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Cop15 a Montréal: la natura sprofonda e noi guardiamo altrove
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Articolo di Redazione
7 dicembre 2022 10:11
 
 Anche se sta crescendo la consapevolezza del danno che infliggiamo all'ambiente, la questione della biodiversità rimane molto spesso ignorata mentre la COP15 si apre questo mercoledì a Montreal.
Questa dovrebbe essere la nostra preoccupazione costante, se non altro per puro egoismo: preservare l'aria che respiriamo, la terra e gli oceani che ci nutrono, le fonti che ci idratano... tutto ciò che ci permette di vivere in costante rinnovamento. Il giorno in cui le terre e le acque saranno troppo inquinate o saccheggiate per produrre il minimo essere vivente, moriremo. Eppure, l'uomo continua ostinatamente a degradare la natura: il 75% dell'ambiente terrestre e il 66% dell'ambiente marino sono stati significativamente modificati dall'azione umana, secondo un apposito organismo intergovernativo, e le popolazioni di vertebrati selvatici (pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili) sarebbero diminuite in media del 69% nel mondo tra il 1970 e il 2018 secondo l'ONG WWF. Al punto da collocarci all'alba di una sesta estinzione di specie.

A riprova di questa indifferenza per la tragedia in arrivo, la 15a Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, COP 15, si è aperta questo mercoledì a Montreal e ne sentiamo parlare molto meno del rischio di interruzioni di corrente quest'inverno o della Coppa del Mondo in Qatar. Certo, questi ultimi due argomenti sono dell'ordine della preoccupazione immediata o del piacere, mentre la perdita di biodiversità è una questione a lungo termine. E qui sta il problema: gli uomini tendono a favorire il breve piuttosto che il lungo termine.

“Dopo di noi il diluvio”, questa massima è antica come il mondo e ci ha portato dove siamo. Nonostante tutto, qualche motivo di speranza resta, ce lo spiega in un'affascinante intervista il presidente del Museo Nazionale di Storia Naturale. La consapevolezza del danno che causiamo non è mai stata così grande, si sta diffondendo ovunque, anche ai vertici delle aziende. E soprattutto il confinamento ce lo ha dimostrato, la biodiversità è resiliente: se le diamo pace guarisce. Quindi c'è ancora tempo per agire, ma in fretta. La coscienza civica rimarrà impotente se non è accompagnata da una forte coscienza politica. E i finanziamenti necessari.

(editoirale di Alexandra Schwartzbrod su Libération del 06/12/2022)
 
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