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 ITALIA - ITALIA - Staminali. Sperimentato a Palermo metodo cura sclerosi multipla
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Notizia 
20 marzo 2015 18:34
 
Il trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche in pazienti affetti da una forma particolarmente aggressiva di sclerosi multipla, in sostituzione del trattamento farmacologico, è in grado di bloccare la progressione dei processi patogenetici e prevenire la disabilità. Il centro di sclerosi multipla dell'Unità operativa di neurologia dell'Azienda Villa Sofia Cervello, punto hub per le province di Palermo e Trapani, ha avviato un protocollo di ricerca e di terapia che, in linea con gli attuali indirizzi prevalenti a livello internazionale, sta portando avanti con successo questa strategia terapeutica. Sono stati 4 i pazienti affetti da sclerosi multipla (tre donne e un uomo) sottoposti nell'ultimo anno, con esiti positivi, a trapianto, in collaborazione con l'Unità trapianti midollo osseo sempre di Villa Sofia Cervello. I trapiantati erano soggetti no - responder al trattamento con farmaci di I e II linea (Natalizumab - Fingolimod), che per la giovane età al momento del trattamento e la precocità dell'intervento hanno suscitato l'interesse della comunità scientifica nazionale e internazionale. Il trapianto può essere effettuato solo per forme particolarmente aggressive di sclerosi multipla, in casi quindi limitati e attentamente selezionati, ed è preceduto da un forte trattamento immunosoppressore con altissime dosi chemioterapiche che azzerano il sistema immunitario del paziente e lo preparano alla successiva infusione delle cellule staminali emopoietiche ottenute dal suo stesso sangue (trapianto autologo). Due recenti studi internazionali, uno inglese pubblicato sulla rivista statunitense Jama e uno italiano uscito su Neurology, hanno confermato, seppur su numeri non ancora elevati, la validità del metodo, che presenta bassi livelli di rischio, legati fondamentalmente al trattamento immunosoppressore. "Il trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche - spiega il dr. Salvatore Cottone direttore dell'Unità operativa di neurologia - pur gravato da rischi insiti nell'intensa immunosoppressione cui i pazienti sono sottoposti, rappresenta al momento uno dei trattamenti più efficaci per pazienti con sclerosi multipla aggressiva, poiché è in grado di spegnere per molti anni l'infiammazione che è alla base del decorso rapidamente evolutivo di forme particolarmente maligne di malattia".
 
 
 
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