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Allarme dei geologi sul terremoto: In Italia c’è poca prevenzione edilizia
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Articolo di Redazione
21 febbraio 2023 10:16
 
I sismologi Gianluca Valensise e Emanuela Guidoboni hanno approfondito in modo dettagliato quanto è accaduto in Turchia e Siria. «La recente catastrofe sismica della Turchia e della Siria ha mostrato ancora una volta che non è il terremoto a uccidere, ma sono le case. Con la sua magnitudo 7,8 il terremoto è stato fortissimo, ancorché pienamente in linea con le conoscenze attuali: ma nonostante questa potenziale distruttività, accanto agli edifici crollati se ne sono visti tanti ancora in piedi. In alcuni casi il fenomeno è stato ben evidente, soprattutto nelle aree moderne dove gli edifici sono più alti».

«In un’intervista il Prof. Mustafa Erdik – il decano dell’ingegneria sismica turca, che è un settore disciplinare molto evoluto in quel paese – ha spiegato che le norme antisismiche ci sarebbero, e che dal 2012 il governo centrale ha avviato una severa operazione di demolizione e ricostruzione degli edifici più vulnerabili, gestita in prima persona da funzionari pubblici; ma le norme spesso non vengono rispettate, per faciloneria o per dolo, ovvero corruzione – il cemento armato che abbiamo visto sbriciolato come polvere fa pensare proprio a questo – e la sostituzione di tutti gli edifici vulnerabili richiederà molti decenni».

Secondo Michele Orifici, vicepresidente nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale nel nuovo Codice degli Appalti mancano specifici riferimenti alla compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica dell’opera da realizzare. «Oltre ai terremoti, in Italia dal 2007 al 2021, sono morte ben 336 persone per inondazioni e frane. Colpisce, nonostante tutto ciò, che nella stesura del “Nuovo Codice degli appalti”, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 dicembre scorso ed ora all’attenzione delle competenti commissioni parlamentari, nell’art. 41 manchino specifici riferimenti alla compatibilità geologica» ha denunciato geomorfologica e idrogeologica dell’opera da realizzare.

«L’assenza di tale riferimento, oltretutto già contenuto nell’art. 23 del vigente “Codice degli appalti” (D. Lgs. 50/2016), da associazione di protezione ambientale ci induce a manifestare forte preoccupazione». Secondo Orifici «la realizzazione di un’opera è condizionata dall’ambiente naturale e lo modifica -l’assenza della “compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica” oltre a non consentire un’adeguata valutazione rispetto alle trasformazioni apportate ai settori oggetto degli interventi pone preoccupanti limiti rispetto alla qualità del progetto causando di conseguenza il sostanziale rischio di ricadute negative sulla sicurezza delle opere e della salvaguardia del territorio. Come SIGEA-APS esprimiamo la forte preoccupazione di alcune semplificazioni della norma sui lavori pubblici contenuta nel “Nuovo” Codice degli appalti che si rischia di penalizzare fortemente il quadro delle conoscenze del territorio nell’ambito del quale vengono inserite le opere». 

(Riparte l'Italia - think tank quotidiano del 21/02/2023)


 
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