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Su 17.000 portafogli perduti nel mondo, quanti sono stati restituiti?
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Articolo di Redazione
22 giugno 2019 18:06
 
 L’onestà è stata molto studiata da psicologi ed economisti, ma raramente nella vita reale, e mai in 40 Paesi tutti insieme. Un’équipe di ricercatori ha testato il civismo di migliaia di persone che hanno trovato un portafoglio “perso”.
I risultati, pubblicati il 20 giugno sulla rivista Science, rivelano differenze notevoli tra Paesi, con la Svizzera e le nazioni scandinave tra le più oneste, mentre Cina, Marocco, Perù e Kazakhistan chiudono la classifica.
Ma un fenomeno notevolmente simile è stato osservato in quasi tutti i Paesi: maggiore era il contante nel portafoglio, più le persone contattavano i relativi proprietari. In media, il 40% dei portafogli senza denaro è stato restituito, rispetto al 51% di quelli che contenevano denaro. La disonestà non aumenta apparentemente con la quantità di guadagno potenziale dopo il furto, contraddicendo la visione di un essere umano puramente motivato dall’interesse materiale.

Un altruismo ... non molto onesto
Per l’équipe dei ricercatori dell’Università di Zurigo, del Michigan e dell’Utah, questi lavori e dei sondaggi complementari dimostrano due aspetti fondamentali del comportamento umano: l’altruismo, così come la forza propulsiva della propria immagine e della paura di vedersi come un ladro. “Quando le persone possono trarre vantaggio da un comportamento disonesto, il desiderio di imbrogliare aumenta, ma aumenta anche il costo psicologico di vedere se stessi come un ladro -e talvolta questo ha il predomino sull’altro”, scrivono gli autori.
L’esperimento, che è costato 600.000 dollari, è inedito per la sua ampiezza. Più di 17 mila portafogli identici sono stati depositati da alcuni assistenti dei ricercatori ai banconi di diversi luoghi (alberghi, banche, commissariati….), circa 400 per ogni Paese. Questi assistenti dichiaravano ad un impiegato di aver trovato il portafogli per terra e gli chiedevano di occuparsene, e poi se ne andavano. Ogni portafoglio, in plastica trasparente, conteneva tre biglietti da visita (con indirizzo E-mail), una lista della spesa, una chiave e niente soldi, ma l'equivalente in potere d'acquisto e valuta locale di $ 13,45.

La Svizzera al primo posto della classifica
La percentuale di portafogli restituiti è andata oltre il 70 in Norvegia e Svizzera. In Cina, meno del 10% degli impiegati lo hanno fatto per un portafogli vuoto, e più del 20% quando dentro c’erano degli Yuan. In Usa, Regno Unito e Polonia, hanno fatto l’esperimento con circa 95,15 dollari, aumentando la restituzione nel 72% dei casi.
A dimostrazione dell’altruismo, i portafogli lasciati e che non contenevano una chiave erano tra quelli meno resi. “Quando ci sono dei soldi, le persone hanno subito l’impressione di rubare, e l’impressione è ancora più forte quando la quantità di soldi aumenta”, dice Christian Zund, dottorando all’Università di Zurigo. La ricchezza o povertà relativa non sono sufficienti a spiegare le differenze tra Paesi, precisa Alain Cohn, professore all’Università del Michigan.
I valori culturali locali e il sistema politico sembrano avere la loro influenza. Per esempio, più i legami famigliari sono storicamente forti in un Paese, meno i portafogli erano restituiti – con l’Italia meno civica della Francia.
Questo può darsi perché le persone sono più abituate ad occuparsi del loro piccolo gruppo che di sconosciuti, suppone Christian Zund. L’équipe ha anche domandato a 279 economisti di prevedere se i portafogli ben pieni sarebbero stati o meno restituiti. Meno di uno su tre ha previsto correttamente il risultato.
Cosa che fa dire ad Aain Cohn che “anche gli esperti hanno una visione troppo pessimista delle motivazioni delle persone”. Le persone sono più morali rispetto a ciò che si crede; le autorità farebbero meglio ad ispirarvisi per meglio elargire delle carote morali che non bastoni. In quanto al primo posto della Svizzera, da dove vengono i tre quarti dei coautori, Alain Cohn risponde: “Bene, siamo felici di vedere la Svizzera in cima alla classifica”.



(da un lancio dell’agenzia AFP – France Press – del 21/06/2019)
 
 
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