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Inserimento in RSA
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Lettera 
23 giugno 2016 0:00
 
Buongiorno
Avendo urgente necessità di ricoverare mio padre, 85 anni, disabile al 100% con indennità di accompagnamento, in condizioni di gravità psicofisica accentuatasi negli ultimi giorni, in una RSA, sto contattando diverse strutture, in particolare quelle più specializzate in accoglienza di pazienti in condizioni simili, anche per evitare che dopo un po' venga magari dimesso perché ritenuto ingestibile. Tali strutture si trovano quasi tutte in provincia di Firenze. Non mi risulta infatti che vi siano strutture specifiche a Prato, nella cui provincia mio padre è residente. Stiamo attendendo soltanto che ci venga comunicata la disponibilità del posto e siamo disposti, come familiari, anche a pagare la retta intera, almeno per i primi tempi, in quanto appunto la situazione è divenuta ingestibile (la badante che lo ha assistito finora ha già detto che vuole andarsene). Mi sono rivolta all’assistente sociale del Comune di residenza (mio e di mio padre) per avere indicazioni su come muovermi per richiedere l’assegnazione della quota sanitaria a cui mio padre avrebbe diritto (non aspiriamo alla quota sociale, essendo 4 figli che lavorano), ma mi sono sentita rispondere che il regolamento di Prato (suppongo quello della ex Usl4 di Prato) prevede soltanto l’inserimento in RSA a seguito di un “percorso” in base al quale mio padre verrebbe inserito in lista d’attesa e verrebbe ricoverato soltanto in una delle RSA convenzionate con la USL di Prato. Al che ho ribattuto che mi risulta che a seguito della recente “riforma” sanitaria regionale le tre usl di Firenze, Prato e Pistoia sono state unite in un’unica ASL e che comunque la legge regionale (deliberazione GR n. 398 del 7 aprile 2015) assicura la libertà di scelta della RSA. Nulla da fare, l’assistente sociale ha continuato a ribadire che il “loro” regolamento è quello e basta. Poiché non è la prima volta che mi “scontro” con questo atteggiamento dell’assistente sociale (ho da poco ottenuto, a forza di esposti vari, il riconoscimento del maggior livello di isogravità per l’assegnazione del cosiddetto assegno di cura…) ho chiesto allora a chi potevo rivolgermi, tra i responsabili, e mi è stato indicato un numero telefonico della USL di Prato, a cui però al momento non risponde nessuno. Inoltre, mi sono attivata per prendere appuntamento con il difensore civico. Ma intanto i giorni passano, la situazione si aggrava di ora in ora e non appena avremo assicurazione di un posto dovremo provvedere al ricovero, salvo prima non doverlo portare all’ospedale con il 118. E da lì..? Mi rivolgo a voi, immaginate con quanta disperazione, per avere qualche possibile indicazione o consiglio sul da farsi. Sono disposta anche a finire sui giornali, per questa storia, nonostante sarebbe una notevole forzatura sulla nostra riservatezza e sulla nostra dignità.
Grazie.
Rosalba, da Poggio A Caiano (PO)

Risposta:
la questione va approfondita poichè se è vero che le ASL sono state accorpate è anche vero che è prevista la creazione/revisione di zone distretto cui competeranno fra l'altro i servizi socio-sanitari.
Dal suo punto di vista quindi la situazione è ad oggi immutata. Aggiungiamo solo che la libertà di scelta del luogo di cura chiaramente c'è, ma riguarda una fase successiva. Ottenuta cioè la quota sanitaria si può "spendere" in altra Asl.
 
 
 
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