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L'embrione e la clonazione in Canada
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Articolo di Cinzia Colosimo
16 ottobre 2002 19:31
 
Il Canada potrebbe approvare la ricerca sulle cellule staminali embrionali in vista di possibili cure contro il diabete e altre forme di malattie, malgrado il pericoloso campo minato che il tema delle cellule staminali ha prodotto. Gli embrioni in sovrannumero presenti nelle cliniche per l'infertilita', si rivelano la migliore promessa per la cura del diabete di tipo 1, visto che, di per se' sono comunque destinati alla distruzione, secondo quanto afferma il Dr. Gregory Korbutt, professore associato di Chirurgia all'Università dell'Alberta's Surgical Medical Research Institute. La raccolta di questi embrioni verrebbe svolto attraverso donazioni da parte delle coppie genitrici, ma il problema che solleva Korbutt in tal senso, riguarda la privacy dell'identita' degli embrioni; identita' che peraltro potrebbe essere svelata con un semplice esame del Dna.

L'altro risvolto etico che solleva Korbutt riguarda l'effettiva usabilita' di questi embrioni, dal momento che oltre ad essere donati dalle coppie, si parla della possibilità che vengano commercializzati. Questa prospettiva verrebbe poi regolata dal sistema dei brevetti, che pero' intralcerebbero la strada della ricerca e di conseguenza del comune beneficio prodotto da alcuni risultati scientifici. Da un punto di vista economico il problema della commerciabilita' degli embrioni, solleva conseguentemente la questione dell'autonomia del ricercatore dai risvolti etici della sua attivita'. Quello che Korbutt si chiede e': "Stiamo andando nella direzione in cui permetteremo ai ricercatori di fare tutto cio' che vorranno?" Tradotto in termini di guadagno, il punto e' che si teme di cadere in un conflitto "etico" qualora il ricercatore tragga milioni di dollari dalla ricerca su embrioni donati. Si ha il diritto di permetterlo?

Da un punto di vista "conservatore" e' legittimo chiedersi se anche la ricerca scientifica possa annoverarsi fra le attivita' produttive che generano guadagni materiali. Da un punto di vista "liberale" invece, e' lecito considerare la ricerca come attivita' utile (o indispensabile.) al beneficio collettivo, e pertanto meritevole di profitti economici. Il problema delle cellule staminali embrionali, in particolar modo, ha la necessita' effettiva di superare ostacoli di natura proibizionista e falsamente morali. Negli Stati Uniti ad esempio, numerosi centri di ricerca hanno gia' avviato progetti terapeutici per la cura del diabete di tipo 1. Il progetto consiste sostanzialmente nel trapiantare nel paziente malato, una quantita' di cellule espiantate dal pancreas di un cadavere, che pero' sono ancora in grado di stimolare la produzione di insulina. I risultati ottenuti attualmente rivelano un miglioramento del tenore di vita, anche se comunque si parla di cellule adulte che potenzialmente potrebbero causare reazioni di rigetto nel ricevente. Anche in questo caso si potrebbe ovviare al problema utilizzando cellule staminali provenienti da embrioni o da tessuti fetali.

La Dott.ssa Karen Holbrook in questo settore ha svolto numerose ricerche, specie da tessuti fetali provenienti da interruzioni di gravidanza volontarie. La polemica formalmente moralista gia' da tempo si e' scatenata, attraverso lettere di protesta e giudizi di merito. Cio' che pero' la stessa Holbrook sottolinea e' che "piuttosto che veder buttar via tessuti fetali sani, la realta' e' che i tessuti fetali di fatto ci sono e sono utilizzabili. perche' non imparare qualcosa da questo? La caratteristica comune di molte polemiche "etiche" purtroppo e' che spesso tendono a polemizzare su presupposti scientifici non universalmente accettati, il che penalizza e distrugge in partenza molte linee di confronto. Quando pero' si legifera e si creano normative partendo dagli stessi errori di giudizio e di presupposto, allora la gravita' diventa pressante. Ovviamente i continui influssi clericali e moralistici oscurano principi e valori essenziali ai fini della ricerca e della terapia; primi fra tutti la responsabilita' e la liberta' individuali. Oltretutto la stragrande maggioranza delle persone convive inconsciamente con il pesante fardello della disinformazione, fardello costruito in modo tale da creare un buio perenne nel mondo della ricerca. L'ignoranza poi rende deboli, vulnerabili e manipolabili. In tal senso la Chiesa ha un'enorme responsabilita' nel tenere al buio la marea di informazioni (e di applicazioni) che letteralmente riguardano la vita o la morte. Ma si sa, e in questo Schopenauer mi precede, "le religioni sono come le lucciole: hanno bisogno del buio per risplendere..."

 
 
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