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 ITALIA - ITALIA - Moratoria Onu sull'aborto? Non si farà, un coro di no da tutto il mondo
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3 novembre 2009 16:26
 
'Non c'e' un consenso a livello internazionale' per promuovere in sede Onu una risoluzione che condanni l'aborto come strumento di controllo demografico. Anzi, molti dei Paesi dell'Unione europea ed extra Ue 'farebbero opposizione' a iniziative del genere. E' quanto si legge in una relazione del ministero degli Esteri relativa all'attuazione delle mozioni Buttiglione (Udc) e Barani (Pdl) approvate dalla Camera il 15 luglio scorso con il si' di Pdl, Lega e Udc (a cui si era unito il voto della teodem Paola Binetti) e con l'astensione di Pd e Idv. Le mozioni, accolte dal governo, impegnavano l'esecutivo a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite 'che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell'aborto'. Le proposte Buttiglione-Barani, accolte dal governo e salutate con entusiasmo dai cattolici di entrambi gli schieramenti quando furono approvate, sembrano quindi non avere alcuna 'chance' cosi' spiega la Farnesina, di arrivare all'attenzione dell'assemblea Onu. In pratica, paiono destinate a rimanere lettera morta.
La relazione sul seguito dato all'attuazione degli impegni del governo sulle mozioni risale al 22 ottobre scorso ed e' stata trasmessa al parlamento una settimana fa con una lettera del ministro degli Esteri. Nella nota si spiega che 'al fine di assicurare un concreto seguito al dispositivo delle mozioni, sono stati tempestivamente sondati i parteners Ue e i principali attori internarizonali' per 'ricercare il necessario consenso alla presentazione di una risoluzione'. Pero', si annuncia, 'l'accoglienza della de'marche (dell'iniziativa, ndr.) da parte dei partners comunitari e' stata tiepida'.
Senza fare nomi, si spiega quindi che 'solo un Paese ha aderito senza riserve all'eventualita' di avviare la presentazione di una risoluzione nei termini delineati dalle mozioni'. Gli altri Paesi, 'anche quelli che storicamente hanno posizioni analoghe a quelle che ispirano le mozioni, hanno messo l'accento sulle difficolta' di un tale processo, giungendo in alcuni casi a preannunciare una loro opposizione a eventuali iniziative a livello Ue e Onu'.
Il ministero degli Esteri, nella sua nota sulle mozioni Buttiglione-Barani approvate lo scorso 15 luglio dalla Camera, elenca quindi le 'argomentazioni piu' spesso evocate' dai Paesi contattati per dire 'no' a una moratoria internazionale dell'aborto obbligatorio. Le osservazioni, che sono riassumibili in quattro punti, vanno dalla non opportunita' di riaprire la questione, perche' esistono dei documenti gia' approvati in anni passati con il consenso internazionale, al fatto che si rischierebbe di provocare 'fratture' tra i partners Onu.
Tra le argomentazioni, innanzitutto, e' stato sottolineato che 'la condanna dell'aborto come strumento di controllo demografico e' gia' contenuta nel Programma di azione del Cairo del 1994 e ripresa nella Dichiarazione e nel programma di azione di Pechino del 1995. Entrambi i testi- si sottolinea a livello internazionale - furono adottati per consenso' e quindi 'qualsiasi altra pronuncia internazionale in merito, che dovesse avvenire in modo non consensuale, costituirebbe un passo indietro rispetto al linguaggio cristallizzato nei citati strumenti'.
Seconda osservazione: 'La questione evocata, con i temi ad essa correlati, rischierebbe di provocare fratture all'interno della stessa Ue e, piu' in generale, in seno alla 'membership' Onu. Sulla questione dell'aborto- si legge nella relazione della Farnesina- non vi e' consenso nella comunita' internazionale e il linguaggio consolidato sui temi che in un modo o nell'altro vi sono connessi e' il frutto di complessi e edelicati negoziati, che tengono conto delle diverse sensibilita' etiche, religiose e politiche che vengono toccate'. Risulta quindi 'difficile- prosegue la relazione- riaprire contestualmente la questione degli strumenti di contraccezione e della pianificazione familiare in genere' perche' 'da piu' parti e' stato messo in luce come le posizioni dei Paesi Ue sull'aborto e sulla sfera sessuale e riproduttiva siano molto diverse, e ricordato come queste divergenze vengano in luce ogni qualvolta i 27 si trovino a negoziare testi su questi argomenti'.
