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Clonazione terapeutica di qua' e di la' dell'Atlantico
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Articolo di Grazia Galli
1 maggio 2002 16:14
 
Si avvicina la data in cui il Senato Usa dovra' decidere se vietare ogni forma di clonazione umana o vietare la clonazione riproduttiva, ma non la cosiddetta "clonazione terapeutica". Un divieto totale e' previsto dal testo approvato lo scorso anno alla Camera, presentato senza modifiche al Senato dal repubblicano Sam Brownback, sostenuto da una lobby di cattolici, associazioni antiabortiste, ecologisti e sponsorizzato dal Presidente George W. Bush. Vietare solo la clonazione riproduttiva e' invece il proposito del testo presentato dalla senatrice democratica Dianne Feinstein e dal senatore Edward M. Kennedy. La lobby che sostiene la proposta Feinstein si accresce di giorno in giorno e vede alleati gli scienziati (tra cui 40 premi Nobel), le associazioni di malati, gli industriali, molti attori, giornalisti e personaggi illustri, tra cui l'ex Presidente Ford e l'ex First Lady Nancy Regan.
La battaglia tra i due fronti, volta a conquistare una ventina di senatori ancora non schieratisi pubblicamente sui due progetti di legge, e' "rumorosa" e non vi e' dubbio che tutti i cittadini Usa ne siano al corrente. Ogni giorno, da settimane, le pagine dei principali giornali aggiornano sulle ultime "scoperte" ed ospitano interventi, sondaggi, editoriali e dossier sull'argomento. I principali circuiti televisivi mandano in onda spots commissionati dall'una o dall'altra fazione. D'altra parte la posta in gioco e' alta: se la proposta del senatore Borwnback dovesse diventare legge, non solo gli Usa dovrebbero rassegnarsi ad assistere all'emigrazione in massa di centinaia di scienziati e di industrie di biotecnologie, ma anche alla fuga di migliaia di malati ai quali sara' proibito usufruire di terapie sviluppate all'estero grazie a tecnologie illegali in patria. Di fronte a questa prospettiva un non piccolo numero di ricercatori, imprenditori e politici si e' detto piu' volentieri disposto ad accettare una moratoria temporanea di questo tipo di ricerche. Con buona pace di chi in tutto cio' che accade negli Usa vede solo la longa manus del Capitale, sembra proprio che alcuni "yankees" siano disposti a perdere milioni di dollari ed il primato che gli Usa attualmente detengono in campo scientifico-tecnologico, piuttosto che assistere per la prima volta nella storia del loro Paese al trionfo dell'ideologia sulla liberta' di scienza e di cura.
A chi vive di qua dall'Atlantico, piu' precisamente in Italia dove il Parlamento si accinge ad approvare una legge che prevede, riguardo la ricerca, limiti simili a quelli contenuti nella proposta Brownback, una domanda potrebbe sorgere spontanea: siamo tutti d'accordo o e' ora che chi non lo e' si faccia sentire?
 
 
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