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 ITALIA - ITALIA - Italia. Le staminali e le applicazioni in oculistica, il congresso di Maiori
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10 giugno 2004 19:36
 
Dal 3 al 5 giugno, la citta' di Maiori, in costiera amalfitana, ha puntato l'attenzione sulle principali novita' in campo oculistico con il Terzo Congresso nazionale della Sicso (Societa' italiana cellule staminali e superficie oulare), per parlare, soprattutto, delle cellule staminali, ultima frontiera per la cura della cornea. Grazie a una tecnica gia' diffusa in numerosi centri della penisola, le cellule staminali, possono, infatti, restituire una vista normale a circa 500 italiani l'anno. Ad organizzare l'evento, sono stati i professori Vincenzo Napoli (primario di Oculistica all'Azienda ospedaliera S. Giovanni di Dio di Salerno) e Vincenzo Sarnicola (primario di Oculistica a Grosseto, nonche' il primo in Italia ad aver effettuato un trapianto di cellule staminali corneali da donatore vivente).
Nell'ultimo triennio sono stati effettuati circa 13.700 trapianti in Italia e, dai dati della Sitrac (Societa' italiana trapianto di cornea), risulta un aumento annuale del numero dei trapianti di circa il 55% (dai 1.594 casi del 1996 ai 3.500 del 2002). Attualmente oltre il 95% delle cornee impiantate proviene inoltre da banche degli occhi italiane, grazie all'impulso dato alla donazione e al ruolo fondamentale dei coordinatori. Per coloro i quali il trapianto di cornea fallisce -se ne calcolano circa tremila nel nostro Paese- esistono dunque nuove speranze rispetto al passato.
"Le cellule staminali sono le uniche capaci di riparare completamente i danni provocati da alcune malattie che colpiscono la cornea -spiega il prof. Sarnicola- La metodica e' arrivata in Italia nel 1999 ed oggi e' disponibile in diverse strutture. Le staminali possono essere prelevate da cadavere o da vivente (fratelli o genitori del paziente), cosi' da limitare il rischio di rigetto e consentono di ricostruire la superficie oculare danneggiata, su cui si puo' poi effettuare l'eventuale trapianto di cornea classico". E' cosi' che ottimi risultati si sono ottenuti su persone che hanno subito danni oculari da sostanze caustiche, come acidi e calce viva, spesso provocati da incidenti sul lavoro.

L'intervento che e' stato al centro dell'attenzione del congresso e' stato quello della 'cheratoplastica lamellare', ed e' sostanzialmente il trapianto della parte piu' superficiale della cornea, e che porta al 100% le possibilita' di sopravvivenza della cornea trapiantata, eliminando le complicanze gravi dovute al rigetto.
"Nel trapianto classico, che prevede la sostituzione dell'intera cornea -spiega Sarnicola- vi e' sempre un 10% dei casi di insuccesso a causa del rigetto. Di questi, il 60-70% guarisce con farmaci immunosoppressivi come la ciclosporina, il 30-40% va invece incontro al fallimento".
Il motivo sta nel fatto che la parte piu' profonda della nuova cornea, l'endotelio, non viene riconosciuta mai completamente dall'organismo. E anche nei casi in cui si interviene con i farmaci antirigetto, a lungo andare l'organismo reagisce e spesso finisce con l'espellere quello che ritiene un corpo estraneo.
"Se io pero' non trapianto tutta la cornea, ma solo la lamella piu' esterna, lasciando l'endotelio originale non ho piu' i problemi di rigetto inarrestabile dell'endotelio". Questo, pero', e' molto piu' facile a dirsi che a farsi, visto il chirurgo oftalmico deve lavorare su spessori infinitesimali, badando a non intaccare gli ultimi 20-30 millesimi di millimetro di tessuto che restano, pena la perforazione dell'endotelio e l'obbligata riconversione dell' intervento in un trapianto tradizionale, con la perdita di ogni beneficio futuro.

Questo tipo di intervento, evidentemente molto piu' complicato di un trapianto normale, nasce in Giappone negli anni 1998-99 e viene portato in Italia nel 2001 proprio da Sarnicola. Oggi e' utilizzato dal 20% dei chirurghi oftalmici nei centri piu' importanti d'Italia soprattutto per i casi di cheratocono. Questa e' una malattia che porta alla deformazione progressiva della cornea, tanto che chi ne e' affetto vede in modo sempre piu' deformato. E' di origine genetica e colpisce i piu' giovani, solitamente entro i 20 anni.
"Proprio il fatto che i pazienti sono giovani e' il punto di forza della cheratoplastica lamellare, perche' con questo intervento si risolve ogni futuro problema di rigetto".
Sono circa 3.000 ogni anno in Italia i casi di cheratocono. Ma solo il 20% di questi pazienti viene operato con la nuova tecnica (Sarnicola l'anno scorso ne ha operati 160 con una percentuale di successi del 97%) che, essendo difficile da imparare, e' stata discussa in modo approfondito nel corso del congresso Sicsso, cui hanno partecipato 350 specialisti da tutto il mondo, molti dei quali ai massimi livelli. Fra i piu' interessati gli americani, poiche' negli Usa la cheratoplastica lamellare non e' stata ancora introdotta in via definitiva.
 
 
 
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