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 ITALIA - ITALIA - Tribunale di Bologna: fecondazione assistita un diritto anche per coppie non sterili, si' a analisi pre-impianto
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1 luglio 2009 0:00
 
Saltano gli steccati della legge sulla fecondazione artificiale, sotto i colpi dei giudici. Un'ordinanza del tribunale di Bologna depositata due giorni fa aggiunge novità e rafforza, con una serie di chiarimenti, la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso marzo che in pratica aveva abbattuto i paletti più invisi alla comunità scientifica.
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COMMENTI

Il commento della sen. Donatella Poretti (Radicali-Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'):
Triste un Paese che garantisce il diritto alla salute attraverso singole sentenze della magistratura.
Triste un Paese in cui il Parlamento persegue la politica dello struzzo e il legislatore demanda alle aule dei tribunali la soluzione di problemi sanitari.
Tutti i limiti della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita sono noti al Parlamento fin dalla sua applicazione, a partire dall'accesso alle tecniche alle coppie portatrici di malattie ereditabili e dalla necessita' di disciplinare la diagnosi preimpianto.
Tutto e' noto, tutto tace, tranne le battaglie oscurantiste della sottosegretaria Eugenia Roccella e dei suoi compagni di strada appositamente infilati in commissioni (1) utili ad appesantire burocraticamente la materia, nell'ottica della crociata antimodernista spacciata per battaglia contro l'eugenetica.
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"L'ordinanza del tribunale di Bologna e' un atto contro la vita e l'embrione e si oppone al Parlamento e alla sovranita' popolare. Si tratta di un gesto golpista, ideologico che impone l'eugenetica". Lo dichiara il parlamentare della Lega nord Massimo Polledri. "La scienza - prosegue Polledri - prevede che il numero esatto per l'impianto degli embrioni, rispettoso della salute della donna e compatibile con il successo dell'intervento, e' pari a tre. Il tribunale, di fatto, ha deciso che si possa compiere una selezione degli embrioni e congelarne un numero indefinito. Auspico che il sottosegretario alla Salute, Eugenia Rocella presenti al piu' presto le nuove linee guida sulla procreazione".

"La recente ordinanza del Tribunale di Bologna riscrive di fatto la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. In un solo colpo viene vanificato il lungo dibattito che si e' avuto nel Paese e nel Parlamento, rendendo carta straccia tutte le riflessioni dedicate alle problematiche etiche della generazione umana tese a garantire il riconoscimento e il valore della vita embrionale, anche se malata". E' il commento del Centro di Ateneo di Bioetica dell'Universita' Cattolica, diretto dal prof. Adriano Pessina sull'Ordinanza di Bologna in merito alla legge 40. L'ordinanza prevede che alle tecniche di procreazione medicalmente assistita possano ricorrere anche coppie non sterili che hanno gia' avuto figli, ma che sono nati con gravi patologie, cosi' da poter generare e selezionare gli embrioni e decidere quali destinare all'impianto e quali congelare. "In questo modo - sottolinea Pessina - queste tecniche cessano di essere pensate come 'terapie' in senso lato per la sterilita', e diventano mezzi per il 'controllo di qualita' dei figli generati in provetta e successivamente selezionati in base a criteri di salute. Niente di diverso rispetto all'eugenetica, se non il fatto che non e' imposta dallo Stato. Di fatto della legge 40 resta soltanto il divieto alla fecondazione eterologa, visto che questa ordinanza prevede addirittura la generazione di un minimo di 6 embrioni (contro una legge che ne prevedeva un massimo di tre!). Un salto in avanti, perche' in questo modo si legittima un diritto di vita e di morte sul generato che nemmeno la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza aveva mai direttamente avallato. Generare 'con riserva' un figlio per poi decidere se permettergli o no di continuare a vivere in base alle sue condizioni di salute e' compatibile con i due postulati della democrazia occidentale che prevedono l'uguaglianza di tutti gli uomini e la loro pari dignita'?
Questa impostazione va oltre il dibattito sull'aborto perche' pone direttamente nella volonta' dei futuri genitori il diritto alla selezione dei figli generati, consegnati di fatto alla tecnologia riproduttiva e alle sue logiche. Al di la' del numero di persone che vorranno usare questa tecnica, e' inquietante il messaggio che passa: la malattia torna ad essere considerata una condanna che esclude il malato dalla sfera dei diritti fondamentali. Inoltre c'e' un problema generale che va considerato, specialmente nel campo della bioetica si assiste ad una trasformazione delle leggi attraverso l'operato dei giudici: l'oggettivita' della legge e' vanificata dalla pluralita' delle sentenze. Il diritto che una generazione - conclude la nota - si confeziona diventa la morale di quella successiva: un caso puo' diventare la via per introdurre di nuovo l'idea che ci siano vite non degne di essere vissute".

