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 ITALIA - ITALIA - Staminali. Premio Levi Montalcini per ricerca contro Sla
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26 maggio 2016 13:09
 
E' Alice Laroni la vincitrice 2016 del Premio Rita Levi Montalcini, assegnato dal 1999 dalla Fondazione di Aism per riconoscere l'impegno e il valore dei giovani ricercatori nella ricerca scientifica sulla sclerosi multipla. A premiare la giovane scienziata Mario Melazzini, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), nel corso del Congresso scientifico annuale dell'Associazione italiana sclerosi multipla e della sua Fondazione, oggi a Roma in coincidenza con la Giornata mondiale dedicata alla malattia. Co-autrice di 21 pubblicazioni sulla malattia, Laroni ha ricevuto il riconoscimento per i risultati ottenuti in due settori di studio sulla malattia: la ricerca di base sulle cause che possono scatenare la malattia e la ricerca clinica su nuovi trattamenti, legata in particolare alle cellule staminali mesenchimali. "Sono ricercatrice ma anche medico", racconta Laroni. "Al Centro sclerosi multipla seguo tanti giovani e tante donne della mia età. Il nostro è un incontro che dura tanti anni. Costruiamo un rapporto di alleanza, terapeutica e umana. Vedo le persone crescere, a volte sposarsi, a volte separarsi. E cerco sempre di scegliere insieme a loro il percorso più efficace per la terapia. Dando le buone e anche le cattive notizie su come sta andando. E' nell'incontro quotidiano con le persone con sclerosi che alimento costantemente le domande che aprono la ricerca di cui mi occupo". Laroni lavora a tempo determinato all'Università di Genova, dove è arrivata dopo la laurea e la specializzazione all'Università di Padova. La sua storia è legata alla scuola di ricerca Aism. "Ho avuto a disposizione le risorse, ma anche la fiducia, il dialogo e il confronto che mi hanno fatto compiere tanta strada per arrivare alla fine a restare in Italia. Grazie alla fiducia ricevuta ho realizzato un sogno", dice.
Nell'ultimo studio pubblicato, a inizio 2016 su 'Journal of Autoimmunity', Laroni ha studiato le cellule regolatorie del sistema immunitario innato. Si ritiene che sia costituito dai 'soldati semplici' dell'immunità. Alcuni di questi soldati si chiamano natural killer (Nk) e hanno il ruolo di attaccare e uccidere le cellule malate del nostro corpo. Le cellule tumorali o quelle infettate da virus vengono assalite ed eliminate dalle cellule Nk. "Abbiamo visto in laboratorio come le cellule Nk non solo attaccano i tumori o le cellule infettate da virus, come è noto da tempo, ma nelle persone sane sono anche in grado di uccidere i linfociti T", spiega la ricercatrice. "Ma nella sclerosi multipla, per semplificare, non funzionano bene: provocano un eccesso di infiammazione e sono dunque alla base dell'attacco autoimmune verso la mielina. Le cellule Nk, dunque, sono in grado di prevenire in chi è sano un eccesso di infiammazione. Nella sclerosi invece, per quanto abbiamo osservato le cellule Nk non riescono a svolgere questa funzione, perché gli stessi linfociti T liberano alcuni segnali che inibiscono l'azione dei killer naturali del sistema immunitario innato". Lo studio di Laroni, per quanto si tratti di una ricerca immunologica di base, potrebbe aprire la via alla messa a punto di terapie che riescano a ripristinare la corretta funzione delle cellule Nk e dunque un adeguato controllo dell'attivazione dei linfociti T. Per quanto riguarda la cellule staminali mesenchimali, invece, il progetto Memens, il cui primo investigatore è Antonio Uccelli, intende reclutare 185 persone con sclerosi per sperimentare sicurezza ed efficacia di un trattamento con cellule staminali mesenchimali a confronto con un trattamento placebo. Lo stesso protocollo viene attuato oggi in 7 nazioni: Iran che ha iniziato da pochissimo, Francia, Spagna, Inghilterra, Danimarca, Canada e Italia che partecipa con tre centri (Genova, Milano San Raffaele e Università di Verona). A oggi sono stati arruolati 120 pazienti, di cui 30 in Italia. 
 
 
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