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 ITALIA - ITALIA - Eutanasia. Dj Fabo. Consulta Bioetica di Pisa
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28 febbraio 2017 7:20
 
E’ morto ieri mattina Fabiano Antoniani, meglio conosciuto come Dj Fabo. Era giunto in Svizzera ieri, accompagnato da Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni, per veder presa in carico la sua richiesta di mettere fine alle sofferenze che da quasi tre anni lo affliggevano. Tetraplegico, cieco, tracheotomizzato, il 19 gennaio scorso aveva rivolto un appello al Presidente della Repubblica Mattarella, rimasto colpevolmente inascoltato, perché intervenisse sollecitando il parlamento a legiferare finalmente in materia di fine vita, per veder approvate sia la legge sul testamento biologico che quella sulla depenalizzazione e regolamentazione dell’eutanasia.
Dj Fabo ha infine deciso di emigrare per veder riconosciuto e rispettato il suo diritto all’autodeterminazione, per poter finalmente scegliere di terminare una vita divenuta solo sofferenza. In uno dei suoi video appelli ci aveva spiegato la tortura di non poter grattarsi la testa. Non solo di non vivere più un’ esistenza piena in cui poter realizzare i propri progetti, ma nemmeno di poter compiere semplici gesti che noi diamo per scontati e che erano per lui tormento di possibilità negate.
La politica resta pigra, in esilio di responsabilità, si sottrae al dovere che è chiamata a compiere: garantire diritti, regolamentarli e renderli fruibili ai propri cittadini. Si sostiene che ci vuol tempo, che ci vuole spazio di discussione e approfondimento. Con la sicumera di chi fa finta di non sapere che la stragrande maggioranza dei cittadini vuole una legge liberale che affermi senza equivoci il diritto di decidere se e come terminare dignitosamente la propria esistenza. Ci sono stati i casi Welby ed Englaro, ci sono stati Giovanni Nuvoli e più recentemente Walter Piludu, ci sono stati i suicidi di Monicelli e Lizzani, c’è stato il suicidio assistito, anch’esso in esilio, di Lucio Magri. Da più di dieci anni il nostro Paese è incapace di fare una legge, salvo poi alzare barricate quando qualche caso sale agli onori della cronaca.
Ma è bene essere chiari: una legge ancora non si fa perché si è ostaggio della violenza ideologica dei cattolici che siedono in parlamento e fuori. La stessa violenza che porta oggi Monsignor Paglia a dichiarare “la scelta di Dj Fabo ci sprona a invocare una rivoluzione più profonda. Non c'è qui una grande domanda d'amore che resta inevasa?” riproponendo il crudele adagio per cui dietro la richiesta di esercitare la propria autonomia sino alla libertà più estrema, si nasconderebbe la richiesta di un disperato che non vuole essere abbandonato, mancando, con queste parole, non solo della più elementare capacità empatica ma anche del rispetto per l’amore e il sostegno che la fidanzata e la famiglia di Fabiano hanno dato al loro caro. “Lei ha la bocca troppo larga” rispose la cognata di Ramòn Sampedro al prelato che si espresse in modo analogo.
E dietro questa presunta carità si consuma la tortura che uno Stato, sulla carta laico, infligge ai propri consociati. Perché infondo monsignori e parlamentari hanno pruriginii illiberali, ma la testa se la possono grattare.
La Consulta di Bioetica Onlus esprime il proprio sostegno alla scelta di libertà di Dj Fabo ringraziando lui e i suoi congiunti per la determinazione con cui hanno pubblicamente esortato il progresso dei diritti individuali di un Paese che non ha saputo e forse non saprà esserne all’altezza.
Dott.ssa Seila Bernacchi
Coordinatrice Consulta di Bioetica Onlus – sez. di Pisa
 
 
 
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