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Biciclette contro automobili?
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Articolo di Redazione
13 settembre 2015 16:37
 
 “E' cosi', e voilà”. L'aria abbattuta, il taxista osserva le decine di ciclisti che passano sulla strada, schizzando ovunque e molto vicino alla sua automobile. L'uomo, disilluso, descrive i rapporti tra ciclisti e automobili come “una sorta di guerra”. “E stanno per vincerla loro”, commenta. Questa e' una scena si svolge a Copenaghen.
Una guerra tra biciclette ed automobili? In un documentario “Bikes vs cars”, il regista svedese Fredrik Gertten, che gli svedesi possono incontrare nelle strade di Malmo, parla proprio di questo. A Sao Paulo, Los Angeles, Bogota, Copenaghen, ha ripreso questa strana battaglia sugli spazi che si combatte ogni giorno sulle strade delle citta'.
Intervista.
D. Il suo documentario e' una requisitoria contro la predominanza assoluta dell'automobile.
R. L'automobile resta uno status symbol di ricchezza, in tutte le citta' del mondo. Le persone la sognano. La lobby dell'automobile, dovunque, spende molti soldi per convincere le persone che di automobili ne occorrono sempre di piu'. Ma ci sono un sacco di problemi. E' uno strumento del passato. Ma guardi la contraddizione: oggi, in virtu' dell'emergenza climatica, abbiamo bisogno di un cambiamento rapido. E questa lobby, al contrario, spende delle cifre folli perche' niente cambi.
D. Pensa che l'automobile continuera' a dominare il mondo?
R. Quando si osserva il modo di spostarsi, l'automobile non ha guadagnato perche' e' lo strumento pu' efficace per spostarsi, ma perche' essa ha ucciso gli altri mezzi di trasporto, bus, tram e biciclette, che esistevano prima. A Los Angeles, all'inizio del XX secolo, c'era un rete di piste ciclabili molto efficace. Oggi non resta piu' nulla.
D. Perche' lei ama tanto la bicicletta?
R. L'ho sempre utilizzata. Da piccolo, andavo a scuola in bicicletta. E' uno strumento rivoluzionario. Puo' cambiare il mondo. E nello stesso tempo, entra in conflitto con gli ambiti piu' potenti della societa': l'automobile, il petrolio o l'edilizia.
D. Il suo documentario e' pieno di personaggi accattivanti: quella fiammeggiante professoressa di urbanismo di Sao Paulo, ripresa al volante ma che “detesta guidare”. E quel taxista di Copenaghen che ha paura delle biciclette ma trova i ciclisti “simpatici”. Perche' ha scelto lui?
R. Se io avessi intervistato il Sindaco di Copenaghen, o un esperto, il discorso sarebbe evidentemente stato perfetto, ma terribilmente noioso. Il taxi racconta molto bene, con le sue parole, il “paradiso per i ciclisti” che e' diventata Copenaghen.
D. Lei viene regolarmente a Parigi. Trova che questa citta' assomigli piu' a Los Angeles o a Copenaghen?
R. In senso stretto, siccome e' una citta' dell'Europa, Parigi assomiglia a Copenaghen. Non c'e' alcun motivo valido di non spostarsi in bicicletta a Parigi. E negli ultimi cinque anni vi si vedono piu' biciclette. Ed ho notato qualche pista ciclabile separata dalle strade per automobili. Ma fintanto che manchera' una rete completa, numerose persone avranno paura di montare su una bicicletta. Ora, paradossalmente, Parigi e' una citta' molto imbottigliata. L'unica maniera di ridurre la congestione, e' di portare le persone ad utilizzare altri mezzi di trasporto, compresa la bicicletta, sia ben inteso.
D. Qual e' la sua opinione sulla Francia?
R. Nelle piccole citta' francesi, da molto tempo, c'erano dei negozi, dei panettieri, dei macellai, etc. Ma oggi, tutta l'energia delle citta' e' stata presa dagli ipermercati che si trovano verso la periferia e dove le persone vi si recano in automobile. L'automobile e' l'amica dell'ipermercato come la bicicletta e' l'amica della citta' tradizionale.
D. Come invertire la tendenza?
R. Si possono sempre cambiare i comportamenti degli abitanti, ma in pratica, quando e' impossibile pedalare a causa dell'elevato numero di automobili, e' la sconfitta dello sviluppo urbano. Quando un'automobile fa cascare un ciclista, e' perche' lo sviluppo urbano e' deficitario. E questa e' politica.
D. “Bikes vs cars” e' stato proiettato gia' diverse volte, in Usa, in Brasile, in Svezia, etc. Crede che potra' contribuire a cambiare i comportamenti?
R. Sicuramente le persone non amano modificare le proprie abitudini. Tuttavia, ovunque, qualcosa e' completamente cambiato da dieci anni. Lei sa che cos'e? La sigaretta. Oggi, nessuno vuol tornare a quando si fumava nei ristoranti.

(Intervista di Olivier Razemon, pubblicata sul quotidiano Le Monde del 13/09/2015) 
 
 
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