'Il tribunale di Bologna stravolge la sentenza della Corte Costituzionale ed emette un'ordinanza che di fatto aggira e contrasta con la legge 40. Dalla magistratura l'ennesima, inaccettabile invasione di campo'.
Cosi' Simonetta Licastro Scardino, componente della Commissione Politiche dell'unione europea e della Commissione Difesa del Senato, ha commentato l'Ordinanza del Tribunale di Bologna in merito alla legge 40. L'ordinanza, infatti, prevede che alle tecniche di procreazione medicalmente assistita possano ricorrere anche coppie non sterili che hanno gia' avuto figli, ma che sono nati con gravi patologie.
'Le leggi e le loro eventuali modifiche - ha proseguito Licastro - si approvano solo ed esclusivamente in Parlamento. Presentero' un'interrogazione per chiedere al Governo di fare chiarezza in materia, attraverso una veloce e rapida emanazione delle nuove linee guida. L'ordinanza di Bologna fa riemergere lo spettro della selezione eugenetica degli embrioni, un pericolo che sembrava superato grazie all'approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita. A questo punto occorre intervenire immediatamente per scongiurare che si torni al caos ed al far west esistente in materia prima dell'approvazione della legge 40'.

'L'ordinanza del tribunale di Bologna, che avalla le tecniche di fecondazione assistita anche per coppie non sterili, conferma che la sentenza della Corte Costituzionale del marzo scorso non era un caso isolato'. Lo dichiara il deputato dell'Unione di Centro, Luca Volonte'.
'Assistiamo a una deriva giurisdizionale in aperto contrasto con la legislazione italiana. I giudici - prosegue Volonte' - non possono sostituirsi al Parlamento ne', in questo caso, al popolo italiano, che quattro anni fa, in occasione del referendum, aveva confermato la bonta' della legge 40. Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella - conclude il deputato dell'Udc - presenti quanto prima le nuove linee-guida sulla procreazione, che siamo pronti a sostenere'.

"L'ordinanza del Tribunale di Bologna e' in piena contraddizione con la Legge 40, con la volonta' espressa dal popolo italiano nel referendum del 2005 e anche con quanto recentemente espresso dalla Corte Costituzionale".
Lo afferma l'Associazione Scienza e Vita che parla di una "volonta' di ratificare, per via giudiziaria, una cultura eugenetica". La nota esprime "sconcerto per l'accelerazione della prassi giudiziaria, rispetto a una riflessione che dovrebbe essere sviluppata in altri contesti", e rileva che la sentenza "nel dare il via libera alle procedure per eseguire la diagnosi preimpianto, di fatto mira a sovvertire la Legge 40".
Seguendo tale decisione, afferma l'associazione, "si promuoverebbe la sovraproduzione e la selezione degli embrioni, la crioconservazione degli embrioni in soprannumero e la soppressione degli embrioni, sia direttamente, quando portatori di patologie, sia indirettamente, in quanto la distruzione degli embrioni e' insita nella tecnica, come ampiamente documentato nella letteratura scientifica".

