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 ITALIA - ITALIA - Stamina: Consulta, terapie devono basarsi su evidenze scienza
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Notizia 
5 dicembre 2014 18:35
 
Le decisioni sulle scelte terapeutiche non possono essere legate a discrezionalità politica, ma devono basarsi su evidenze scientifiche. Il decreto Balduzzi, che ha autorizzato la prosecuzione del metodo Stamina per chi vi avesse fatto accesso prima della legge escludendo successive richieste, ha in parte derogato a tali principi perché agiva in un "contesto anomalo", ma è irragionevole estendere tale deroga. Con queste motivazioni la Consulta ha dichiarato non fondata la questione di legittimità sollevata dal Tribunale di Taranto.
A sollevare questione di legittimità costituzionale sull'articolo 2 del decreto n. 24 del 2013, il cosiddetto decreto Balduzzi, appunto, era stato il Tribunale di Taranto nell'ambito di una causa intentata da un paziente che chiedeva di vedersi somministrare il trattamento Stamina. Una richiesta successiva all'entrata in vigore del decreto, che ha fatto salve solo situazioni in cui la cura era già iniziata. Un duplice binario che, secondo il Tribunale di Taranto, creava disparità di trattamento tra pazienti e nell'accesso alle cure: di qui il sospetto di violazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione sui diritti inviolabili, la pari dignità di tutti i cittadini e il diritto alla salute. Su questa base il tribunale ha chiesto l'applicazione delle cure e ha rimesso la questione di costituzionalità alla Consulta. La Corte costituzionale ha depositato oggi la sua decisione, con la sentenza n. 274, di cui è relatore il giudice Mario Rosario Morelli, che nel dichiarare non fondata la questione, torna ad affermare un principio centrale: le "decisioni sul merito delle scelte terapeutiche, in relazione alla loro appropriatezza, non potrebbero nascere da valutazioni di pura discrezionalità politica del legislatore, bensì dovrebbero prevedere 'l'elaborazione di indirizzi fondati sulla verifica dello stato delle conoscenze scientifiche e delle evidenze sperimentali acquisite, tramite istituzioni e organismi - di norma nazionali e sovranazionali - a ciò deputati, dato l'essenziale rilievo che a questi fini rivestono gli organi tecnico-scientifici'". Fermo restando questo quadro di riferimento, il decreto Balduzzi è intervenuto in un "contesto anomalo", una "particolare situazione fattuale" nella quale erano già stati "avviati trattamenti con cellule staminali per iniziativa di vari giudici" in via cautelare. In questa situazione, la norma, "ha parzialmente derogato ai principi di cui sopra" e ha privilegiato "principi di continuità terapeutica ed esigenze di non interferenza con provvedimenti dell'autorità giudiziaria", consentendo per questo "la prosecuzione dei trattamenti con cellule staminali già 'avviati' o già ordinati da singoli giudici". Ma estendere questa deroga sarebbe "irragionevole", tanto più alla luce del blocco della sperimentazione del metodo Stamina decisa dal ministero della Salute. Le circostanze particolari in cui è stato varato il decreto Balduzzi non ricorrono più nei confronti dei pazienti che abbiano chiesto il trattamento dopo l'entrata in vigore della norma: per loro quindi "non trova giustificazione una deroga al principio di doverosa cautela nella validazione e somministrazione di nuovi farmaci".
 
 
 
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