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 POLONIA - POLONIA - Aborto illegale. Arranggiarsi...
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13 marzo 2017 8:28
 
Dalla Polonia alla Germania per abortire. In un paese dove politici e autorità religiose cercano di limitare l'accesso all'aborto ed alla contraccezione, sono sempre di più le donne che partono e vanno all'estero per interrompere una gravidanza indesiderata. E quelle che non possono permetterselo ricorrono a metodi casalinghi, mettendo spesso in pericolo la loro vita. Nel reparto di ginecologia di un ospedale di Prenzlau, nel nordest della Germania, il cellulare del professor Janusz Rudzinski squilla incessantemente. Molte donne polacche si rivolgono a lui in cerca di aiuto. "Ogni donna ha il diritto di autodeterminazione, deve poter decidere da sola per il proprio corpo. Ma in Polonia questo viene negato", dice il ginecologo, in prima fila per la difesa dei diritti delle donne. Le leggi sull'aborto in Polonia, Paese a maggioranza cattolica, sono tra le più severe in Europa. La procedura è consentita solo in tre circostanze eccezionali: se la donna è stata violentata, se la sua vita è in pericolo o se il bambino ha una grave disabilità. "E anche in questi casi, molte donne non ricevono alcun aiuto", denuncia Krystyna Kacpura, direttrice esecutiva della Federazione 'Women and Family Planning' a Varsavia. 
Secondo il governo polacco sono circa 1000 gli aborti effettuati ogni anno nel paese. Ma spesso i medici invocano una clausola di coscienza, sostenendo che l'interruzione di gravidanza è eticamente inaccettabile per loro. La stessa cosa, sostengono gli attivisti per i diritti umani, accade con la prescrizione di contraccettivi. "La paura di essere indagato o di diventare un bersaglio delle proteste degli antiabortisti è così grande tra i medici polacchi che molti si rifiutano di eseguire la procedura", ha spiegato al giornale Newsweek Polska un ginecologo di Varsavia. Di conseguenza, spiega l'attivista Kacpura, molte donne polacche vanno all'estero per poter abortire, per esempio in Germania, o in cliniche nei Paesi Bassi o in Austria, che fanno pubblicità online in lingua polacca. 
Il dottor Rudzinski, che dopo aver lavorato in Polonia e Svezia opera in Germania dal 1980, riceve da 20 a 25 donne polacche ogni settimana presso la clinica di Prenzlau. Ma non tutti possono permettersi un aborto all'estero e molte, sopratutto e quelle che vivono nelle aree rurali, ricorrono a rimedi casalinghi rischiando la vita. Il medico ricorda il caso di una donna che "ha abortito con un fil di ferro. In seguito ha avuto la febbre a 40 gradi e dolori addominali forti. Le ho consigliato di andare in ospedale immediatamente, ma poi non mi ha più contattato. Non so se sia ancora viva". Lo scorso anno il governo polacco a maggioranza conservatrice ha inasprito ulteriormente la già severa legge sull'aborto, inserendo anche pene detentive per le donne e i medici che interrompono una gravidanza. Una decisione che ha fatto scendere in piazza decine di migliaia di persone, costringendo il governo a fare marcia indietro sul divieto totale di aborto. 
Il partito di maggioranza della Legge e Giustizia (Pis) ha ora intenzione di limitare l'accesso alla "pillola del giorno dopo", che è attualmente disponibile al banco delle farmacie, obbligando la prescrizione medica. Contrariamente al parere medico, alcuni politici e le autorità religiose classificano infatti tale metodo non come un contraccettivo d'emergenza dopo il sesso non protetto ma come un mezzo abortivo. "La pillola non guarisce, quindi non è una pillola che ti fa stare meglio, ma una pillola che uccide", ha detto il politico del Pis, Marek Suski. Sulla stessa linea il ministro della Salute Konstanty Radziwill, egli stesso un medico, che in un'intervista radiofonica ha affermato che non prescriverebbe la pillola del giorno dopo neanche ad una donna vittima di stupro. Una posizione che per il dotto Rudzinki, segna "un ritorno al Medioevo". 
 
 
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