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Riforma professione forense. Corporativismo contro consumatori e utenti
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Comunicato di Vincenzo Donvito
21 novembre 2009 12:54
 
La riforma della professione forense, che ha raccolto i pieni elogi del ministro della Giustizia, l'onorevole avvocato Angiolino Alfano, e' a nostro avviso simbolo di degrado civile, sociale ed economico. Sono diversi gli aspetti che meritano di essere stigmatizzati e nei prossimi giorni li concretizzeremo nella proposta di alcuni emendamenti che faremo presentare in Senato.
Oggi ci preme sottolineare un aspetto: l'obbligo della presenza di un avvocato nelle procedure di conciliazione. Modifica fortemente sostenuta dall'ordine degli avvocati e che ieri ha visto le critiche da parte dell'Autorita' garante nelle Comunicazioni (Agcom) perche' violerebbe alcuni fondamenti comunitari per l'accesso alla giustizia conciliativa.
Noi crediamo che gli ordini professionali -tutti- siano la tomba del diritto, del lavoro e dei servizi: corporazioni messe in piedi per elargire privilegi ai membri in accordo coi vari poteri dello Stato e dell'amministrazione, facendoli pagare agli utenti -obbligati- di quei servizi. L'ordine degli avvocati non e' da meno e, insieme a quello dei giornalisti, e' la punta di un iceberg.
Rendere obbligatorio l'uso dell'avvocato nei procedimenti di conciliazione e' un triplo danno per il cittadino utente e consumatore:
- fa costare di piu' il ricorso alla giustizia per piccole questioni (si pensi alla telefonia, al condominio, al commercio, etc) con, tra l'altro, avvocati che dovrebbero rispettare i minimi tariffari imposti per legge e corporazione;
- allontana i cittadini dal ricorso alla giustizia e favorisce quindi le piccole, diffuse e frequenti truffe da parte dei gestori di servizi (telefonia soprattutto);
- sopprime di fatto la molteplicita' di servizi di consulenza e assistenza che associazioni e sindacati hanno messo in piedi in questi anni per meglio rendere consapevoli i cittadini dei loro diritti e, di conseguenza, stimolare il legislatore ad intervenire dove necessario.
Nel giorno in cui anche il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricala', critica questa riforma della professione come debilitante del mercato e della concorrenza, l'ordine degli avvocati e il ministro Alfano sembra che dicano “la giustizia e' cosa nostra!” e non del cittadino.
 
 
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