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La Confraternita clericale perde una battaglia
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Articolo di Massimo Lensi
30 ottobre 2002 13:48
 
La decisione del comitato etico piemontese di consentire la sperimentazione della Ru 486, il farmaco per procurare chimicamente l'interruzione volontaria della gravidanza, e' in qualche maniera sintomatica di una interessante tendenza politica e culturale. Negli ultimi giorni abbiamo constatato che e' in atto una decisa offensiva di quella parte della societa', che chiameremo "Confraternita clericale", nell'ambito di una riflessione dei rapporti tra Stato e individui. Offensiva dedicata in gran parte all'assalto della concezione liberale e laica di questi rapporti. Non solo si vengono a criticare la liberta' dei costumi, come nel caso dei matrimoni gay, ma l'assalto della Confraternita clericale si dispone a 360 gradi: dalla ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, fino alla decisione piemontese di attivare i protocolli sperimentali per l'aborto farmacologico. Una confraternita che non ha un preciso colore ne' una collocazione politica definita. I suoi alfieri si nascondono a destra come a sinistra, nelle redazioni dei giornali, nelle associazioni culturali e finanche nelle polisportive. Il loro scopo e' la costruzione dello Stato etico.

Mettiamola cosi', su questa storia, che siano i libri di bioetica di cardinali o cappellani ospedalieri, i convegni dei Lions Club, o le richieste di modifica di statuti comunali, l'obiettivo nell'immediato e' uno soltanto: stabilire un rapporto etico tra le decisioni individuali e le scelte collettive, come se responsabilita' dello Stato, naturalmente, non possa essere che quella di infilarsi nelle nostre camere da letto, o interferire nella scelta di una piuttosto che un'altra terapia per la cura di particolari malattie. Alcuni giorni fa sul quotidiano Il Foglio, diretto da Giuliano Ferrara, e' apparso un bell'articolo dal titolo "Destra Bigotta", nel quale la sensazione che la componente laica e liberale di questa parte politica si stia muovendo e' piu' che reale. Scrive il Foglio: "Perche' un atteggiamento sprezzante (si parla del senatore di An Riccardo Pedrizzi e delle sue esternazioni su sesso, biogenetica e droghe, nda) su questi argomenti ha implicazioni serie, rivela quale sia il poco equilibrio con cui si affrontano le questioni etiche, e soprattutto lancia un segnale preoccupante a un'opinione pubblica liberale, che resta basita di fronte a certe dichiarazioni".

La controffensiva liberale qualche frutto sembra lo stia gia' ottenendo. Per esempio il ministro Sirchia, al quale mai abbiamo lasciato andar liscio nulla, sulle contestazioni ai protocolli della RU486 e alle richieste della Confraternita di mettere fuori legge il farmaco, pur facendo confluire nella riflessione anche la sua coscienza di cattolico ("l'aborto resta una ferita e una sconfitta della donna e della societa'") ha dichiarato con chiarezza di voler rispettare la legge (la 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza). Una posizione che potremo definire adeguata per riaprire nel Paese quell'introverso capitolo dei rapporti culturali tra laici e cattolici, come unico strumento per definire gli ambiti sia dello Stato liberale, che della coscienza individuale, e senza il quale, le ferite del passato saranno sempre l'alibi culturale per la Confraternita clericale e la loro offensiva politica sulla ricerca scientifica. In tutto questo pero' ci appare veramente scandalosa l'assenza di qualsiasi manifestazione d'interesse al dibattito in corso, da parte della cultura cosiddetta "progressista", e cioe' di quella parte della sinistra che potrebbe, volendolo, saldare questo ponte di dialogo. Non sarebbe un danno forse un incontro di qualche assessore regionale alla Sanita' con il suo omologo andaluso. In quella regione del Sud della Spagna, Bernat Soria, lo scienziato valenziano che sta tentando di compiere importanti studi sulle cellule staminali embrionali, infatti potra' proseguire il progetto di ricerca che il Governo centrale gli impedisce di realizzare nella sua Universita'.

 
 
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