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 MONDO - MONDO - Aborto e obiezione di coscienza dei medici. La mappa mondiale
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12 marzo 2014 15:25
 
L'obiezione di coscienza medica per la pratica abortiva sembra essere diffusa ai livelli dell'Italia in poche altre parti del mondo. Anche se gli studi rigorosi sono pochi, le stime vanno dal 10% di ginecologi-ostetriche che rifiutano di effettuare l'aborto nel Regno Unito, a piu' del 70% registrato nel nostro Paese (con il 50% di anestesisti obiettori) e all'80% del Portogallo. E' quanto evidenzia il 'Libro bianco sull'obiezione di coscienza e il rifiuto a fornire assistenza riproduttiva' pubblicato dal network internazionale di medici 'Global Doctors for Choice'. Il report attinge ai dati relativi a vari Paesi pubblicati fra il 1998 e il 2013. Il rapporto contiene dati da tutto il mondo: si va dal 14% dei medici di varie specialita' a Hong Kong che risulta essere obiettore, al 17% dei farmacisti nello Stato americano del Nevada che si e' rifiutato di vendere la pillola abortiva. E ancora, in Austria risultano diverse regioni prive di assistenza in questo senso. Un sondaggio fra medici, infermieri e studenti in medicina statunitensi ha indicato che oltre due terzi e' a favore dell'aborto, ma che solo un terzo lo effettuerebbe.
La disponibilita' a eseguire un'interruzione volontaria di gravidanza varia seconda del contesto clinico e delle motivazioni della donna: piu' di tre quarti dei ginecologi e degli ostetrici che lavorano negli ospedali pubblici di Buenos Aires, in Argentina, supportano la procedura in caso di minacce per la salute materna, gravi anomalie del feto, stupro o rapporti incestuosi. E anche all'interno del 10% di medici obiettori in Gran Bretagna, molti si dicono comunque disponibili a eseguire l'aborto in caso di gravissime malformazioni del feto. Il documento cita anche situazioni 'limite': per esempio, in Brasile molti medici si definiscono obiettori di coscienza, ma poi non esitano a effettuare aborti su componenti della propria famiglia. Mentre uno studio polacco ha dimostrato che fra i ginecologi c'e' chi si dichiara obiettore per quanto riguarda la propria attivita' pubblica, salvo poi operare le pazienti in cliniche private.
 
 
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