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Eutanasia. La prima clinica privata olandese ha la lista d'attesa
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Articolo di Redazione
18 marzo 2013 10:46
 
 La Levenseindekliniek (clinica per morire), la prima istituzione privata olandese che opera per l'eutanasia, praticata fino ad ora nelle strutture della sanita' pubblica, e' un anno che e' stata inaugurata ed ha una lista d'attesa di 200 persone. In 12 mesi, il centro -senza camere ma con équipe a chiamata che prestano assistenza a domicilio- ha ricevuto 714 richieste, 104 delle quali sono state accolte dando aiuto per morire. La legge sull'eutanasia e' entrata in vigore nel 2002, e nel 2011, anno per il quale si hanno gli ultimi dati, ha ricevuto 3.695 richieste, a livello nazionale, da parte di medici generici. Che sono quelli che si occupano di applicarla nel settore pubblico, con la maggioranza di pazienti che hanno dolori fisici (soprattutto cancro, malattie circolatorie e del cuore) e disturbi neurologici. Le richieste per problemi mentali, previste nelle norme, sono poche. La clinica, al contrario, ha registrato molte richieste in questo ambito: tra il 70 e l'80% dei pazienti avevano diversi livelli di demenza. Un terzo aveva disturbi psichiatrici. A gennaio e' stata praticata la prima eutanasia privata su una persona con questo tipo di patologie.
“Ad un medico di famiglia viene chiesta l'eutanasia una volta ogni due o tre anni, poco perche' lo stesso accumuli una adeguata esperienza. A noi vengono fatte molte richieste per problemi psichici poiche' e' un ambito delicato, dove e' sovente che una richiesta di aiuto venga respinta. La norma non lo esclude e i nostri esperti possono collaborare coi medici di famiglia”, dice Steven Pleiter, direttore della Fondazione creata a suo tempo per la clinica, con sede a L'Aya. “Una eutanasia puo' essere praticata entro un tempo variabile tra tre settimane e sei mesi”.
Nella Sanita' pubblica, nel 2011 e' stata praticata l'eutanasia a 13 pazienti con problemi psichiatrici e 49 con depressione, in genere derivata da una incipiente demenza. Un caso si distingue per la propria crudezza: e' quello di una donna che aveva sofferto di anoressia per 30 anni. Trattata senza risultati con tutti i metodi sanitari conosciuti, dopo cinque anni ha chiesto di morire. Nel momento in cui gli specialisti non erano in grado di offrirgli niente di piu', il suo psichiatra le ha dato il consenso.
La sofferenza psichica, difficile da valutare oggettivamente, viene considerata nella legge, a meno non abbia origini connesse un problema fisico. Gli psichiatri, per loro formazione, abitualmente considerano le richieste di morte come se fossero di soccorso da parte dei malati. Una eutanasia concessa senza aver ben focalizzato il problema, puo' costare fino a 12 anni di carcere. La regolamentazione e' molto restrittiva: i richiedenti devono essere sempre olandesi con il proprio medico e con la residenza in regola. Gli stranieri devono avere una residenza legale accertata, una polizza sanitaria e una buona conoscenza della lingua locale. Non e' ammesso quello che viene chiamato turismo della morte.
Tra i malati mentali si analizza a fondo che la richiesta non sia dovuta alle modifiche di umore conseguenti alla loro malattia. Come nel caso dell'eutanasia per malattie fisiche, viene valutata la possibilita' di migliorare le condizioni del paziente. Nel contempo, si esige lucidita', sicurezza ed una sofferenza insopportabile. Il medico, inoltre, puo' consultarsi con due colleghi indipendenti, uno dei quali psichiatra, prima di esprimersi. Nei casi di demenza si prende in maggiore considerazione la richiesta volontaria che viene fatta prima di essere in quello stato. Si valuta per sapere se il malato considerava che la propria vita, senza consapevolezza e dipendente, fosse stata inaccettabile. Il criterio medico e' decisivo. I dati su tutte le eutanasie praticate vengono trasmessi a cinque commissioni regionali che li analizzano a posteriori. In caso di dubbio interviene la Procura Generale dello Stato.
Per evitare problemi legali, la Clinica per Morire -che fino ad oggi ha rifiutato 198 richieste- accetta solo pazienti respinti dal loro medico personale. Pleiter fa come esempio il caso di una sessantenne che aveva avuto un ictus ed aveva perso le proprie funzioni vitali in forma progressiva ed irreversibile. La donna aveva fatto richiesta di eutanasia nel possesso delle proprie facolta' mentali. Il suo medico ebbe degli scrupoli, ma segui' tutta la procedura per dar seguito alla sua richiesta. Una équipe della clinica le somministro' un composto letale per via endovenosa.
L'idea della clinica privata, che offre serieta' e rapidita' senza violare la legge, non ha modificato la posizione della Federazione Nazionale dei Medici, contraria all'eutanasia nei casi in cui il paziente, sofferente di demenza, non sia in grado di comunicare. Anche nei casi in cui abbia firmato in precedenza un documento in cui la richiedeva. Edith Schippers, ministro della Sanita', ha ammesso lo scorso venerdi' davanti al Parlamento che l'eutanasia, nei casi di demenza e problemi psichici, “e' molto piu' complessa e va valutata”. La ministra ha anche ricordato che nel 2012 “l'eutanasia non e' un diritto”.
La presupposta volonta' della Clinica per Morire di andare oltre i limiti consentiti per i casi psichici, ha anche sollevato delle critiche. Soprattutto perche' i suoi paramedici e infermieri delle équipe che vanno a domicilio, non sono in grado di seguire l'evoluzione di ogni paziente che abbia manifestato le proprie intenzioni durante diversi anni. Il medico non e' obbligato a dare aiuto per morire, da qui l'importanza della la sua stretta relazione coi pazienti.
La clinica, che vive di donazioni private, non si fa carico di questo problema. E' dotata di 17 esperti itineranti e spera quest'anno di cresce redi 35-40 équipe.
Sia il settore statale -dove e' obbligatorio avere un'assicurazione sanitaria di base e dove ognuno deve avere un medico di famiglia a cui gli specialisti, in caso di eutanasia, devono fare riferimento per la storia del paziente- che la clinica Levenseindekliniek praticano l'eutanasia gratuitamente, cosi' come previsto dalla legge.
L'eutanasia e' permessa a partire dai 16 anni, coinvolgendo, in questo ultimo caso, i genitori nella decisione. Tra i 12 e 16 anni i minori possono chiederla, ma e' necessario il consenso dei genitori. Nel caso di bimbi, esiste un protocollo (chiamato di Groningen, del 2003) che obbliga a confermare che il neonato e' prossimo a morire e soffre forti dolori. I genitori devono sempre concedere l'autorizzazione.
“Le commissioni che analizzano le eutanasie, hanno fatto sapere che i 26 casi privati praticati fino ad oggi, hanno rispettato le leggi”, dice Nicole Visée, segretaria generale dell'organizzazione. Nessuna delle 3.695 pratiche relative al 2011, che sono state analizzate dalle commissioni, ha violato la legge; mentre in quattro casi il medico non ha sufficientemente consultato i propri colleghi o ha male amministrato le dosi delle sostanze mortali.

(articolo di Isabel Ferrer, pubblicato sul quotidiano El Pais del 16/03/2013)
 
 
 
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