Il 'no' a una moratoria Onu contro l'aborto obbligatorio, specifica ancora il ministero degli Esteri nella sua relazione sulle mozioni Buttiglione-Barani, e' sostenuto a livello internazionale, anche da una terza argomentazione. E cioe', perche' c'e' 'il rischio' che l'iniziativa 'abbia conseguenze negative sul raggiungimento di posizioni comuni su altre tematiche di fondamentale importanza per la salute e la tutela dei diritti delle donne'. L'iniziativa, anzi, potrebbe risultare 'a detta di alcuni parteners, da un lato inadeguata a garantire i diritti delle donne, essendo centratasi una specifica condanna gia' prevista nei documenti del Cairo e Pechino, e dall'altro andare a discapito di un'azione di piu' ampio respiro sulla globalita' degli aspetti economici, sociali e culturali di tali diritti'.
Ultima osservazione riportata dal ministero guidato da Franco Frattini: 'L'iniziativa si scontrerebbe in ambito Onu con la sicura opposizione di alcuni Paesi' come 'ad esempio la Cina' che 'percepirebbe l'iniziativa come una provocazione, facendo mancare il suo accordo su una risoluzione di questo tenore, compromettendo cosi' la possibilita' di raggiungere il necessario consenso'.
Viene poi ricordato come falli', nel 2007, il tentativo degli Stati Uniti (sotto la presidenza di George W. Bush) di portare la questione dell'aborto forzato all'attenzione della Commissione Onu sulla condizione femminile (Csw): gli Usa non riuscirono nemmeno a depositare la loro proposta di risoluzione 'perche' fu subito chiaro che l'opposizione di alcuni Paesi sarebbe stata molto forte e dalla stessa Ue giunsero segnali di imbarazzo per la difficolta' di raggiungere una posizione comune a 27 su tali temi'.
La Farnesina, nella sua relazione sulle mozioni Buttiglione-Barani contro l'aborto forzato, ha infine raccolto i punti di vista del competente Dipartimento del segretariato delle Nazioni Unite a New York e dell'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani a Ginevra. 'Pur concordando sulle finalita' e sui contenuti dell'iniziativa- si legge- anche questi interlocutori hanno espresso forti dubbi sulle reali possibilita' di portarla a termine'. In particolare, dalla 'Division for the advancement of Women' dell'Onu e' stato sottolineanto che 'la tematica dell'aborto e' oggetto di divisioni oggi ancora piu' che nel 2007' e che 'l'iniziativa di una risoluzione sul tema si scontrerebbe contro l'opposizione di Paesi chiave', quali la Cina, che 'vedrebbe in una campagna internazionale su questo una ingerenze nei suoi affari interni'.
Il ministero degli Esteri tira dunque le fila e spiega che 'secondo gli interlocutori sondati presso le Nazioni Unite, nell'attuale situazione degli schieramenti in assemblea generale, una risoluzione sul tema dell'aborto non avrebbe possibilita' di essere approvata'. A loro avviso, osservano dal ministero, 'sarebbe opportuno adottare sul tema un approccio graduale sull'esempio che l'Italia ha adottato sulla pena di morte' cominciando col promuovere incontri e dibattiti a New York tra esperti provenienti dai Paesi avanzati e da quelli in via di sviluppo, per 'affrontare dal punto di vista tecnico l'argomento, sganciandolo da approcci etici, religiosi o politici'.
La Farnesina quindi alza le braccia e, 'alla luce delle approfondite verifiche effettuate con i partners Ue e con i principali attori onusiani', conclude: 'Non sembrano sussistere pertanto, in questa fase, le condizioni per creare quel 'necessario consenso' che la stessa mozione approvata dalla Camera individua come condizione irrinunciabile alla presentazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controlli demografico. Esiste invece la possibilita' di ribadire costantemente la condanna di questa pratica gia' contenuta nel Programma del Cairo e nella Dichiarazione e nel Programma di Pechino. E' la strada che il governo intende percorrere promuovendo un confronto costruttivo su questa delicata e drammatica tematica'.
 
 
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