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Coronavirus e turismo. Chi deve pagare la crisi… e come risollevarsi?
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Articolo di Vincenzo Donvito
15 aprile 2020 11:18
 
 Per le fasi 2, 3, 4, etc, oltre al Comitato di esperti guidati da Vittorio Colao, c’è un intenso confronto. Ognuno con le proprie priorità. E il “comparto” turismo è decisamente importante visto che è una delle economie trainanti del nostro Paese.
In virtù di questo, oltre gli incentivi, contributi ed esenzioni previste per tutte le aziende e lavoratori, inclusi quelli del turismo, i decreti del governo hanno previsto che coloro che hanno avuto la sfortuna di avere pagato un viaggio nel periodo di contenimento e per quelli successivi, debbano finanziare un surplus ai vari organizzatori e fornitori di servizi turistici. La norma che stabilisce la discrezionalità dell’azienda turistica di rimborsare in soldi o con voucher di futuro utilizzo, “grida vendetta” poiché straccia qualunque normativa italiana ed europea in materia, cioè il diritto dei viaggiatori a pagare i servizi che si usano e che gli stessi non disdicono per loro “capriccio”. Per questo, aggiungendo anche le violazioni che gli stessi operatori fanno della norma (ovviamente a loro vantaggio) e gli incoscienti inviti di esponenti di governo e associazioni del settore a prenotare (al contrario di come suggerisce l’Unione Europea), abbiamo lanciato l’invito a NON PRENOTARE niente per le prossime vacanze.

In questo contesto è vivo il confronto, stimolato anche da una apertura da parte del ministro del settore Dario Franceschini, per l’istituzione di un “buono vacanze” (300 euro o giù di lì) che dovrebbe invogliare ad andar in vacanza.
Ipotesi sulla quale si legge di tutto: defiscalizzazione per gli acquirenti, valore superiore al prezzo di acquisto, quelli che rispetto al trend dominante già li chiamano “holiday bond” (pur consapevoli che nelle prossime vacanze, se qualche turista ci sarà… sarà solo italiano), fino all’associazione degli agenti di viaggio che chiede la spendibilità di questo buono solo nelle loro botteghe (incredibile ma vero!).

Una premessa: allo stato dei fatti l’infezione è in corso e, a parte promesse più o meno autorevoli che sembrano più che altro slogan politici e/o di ottimismo, nessuno è in grado di indicare la fine, che non potrà essere se non col vaccino. Certo, ci sarebbe la fase di convivenza col virus, ma siamo ancora in alto mare sul come, dove e perché.

Quindi col “buono vacanze” lo Stato dovrebbe indebitarsi per dare soldi alle famiglie perché vadano a infettarsi in luoghi turistici? Tanto varrebbe che lo Stato dia i soldi direttamente agli operatori turistici per tenerli chiusi: dal punto di vista della salute pubblica, non c'è partita.
Inoltre… e il bonus per mangiare al ristorante? Anche i ristoranti sono in crisi o no? E quello per i bar, le discoteche... perché no!

Auspichiamo che le chiacchiere rimangano tali, anche quelle di ministri, sottosegretari e parlamentari vari. Sarebbe una follia dare 300 euro alla gente per andare in vacanza. E’ meglio dare i soldi direttamente a chi ne ha bisogno per campare e sopravvivere (compresi gli operatori turistici). Costerebbe meno alle casse pubbliche, ed è decisamente meno rischioso dal punto di vista sanitario.

Infine, chi glielo va a spiegare ai nostri partner europei che chiediamo soldi per dare “buoni vacanze”... e poi ci incazziamo se ci mandano a quel paese...
 
 
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