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Cannabis inefficace nel dolore? Leggiamo tra le righe
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Articolo di Francesco Crestani *
6 luglio 2018 17:37
 
"Effetto dell'adrenalina nell'arresto cardiaco. Abbiamo testato l'efficacia dell'adrenalina nell'arresto cardiaco. Ai pazienti sono state somministrate fiale del farmaco, acquistato nel deep-web. Contrariamente alle aspettative, l'adrenalina si è dimostrata inefficace".
Non occorrebbe essere medici per sbalordire per un articolo del genere, se mai venisse pubblicato (ovviamente è inventato di sana pianta: l'adrenalina ha effetto nell'arresto, e naturalmente quella che si usa non è comprata dal "deep-web"). Ma allora perchè sbalordirsi dei risultati dello studio sugli effetti della cannabis nel dolore? Tale studio, di Campbell e collaboratori, è stato pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Lancet, ed ha avuto molto riscontro sui mass-media. Circa 1500 pazienti australiani sofferenti di dolore cronico e trattati con oppiacei sono stati seguiti per quattro anni con interviste telefoniche. E' risultato che i i consumatori di cannabis riportavano più dolore e ansietà, sopportavano meno il dolore, riferivano che il dolore interferiva di più nella loro vita, e non riducevano l'uso di oppiacei.
Quello che sorprende è che la cannabis usata era quella del mercato nero!
Inoltre i malati se l'erano auto-prescritta, e non erano seguiti da medici nel loro percorso terapeutico con la cannabis (a parte i questionari telefonici).
E che tipo di pazienti erano? Come su riportato, erano affetti da dolore cronico non da cancro da dieci anni in media; erano in cura con oppiacei forti da una media di quattro anni, e usavano una media di 75 milligrammi di morfina equivalenti al giorno. Per capirci, il corrispondente di sette fiale e mezza di morfina ogni giorno! C'è solo da stupirsi che la cannabis abbia avuto un certo effetto nonostante tutte queste premesse. Se infatti si sono avuti i risultati citati sopra, è anche vero che i pazienti riferivano che, su una scala da zero a dieci, l'efficacia della cannabis era pari a sette. Inoltre, al controllo a quattro anni il 30% dei partecipanti riferiva che alcune volte o regolarmente riduceva l'uso di oppiacei quando usava la cannabis. Ancora, tra coloro che usavano la cannabis, il motivo più frequente per il suo uso al controllo a quattro anni era per il sollievo dal dolore nell'83% dei partecipanti, per migliorare il sonno nel 64%, per lo stress correlato alla malattia nel 73%, per migliorare il tono dell'umore nel 50% e per relax generale nel 65%. La cannabis, come hanno dimostrato vari studi, ha effetto antidolorifico, anche se modesto (di certo non è potente come sette fiale di morfina). La sua peculiarità è che lavora a 360 gradi sul nostro organismo, in quanto il sistema endocannabinoide, sul quale agisce, è pressocchè ubiquitario nel corpo. Per tale motivo i pazienti in terapia non solo riferiscono in genere riduzione del dolore, ma anche di dormire meglio, di essere più tranquilli, di riprendere l'appetito e non avere nausea. Rovesciando il punto di vista, le conclusioni dello studio potrebbero essere che la cannabis viene ritenuta efficace dai malati di dolore cronico, anche se il suo uso non ne riduce il dolore e il consumo di oppiacei (forse perchè chi usa la cannabis ha maggiore dolore, e quindi cerca un farmaco in più rispetto alla sola morfina?). Altri dati interessanti: il 23% dei partecipanti non assumeva più cannabis a quattro anni per via degli effetti collaterali. Ma effetti collaterali di cosa? Assumevano veramente cannabis o qualcos'altro offerto dal mercato illegale? E se usavano cannabis, che "strain"? Che contenuto di principi attivi? Che quantità? Tutti dati ignoti. Vero è che invece il 26% non la assumeva più per, ahinoi, problemi legali, l'8% per i costi, un altro 8% per pressioni subite da amici, familiari e dai curanti, e il 18% per difficoltà ad ottenerla, visto il regime proibizionistico. Si precisa che dal 2016 in Australia la cannabis medica è legale, ma i dati sono stati raccolti in precedenza.
In definitiva, come ha detto David Caldicott, medico australiano esperto in sostanze illecite, "Questo articolo dimostra solo che un mercato non regolato sembra non funzionare, ma certamente non prova che i cannabinoidi terapeutici non funzionano sul dolore".

* Francesco Crestani, Associazione Cannabis Terapeutica & International Association for Cannabinoids in Medicine
 
 
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