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Cannabis. Libertà, piacere, business, guerra e sessismo. Quale alternativa?
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Articolo di François-Marie Arouet
23 marzo 2022 12:33
 
 La questione cannabis non è solo legalizzazione della ricreativa. Sicuramente la legalizzazione è parte preponderante nella nostra Penisola e non solo (”conditio sine qua non” - 1), ma - visto l’andazzo dell’umanità e nonostante i ridicoli parrucconi della nostrana suprema giustizia (2) – se la nostra Europa non verrà putinizzata, prima o poi ce l’avremo legale anche nel nostro giardino (3).

Ma cosa ne vogliamo fare di questa legalizzazione, oltre a curarci meglio con la terapeutica e sballarci per piacere? Visto il modello di mercato (4) della nostra società, la ricaduta è quella del business. Ma quale business? Quello dei “soldi che non hanno odore” o quello che nasce dopo una strenua, faticosa e lunga battaglia di libertà? Dipende da punti di vista che, però, in questo momento “storico” non potrebbe/dovrebbe esulare da alcune valutazioni.
Vediamo.

Il momento “storico” è quello in cui stiamo rimettendo in gioco alcuni punti fermi del sogno della globalizzazione , del conservatorismo di un esistente post-seconda guerra mondiale (e non solo) che sembrava si fosse dimenticato che l’essere umano è il più pericoloso degli animali che conosciamo (6).
Le “valutazioni” sono quelle che una cannabis legalizzata, non a caso è promossa da chi ha a cuore rispetto e dignità degli individui. “Valutazioni” che dovrebbero farci comportare, pensare e agire in modo diverso dalle canaglie (capitaliste o meno, poco importa) che vivono ammazzando gli altri.

Il mondo della cannabis legalizzata (anche quella cosiddetta light, come dalle nostre parti, al momento), non è solo quello del coltivatore più o meno alternativo (vagamente erede degli hippy) che fa il proprio bene facendo altrettanto bene per clienti e consumatori dei suoi prodotti. Ci sono anche i cosiddetti oligarchi russi che col loro business (legalissimo e, come ci dicono, protetto dall’ombrello Usa) finanziano invasioni e assassini di Stato come in Ucraina (al pari di noi che acquistiamo il gas russo). Ci sono “non-oligarchi” ma “uomini d’affari” tedeschi che finanziano il regime talebano, quello che vieta la scuola alle donne. (7)

Se abbiamo pensato che la battaglia antiproibizionista (per definizione e nelle rispettive specificità) fosse anche un approccio alternativo e dolce a varie forme di vita (umane e non sole), occorre non dimenticarlo. I punti fermi della cultura antiproibizionista non li abbiamo inventati noi, ma i cosiddetti padri fondatori del pensiero e della pratica di una modernità che ci ha portato a vivere meglio, più a lungo e tendenzialmente più felici: libertà, fraternità, uguaglianza.

Noi intanto denunciamo queste anomalie (usiamo termini gentili…) di chi, facendo business grazie alla cultura e pratica antiproibizionista, sembra che proceda violando questi fondamenti.
E visto che siamo agli albori di questo nuovo business, crediamo sia meglio far capire subito a questi “distratti” ciò che stanno facendo. Non solo, ma:
- che loro non ci sarebbero se non ci fossero tenaci assertori di libertà, legalità e democrazia come gli antiproibizionisti;
- e che, sempre gli antiproibizionisti, sono pronti a lottare contro di loro se non si danno e praticano regole di civiltà umana, naturale e giuridica: oggi, più che mai, “pecunia olet” (8).


NOTE
1 - Condizione indispensabile al raggiungimento di un accordo o per mandare ad effetto un proposito
2 – la Corte Costituzionale di Giuliano Amato che bocciando la richiesta di referendum, al momento fa “solo” danno agli italiani, al buon diritto e alla Giustizia.
3 – legalizzazione che non arriverà per volere di un qualche dio, ma solo se ogni antiproibizionista si impegnerà molto alla bisogna.
4 – imperfetto, ancora imperfetto e spesso tendente a monopoli e oligopoli….
5 -
6 – quale primato tra le bestie è quello di esseri umani che ammazzano per ragioni di Stato (e quelli che gli danno anche ragione per la propria pagnotta), come fa il putinismo oggi in Ucraina, le bombe in Yemen, i “nuovi” talebani che vietano le scuole per le donne, etc…
7 - E ci sono anche i narcos dei mercati neri (che continuano ad esistere perché le sostanze stupefacenti non sono tutte legali) che, come sempre hanno fatto, si comprano le istituzioni di tutto il mondo. Ma qui non stiamo parlando di loro.
8 – il denaro puzza!


 
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