Svizzera. Produce ancora energia nucleare, e dunque rifiuti radioattivi che bisogna depositare in sicurezza per dei millenni. Dopo 50 anni di ricerche attive, il luogo dove verranno seppelliti questi pericolosi rifiuti sta per essere determinato. Restano però aperte numerose questioni su questo deposito che costerà 20 miliardi di franchi nel comune di Stadel nell'entroterra di Zurigo: l’eredità eterna che viene lasciata alle future generazioni, in un contesto ambientale che, per quanto sia in sicurezza, non può essere garantito in assoluto.

Libia. All'inizio di quest'anno il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha riferito che circa 2,5 tonnellate di concentrato di uranio (yellowcake) erano scomparse da un sito in Libia e poi, sembra, in parte ritrovate. Anche se è un tipo di polvere di concentrato ottenuta dopo che il minerale di uranio è stato macinato e lavorato chimicamente ed ha una radioattività molto bassa, equivalente alla radioattività del minerale di uranio presente in natura, è un prodotto che, lavorato, diventa uranio arricchito, utilizzato per produrre non solo il combustibile per i reattori nucleari ma anche per fabbricare armi nucleari. Se la tecnologia fosse disponibile, le 2,5 tonnellate di yellowcake mancanti sarebbero state la metà della quantità necessaria per una bomba nucleare…. in mano alla Libia o a chiunque potrebbe acquistarla da loro. Libia, un Paese considerato stabile quando c’era Gheddafi ed ora valutato precario, inaffidabile, etc…

Queste sono  alcune recenti vicende di Paesi a noi vicini e coi quali abbiamo molto a che fare. Visto che Paesi come, per esempio, la Germania, stanno uscendo definitivamente dal nucleare e visto che tecnologia e scienza ci confortano in merito, perché fare salti nel buio sul nucleare e non indirizzarsi completamente sulle cosiddette alternative, su cui, tra l’altro, non siamo al momento neanche messi male?

Crediamo che anche questa debba essere valutazione per apprezzabilità e concretezza delle politiche di chi ci governa e governerà.

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