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Droghe, overtourism, libertà, regole e pandemie. Amsterdam e non solo
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Articolo di Vincenzo Donvito
20 gennaio 2021 17:58
 
Quanto sta per accadere ad Amsterdam fa riflettere. La Sindaca Femke Halsema ha chiesto che anche nei coffee-shop della sua città sia applicata la legge olandese del 2013, che vieta l’acquisto di cannabis ai non-residenti. Il 58% dei turisti visita la città dei musei di Rembrandt e Van Gogh non per queste tele ma per la marijuana. Dopo il bando in tre quartieri del centro per le piattaforme di affitto per vacanze e 30 giorni massimo all’anno negli altri quartieri, le limitazioni al quartiere a luci rosse e la stangata sulla tassa di soggiorno. Obiettivo: riequilibrare il rapporto residenti/turisti restituendo ai primi il pieno godimento dell’urbe. E da alcuni sondaggi, sembra che ci sia un consenso popolare intorno al 75% su provvedimenti del genere.

Una situazione che rimette in discussione alcuni punti fermi che sono serviti a modellare le politiche e le scelte delle amministrazioni. Il libero mercato, la libera imprenditoria, il libero turismo, il libero sesso, la libera droga, la libertà di movimento, la libertà delle cure, la libertà dei consumatori… Sembra che ci sia un problema tra la libertà e: serenità, ricchezza, ecologia, conoscenza, cultura, osservazione, mobilità, salute, sessualità, lavoro, etc

Che succede?

E’ finito il tempo delle libertà, perché le stesse ci nuocciono?

Per non citare il fior fiore dei pensatori di mezzo mondo, ci affidiamo ad alcuni versi di una canzone del compianto Giorgio Gaber: “la libertà non è star sopra un albero, non è come il volo di un gabbiano. La libertà è partecipazione”. Proprio come nella maggior parte delle Costituzioni del mondo c’è scritto che ogni libertà è soggetta a regole e al rispetto delle altrui libertà.

Queste cose le sappiamo. Ma forse non più di tanto. Facciamo un solo esempio. Abbiamo scritto “libera droga”, ma ad Amsterdam, e non solo, la droga non è libera, ma regolamentata. I luoghi in cui la droga è libera sono quelli in cui è illegale (clandestinamente la si può acquistare ovunque, e questa libertà comporta molti problemi di diverso tipo); e non a caso nel mondo si sta facendo strada la legalizzazione e non la liberalizzazione.

Libertà, nelle nostre società pluraliste e democratiche, la decliniamo con regole. Non potrebbe essere altrimenti. Alcune regole non ci piacciono? Diamoci da fare, nell’ambito delle regole consentite, per cambiarle. Gli assalti alla Bastiglia o a Capitol Hill ci fanno male, come la pandemia in corso, che per essere superata ha bisogno di regole e responsabilità, non egoismo e fakenews.

Non è raro, però, che chi dovrebbe far osservare queste regole le violi lui stesso… e questi vanno combattuti duramente ma sempre nell’ambito delle regole (senza sottovalutare le obiezioni di coscienza di cui, individualmente, ognuno se ne deve assumere le conseguenze, e su questo incardinare lotte per i cambiamenti). E poi c’è un dato di fatto che senza la violazione di alcune regole, tante persone non avrebbero di che vivere… è forse questo motivo per non farle uscire dalla illegalità? No, ma solo contesto in cui operare anche per una loro legalità (l’esempio dell’occupazione nel mercato illegale delle droghe, valga da esempio, ché dove questo mercato è diventato legale l’occupazione cresce).

Per tornare ad Amsterdam… ha forse torto la Sindaca sulla invivibilità della sua città? No! Ecco perché è giusto cambiare le regole e combattere anche chi vorrebbe impedirlo di fare.
Alla base dei provvedimenti di Amsterdam c’è l’overtourism: se una città è fatta per un milione di persone, non è possibile che si continui a fare di tutto per farcene entrare tre. Ci si metta in fila e si aspetti il proprio turno: non c’è violazione di nessuna delle libertà che abbiamo elencato, ma l’applicazione di regole perché queste libertà siano per tutti. Lo capiscono questo anche amministratori di città tipo Parigi, Londra, Berlino, Roma, Firenze, Venezia, New York, Madrid, Barcelona, etc? Se non lo capiscono, questi amministratori vanno combattuti imponendo loro, tramite regole, altrettante regole.

E’ difficile? Certo! Difficilissimo! Qual è l’alternativa? Una sorta di pandemia, come quella in corso, gestita senza regole?
 
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