Sulla procreazione il tribunale di Bologna 'sovverte la legge'. Lo sostiene il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, commentando il via libera alle procedure per la diagnosi preimpianto dato dopo la sentenza del che ha accettato il ricorso presentato da una coppia nella quale la donna e' portatrice della distrofia muscolare.
'Quando qualcuno propone l'elezione diretta dei pubblici ministeri o dei giudici - osserva Mantovano - i giudici e i pubblici ministeri insorgono, sostenendo che la loro funzione non puo' essere condizionata dalle dinamiche della formazione del consenso. Logica vorrebbe che, condividendo questo principio, vigesse una sana reciprocita': che cioe' i giudici non sostituiscano il Parlamento e non varino, con sentenza, regole esattamente opposte a quelle volute dalle due Camere'.
Invece, sottolinea, 'la rivendicazione di autonomia e' unidirezionale, come attesta, da ultimo, la decisione in tema di fecondazione artificiale del tribunale di Bologna, che ribalta una legge democraticamente votata, e ancor piu' democraticamente convalidata con referendum'.
Il tribunale di Bologna, cioe', per il sottosegretario, 'assurge al ruolo di attore politico senza passare dal vaglio del consenso: sarebbe interessante che Anm e Csm, cosi' prodighi di prese di posizione contro l'elezione dei giudici, spiegassero se a Bologna siamo di fronte a una anomalia, oppure no'.

'La legge 40 e' una pessima legge che viola i diritti di chi vuole un figlio invece di tutelarli, ed e' per questo che da quando e' entrata in vigore ha perso molti pezzi a causa di una serie di sentenze della magistratura'. Lo dichiara Silvana Mura, deputata di Idv e membro della Commissione affari sociali. 'L'ordinanza del tribunale di Bologna - sottolinea Mura - ha fatto venire meno l'ennesima ingiustizia in danno delle coppie non sterili ma portatrici di patologie genetiche.
Invece di ingaggiare il solito aspro duello tra chi accusa la magistratura di sostituirsi al potere legislativo del parlamento e chi, invece, difende le sentenze sarebbe ora - conclude - di ripensare integralmente una legge che non e' mai stata in grado di funzionare'.

Enrico La Loggia, vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera dei Deputati, ha sollecitato il governo a intervenire sulle linee guida della fecondazione assistita. "Tutti sono soggetti alla legge, o no? Alcuni ritengono, come nel caso di Bologna, di poter legiferare con le ordinanze violando la legge esistente", ha dichiarato in una nota.
"Cio' che accade sulla fecondazione assistita non solo e' riprovevole, ma illegittimo", ha aggiunto, "intervenga il governo sulle linee guida".

'E' particolarmente preoccupante questo uso distorto delle sentenze che nel metodo, prima ancora che nel merito, stravolgono l'ordine istituzionale del Paese in ragione di posizioni meramente ideologiche'. Lo afferma il vicepresidente Pdl della Camera Maurizio Lupi riferendosi all'ordinanza del Tribunale di Bologna sulla legge 40 sulla fecondazione assistita.
'Assistiamo ad un altro tentativo di cambiare il sistema a colpi di interventi della Magistratura - prosegue Lupi - La normativa, piaccia o no, e' legge dello Stato e per essere modificata o abrogata e' necessario un intervento del Parlamento'.

Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl, afferma che 'la decisione del Tribunale di Bologna di consentire il ricorso alla fecondazione assistita anche alle coppie non sterili, in presenza di malattie genetiche trasmissibili, si adegua alla recente sentenza della Consulta ed inquadra la legge 40 in una cornice giuridicamente coerente con le disposizioni costituzionali'.
Della Vedova non condivide chi accusa 'i tribunali di continuare ad attaccare le norme piu' qualificanti della legge 40', perche', a suo avviso, i giudici civili, amministrativi e costituzionali hanno 'evidenziato e censurato le incongruenze delle sue disposizioni piu' massimaliste rispetto ai principi generali dell'ordinamento giuridico in tema di autonomia dei medici e diritto alla salute delle donne'.
Il parlamentare critica poi 'la pretesa di vietare, attraverso la diagnosi pre-impianto, la selezione degli embrioni e di continuare a consentire la diagnosi prenatale e l'aborto terapeutico'.

