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Eutanasia. La legalizzazione non accresce la domanda
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Articolo di Redazione
17 luglio 2012 13:20
 
In Olanda, l'aver legalizzato l'aiuto a morire non ha incrementato il numero di persone che scelgono quel modo per concludere la propria vita. Lo scrivono su Lancet i ricercatori delle cliniche universitarie di Rotterdam e Amsterdam.

Meno del 3% degli individui deceduti nel 2010 sono morti con l'aiuto attivo del medico oppure assistiti durante il suicidio. In cifre assolute sono 475 su 6.861 morti -in linea con la situazione esistente prima della legalizzazione del 2002.
Per la loro ricerca, gli studiosi diretti da Bregje Onwuteaka-Philipsen della Libera Università di Amsterdam hanno esaminato, a campione, i dati dei registri dei morti degli anni 1990, 1995, 2001 e 2010, perciò le cifre del 2010 sono confrontabili con quelle del 1990 e del 2001. Dopo l'introduzione della legge che regola l'eutanasia, il numero dei decessi è tendenzialmente diminuito, come è risultato nel 2005, quando solo l'1,7% dei decessi è avvenuto per intervento diretto o per assistenza al suicidio. In cifre assolute sono 294 su 9.965 casi esaminati.
Secondo i dati del ministero olandese della Sanità, nel 2005 sono state 2.300 le persone che hanno espresso la volontà di morire, ciò che equivale a quasi il 2% dei decessi registrati in quell'anno. Sempre nel 2005, le persone morte dopo aver fruito di misure atte a prolungare l'esistenza sono state 21.300 (16%).

I risultati dello studio potrebbero ridurre i timori dei contrari all'eutanasia, secondo cui, con la legalizzazione ci sarebbero più pazienti che muoiono contro la loro volontà. "Sebbene i risultati non siano trasferibili automaticamente ad altri Paesi, possono però dare informazioni importanti per il dibattito sulla legalizzazione dell'eutanasia", scrivono gli autori.

Nel 2002, l'Olanda è stato il primo Paese al mondo a varare una legge sull'eutanasia. Essa prevede che l'aiuto attivo e l'assistenza medica al suicidio non siano punibili qualora il paziente sia malato senza possibilità di guarire, soffra in modo insopportabile e abbia espresso più volte la volontà netta d'essere aiutato a morire. Inoltre, dev'essere consultato anche un altro medico, e ogni caso dev'essere segnalato alla competente commissione esaminatrice. Tuttavia, secondo la ricerca, solo il 77% dei casi risulta effettivamente segnalato. Nel 2005, dalle prove campione è emerso che 45 pazienti (0,8%) hanno cessato di vivere senza il loro esplicito consenso; nel 2010 sono stati 13 (0,2%).
Dal marzo 2012 è in funzione anche la "clinica del fine vita", ossia un'équipe di medici e infermieri itineranti che aiutano a morire a domicilio. In questo caso i contrari temono la possibilità di un passaggio troppo labile tra quello che potrebbe essere una semplice crisi esistenziale e la morte, e paventano la commercializzazione del morire.

(tratto da un articolo siglato, Der Spiegel 12-07-2012. Traduzione di Rosa a Marca)
 
 
 
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