COMMENTI
  (Da 1 a 1 di 1)  
4 aprile 2024 12:04 - Claudio Cappuccino
Se il racconto è "vero" siamo ovviamente di fronte a un vero e proprio "caso clinico". Una persona disturbata che affronta i suoi problemi intimi in modo inappropriato, fino a farsi (e forse anche fare) del male, e che non è certo in grado di svolgere correttamente una professione complessa e delicata. Una persona che ha bisogno di aiuto e deve essere aiutata.
Però, secondo me, è bene ricordare che il semplice "uso" di sostanze psicoattive non necessariamente altera in modo patologico il comportamento e le funzioni cognitive.
Prima della "proibizione" (1970 circa) l'uso occasionale di amfetamine (comprate in farmacia e usate in dosi corrette) era diffusissimo, in particolare nelle professioni intellettuali. E le amfetamine usate in questo modo possono nettamente migliorare le prestazioni (attenzione, memoria, capacità di lavoro). La cocaina è esattamente la stessa cosa, anche se ha effetto molto più breve ed è quindi molto più facile finire per usarla "male" (vedi G.C. Flesca e V. Riva - “Polvere. Una storia di cocaina”, Sperling & Kupfer 1988).
Al contrario, l'alcol ad alte dosi è forse, fra tutte le "droghe", quella che altera in modo più "grave" il comportamento (riduzione dei "freni inibitori", reazioni inappropriate e anche violente) e il giudizio (capacità di analisi e di decisione): un conto è una bevuta occasionale con gli amici un sabato sera, tutt'altro essere "in stato di ubriachezza" sul posto di lavoro.
P.S.
Per evitare di demonizzare inutilmente le sostanze, ma aver chiaro che "i problemi" - quando ci sono - nascono sempre nell'intimo e nella storia delle persone, potrei ricordare che moltissimi grandi personaggi della storia, prima della "proibizione" ma sicuramente anche dopo, hanno fatto uso di ogni tipo di sostanze psicoattive senza particolari problemi.
E non parliamo nemmeno del gigantesco numero di persone di ogni genere e gruppo sociale che OGGI usano quotidianamente benzodiazepine (Tavor, Lexotan, Xanax, Rivotril, ecc.), che come tranquillanti non sono molto diverse dai temutissimi oppioidi (a parte che per fortuna non hanno rischio di morte per overdose).
  COMMENTI
  (Da 1 a 1 di 1)  
  COMMENTI
  (Da 1 a 1 di 1)  
4 aprile 2024 12:04 - Claudio Cappuccino
Se il racconto è "vero" siamo ovviamente di fronte a un vero e proprio "caso clinico". Una persona disturbata che affronta i suoi problemi intimi in modo inappropriato, fino a farsi (e forse anche fare) del male, e che non è certo in grado di svolgere correttamente una professione complessa e delicata. Una persona che ha bisogno di aiuto e deve essere aiutata.
Però, secondo me, è bene ricordare che il semplice "uso" di sostanze psicoattive non necessariamente altera in modo patologico il comportamento e le funzioni cognitive.
Prima della "proibizione" (1970 circa) l'uso occasionale di amfetamine (comprate in farmacia e usate in dosi corrette) era diffusissimo, in particolare nelle professioni intellettuali. E le amfetamine usate in questo modo possono nettamente migliorare le prestazioni (attenzione, memoria, capacità di lavoro). La cocaina è esattamente la stessa cosa, anche se ha effetto molto più breve ed è quindi molto più facile finire per usarla "male" (vedi G.C. Flesca e V. Riva - “Polvere. Una storia di cocaina”, Sperling & Kupfer 1988).
Al contrario, l'alcol ad alte dosi è forse, fra tutte le "droghe", quella che altera in modo più "grave" il comportamento (riduzione dei "freni inibitori", reazioni inappropriate e anche violente) e il giudizio (capacità di analisi e di decisione): un conto è una bevuta occasionale con gli amici un sabato sera, tutt'altro essere "in stato di ubriachezza" sul posto di lavoro.
P.S.
Per evitare di demonizzare inutilmente le sostanze, ma aver chiaro che "i problemi" - quando ci sono - nascono sempre nell'intimo e nella storia delle persone, potrei ricordare che moltissimi grandi personaggi della storia, prima della "proibizione" ma sicuramente anche dopo, hanno fatto uso di ogni tipo di sostanze psicoattive senza particolari problemi.
E non parliamo nemmeno del gigantesco numero di persone di ogni genere e gruppo sociale che OGGI usano quotidianamente benzodiazepine (Tavor, Lexotan, Xanax, Rivotril, ecc.), che come tranquillanti non sono molto diverse dai temutissimi oppioidi (a parte che per fortuna non hanno rischio di morte per overdose).
  COMMENTI
  (Da 1 a 1 di 1)