Uno dei soliti studi e progetti da tesina universitaria.
Tutto ciò che si sostiene, pur essendo animato da buona
volontà, è una teorica sequela di ingenuità
programmatiche pressochè irrealizzabili. Ed anche se
qualcuna di queste ricette fosse in minima parte adottata da
un numeretto di convertiti, convinti che la goccia possa far
traboccare il mare, si realizzerebbero benefici irrilevanti
e non tali, comunque, da cambiare gli andamenti che, in
campo climatico e di inquinamento, stanno allargandosi in
maniera più che proporzionale.
Ad esempio, il cosiddetto spreco alimentare mantiene in vita
e dà lavoro a centinaia di milioni di lavoratori, nonchè
di produttori, di importatori, di servizi, di commercianti
ecc.
Ancora ad esempio, se ci fosse addirittura d'imperio la non
più possibile produzione di plastiche (ed altro) da
imballaggio, da confezionamento, da preservazione igienica,
da conservazione, da agevole vendita e trasporto, e da
facilità di acquisto e consumo, imponendo la veloce e quasi
impossibile riconversione ad alternative (non si sa come,
con cosa, e quando) da parte di fabbriche ed in modo da
garantire tutto ciò che necessita fino ai consumi, si
lascia al raziocinio realistico di ipotizzare quanto possa
accadere in seguito smuovendo altri ed ulteriori problemi
anche ambientali; non da ultimo l'irrealizzabilità di
questi progetti se non a tempi biblici e comunque non
risolutivi, magari aumentando, da altre parti, i guai.