"L'ordinanza del tribunale di Bologna con cui si consente a una coppia portatrice di una malattia genetica di usufruire della diagnosi preimpianto, e' l'ennesimo tentativo, operato da alcuni magistrati, di forzare l'interpretazione di una legge votata dal Parlamento e confermata da un referendum popolare, fino a riscriverla completamente". Cosi', in una nota, il sottosegretario al Welfare con delega alla bioetica Eugenia Roccella critica duramente l'ordinanza del tribunale bolognese che apre alla diagnosi preimpianto.
"Contrariamente a quanto appariva dai primi commenti dell'avvocato e della stampa, la sterilita' della coppia pare accertata secondo i criteri della legge - scrive Roccella in una nota - il tribunale di Bologna ha invece cercato di espandere la sentenza della Corte Costituzionale fino a utilizzarla come copertura per ammettere 'il diritto di abbandonare l'embrione risultato malato', selezionando e impiantando solo quello sano. L'operazione appare complicata, perche' la sentenza della Corte si limitava a lasciare la responsabilita' di decidere il numero degli embrioni da produrre e impiantare al medico, rispettando naturalmente i criteri stabiliti dalla legge, tra cui il divieto di 'creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario' e il divieto di 'ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni'".
 "Ma il tribunale di Bologna - incalza il sottosegretario - ignora la questione, giudicando il divieto di diagnosi preimpianto a scopo eugenetico 'irragionevole'.
Con questa ordinanza si introduce per la prima volta nel nostro Paese, senza neppure un dibattito pubblico e contro la volonta' espressa del Parlamento e dagli elettori, il 'diritto' dei genitori di selezionare geneticamente il figlio, e di 'abbandonare' quello malato. Un essere umano avrebbe diritto a nascere solo se sano, e se corrispondente ai desideri della madre e del padre".
"Un'ipotesi del genere - prosegue Roccella - e' una ferita profonda al concetto di eguaglianza tra gli uomini e alla solidarieta', ma soprattutto stravolge il senso delle relazioni tra genitori e figli, sottoponendo l'amore materno e paterno, per sua natura gratuito e incondizionato, a valutazioni discriminatorie. 'Tu si', tu no', tu puoi venire al mondo, tu no, perche' sei imperfetto e inadeguato: e' la vecchia eugenetica che riaffiora in forme aggiornate dalle opzioni tecnologiche", conclude polemica il sottosegretario.

'Ancora una volta si vuole mistificare la realta' affermando che la legge 40 del 2004 vieta la diagnosi genetica di pre-impianto'. Lo ha dichiarato Gianni Baldini, avvocato della coppia per la quale e' stata data, dal Tribunale di Bologna, l'autorizzazione alla diagnosi pre-impianto.
'L'ordinanza di Bologna - precisa l'avvocato - rileva come il 'il divieto di diagnosi non esiste' e che al contrario in forza del 'diritto della coppia di chiedere informazione sullo stato di salute degli embrioni prodotti', ma soprattutto della tutela della salute fisica e psicologica della madre, la diagnosi deve ritenersi pienamente legittima se non addirittura doverosa ove il paziente lo richieda.
'Non si comprende su quali basi - afferma Baldini in una nota - il Sottosegretario continui ad affermare, di fronte all'evidenza, che la diagnosi e' vietata alimentando quella disinformazione che pur non potendo stravolgere la realta', crea molta incertezza sia per gli operatori che per i pazienti. Il sottosegretario - conclude - dovrebbe avere piu' rispetto per chi soffre per la nascita di un bambino che ad appena 8 anni e' gia' al termine della sua vita'.
 
 
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