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Elogio del ridicolo
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Articolo di Carlo Romeo
7 aprile 2023 9:10
 
  “Ridicolo” potrebbe essere definito quel conflitto che risalta fra ciò che si è e ciò che si dichiara di essere. Di esempi se ne possono fare tanti e non a caso sia teatro che cinema hanno lucrato grasse risate del pubblico, giocando su questi temi. Il senso del ridicolo è comunque determinante nel tessuto sociale perchè serve per mantenere a portata di mano la realtà.

Il senso del ridicolo però si sta di nuovo perdendo sempre di più. I cortigiani – vil razza notoriamente dannata – soffocano a linguate i potenti di turno e fanno perdere loro il senso della realtà. D’altronde il potente in questione ha spesso paura della qualità e del merito – assolutamente ingestibili e inaffidabili, dal suo tragico punto di vista – e la frittata è fatta. Il cortigiano – politico o giornalista che sia, a qualsiasi parrocchia appartenga – è di per se il più feroce avversario del ridicolo, lanciandosi per vocazione o per interesse in dichiarazioni che appunto in un contesto normale verrebbero subissate di risate.

Il re è nudo e troppo spesso manca il bambino che lo dica, per pigrizia, per convenienza, per disinteresse. Se poi qualcuno si azzarda a presentare qualche obiezione a una realtà taroccata ecco che, nel migliore dei casi, ci si appella subito a San Benaltro e il tiro si sposta altrove, lasciando intatto il target originario. Nel peggiore si passa un mare di guai. Il regime fascista – per fare un esempio casereccio ma se ne possono trovare in ogni regime che sia tale – fece fuori scientificamente il senso del ridicolo e Longanesi che lo conosceva bene scherzava sulla faccia dei gerarchi e sulla loro espressione ridicola, quando scendevano dalle automobili di regime nelle loro improbabili divise.

Lo stesso Duce – già di per se farsi chiamare “Duce” avrebbe dovuto mettere sul chi vive lo stesso Mus – fu fra i principali killer del senso del ridicolo. Le sue facce, le sue pieghe ginniche sulle gambe, il suo fez di sghimbescio, ispirarono insieme al suo degno compare Hitler (anche lui non a caso privo del senso del ridicolo) uno dei maggiori geni del secolo scorso. Charlie Chaplin che invece il senso del ridicolo lo coglieva benissimo si inventò un capolavoro che andrebbe rivisto almeno una volta al mese, visti i tempi che corrono. “Spunta il sole, canta il gallo, Mussolini va a cavallo”, cantava peraltro non è chiaro se Malaparte o lo stesso Longanesi, con forse una sottile audace ironia. Mussolini cavalcava notoriamente come un sacco di patate, cosa che dicevano tutti ovunque a Roma, tranne che in pubblico.

In sintesi i regimi si riconoscono anche per la totale assenza del senso del ridicolo che manifestano, oltre che per la interconnessa capacità di raccontare e raccontarsi balle. Ne sanno qualcosa per esempio i russi che da sempre si sono difesi dal regime plurisecolare che li massacra con la barzelletta, arma da non sottovalutare. Il ridicolo infatti per il potere può essere letale e per questo i regimi lo combattono, trasformando tutto – una volta che lo hanno eliminato – in una tragica buffonata.

 
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