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Sicurezza alimentare. I conflitti d’interesse dell’Autorita’ europea di controllo
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Articolo di Redazione
15 giugno 2017 12:51
 
 Circa la meta’ degli esperti che fanno parte dell’Autorita’ europea di sicurezza degli alimenti (EFSA) e’ in conflitto di interessi finanziari con i settori industriali regolamentati dall’Agenzia. E’ la maggiore conclusione di un rapporto pubblicato ieri 14 giugno dall’ONG di diritto olandese Corporate Europe Observatory (CEO), specializzata in strategie di influenza che vengono esercitate nelle istituzioni europee. Risultati che per l’EFSA devono essere completamente respinti.
La ONG ha analizzato le dichiarazioni pubbliche di interessi di piu’ di duecento scienziati ripartiti nei dieci gruppi di esperti dell’Agenzia europea. Ognuno di questi gruppi si dedica ad un ambito preciso (pesticidi, OGM, additivi alimentari, materiali a contatto con gli alimenti…) e si trova regolarmente impegnato a valutare la sicurezza delle sostanze che entrano nella catena alimentare. Cioe’ cio’ che finisce, in un modo o nell’altro, nei piatti degli europei.
“Abbiamo analizzato uno ad uno i legami di interesse dichiarati da questi esperti ed abbiamo concluso che il 46% di loro sono in conflitto di interesse, diretto o indiretto, con delle imprese per le quali sono chiamati a valutare i prodotti”, spiega Martin Pigeon, ricercatore alla CEO e autore del rapporto -in parte basato su dati raccolti tra gennaio e aprile 2016 dalla giornalista indipendente Stéphane Horel, diventata in seguito collaboratrice del quotidiano Le Monde.
Le partecipazioni e i contratti di consulenza
“L’ultima analisi che abbiamo fatto nel 2013, indicava un tasso di conflitti di interessi del 59% -continua Piegeon. C’e’ quindi un leggero miglioramento, ma la situazione continua ad essere inaccettabile”. Il precedente rapporto era incentrato sugli esperti attivi tra 2012 e 2015, mentre il nuovo si concentra sull’esercizio 2015-2018.
I livelli di conflitti di interesse differiscono molto rispetto ai settori. E’ al 57% nel gruppo incaricato di valutare gli additivi alimentari, secondo la CEO, mentre quello che si occupa di questioni relative al cibo animale e’ al 35%. I gruppi sui residui dei pesticidi, gli OGM o i materiali a contatto con gli alimenti, sono rispettivamente con percentuali del 48, 44 e 50.
A Parma (Italia), sede dell’agenzia europea, viene fatta un’analisi completamente diversa. Queste cifre “sono sbagliate perche’ basate su una interpretazione specifica del legame di interesse finanziario con il quale non siamo d’accordo”, dicono all’EFSA. Per la CEO, un esperto si trova in situazione di conflitto di interessi quando, nei cinque anni precedenti il suo mandato, ha avuto dei legami finanziari con il settore industriale per i cui prodotti e’ chiamato a fare una valutazione.
Questi legami possono essere il possesso di azioni, contratti di consulenza, finanziamento di ricerche… Possono essere diretti se si tratta di imprese che sono all’origine dei flussi finanziari, indiretti se questi finanziamenti transitano attraverso altre organizzazioni (societa’ scientifiche, associazioni professionali, organismi di collegamento…).
“Per essere chiaro, gli interessi finanziari di tutti gli esperti che lavorano nei gruppi dell’EFSA sono stati minuziosamente valutati, in accordo con le strette regole di indipendenza dell’Agenzia”, si difendono all’EFSA. L’Agenzia considera generalmente come un conflitto di interessi una situazione dove l’esperto ha ricevuto dei finanziamenti legati al prodotto per il quale ha l’incarico di fare una valutazione. Schematicamente, uno scienziato che ha percepito un finanziamento da un’impresa per un prodotto A, puo’ fare una valutazione su un prodotto B commercializzato dalla stessa impresa, senza che il legame con l’industria sia considerato dall’EFSA come un conflitto di interessi.
“Abbiamo bisogno delle nostre Agenzie”
Inoltre, critica l’Agenzia, “la CEO sembra stimare che gli esperti che lavorano per diversi istituti scientifici europei rispettabili, dovrebbero essere esclusi dai gruppi dell’EFSA”. Di fatto, spiega la ONG nel suo rapporto, alcune grandi istituzioni pubbliche europee di ricerca o di valutazione sono state di recente privatizzate o aperte a capitali privati. E’ il caso, per esempio, dell’ex-agenzia britannica di valutazione dei rischi, la Food and Environment Research Agency (FERA) o dell’Institut Fraunhofer tedesco.
“Queste istituzioni vengono dalla sfera pubblica, ma alcune decisioni politiche che le hanno trasformate in fornitori di servizi scientifici, le hanno aperte sempre piu’ agli interessi dell’industria, precisa la CEO, alcune ad un livello tale che ci ha portati a considerare che gli scienziati che lavorano per questi organismi sono in conflitto di interessi quando siedono nei gruppi dell’EFSA”.
“Le nostre agenzie sono i nostri strumenti piu’ importanti per mantenere ad un livello elevato gli standard europei in termini di sicurezza degli alimenti e delle sostanze chimiche: abbiamo bisogno di esse e dobbiamo mantenere la loro affidabilita’”, reagisce dalla sua parte l’eurodeputato Pavel Poc (socialdemocratici), vicepresidente della commissione ambiente del Parlamento di Strasburgo, che segue da vicino, da piu’ di due anni, il lavoro delle agenzie regolamentari dell’Unione. “I conflitti di interesse all’EFSA rappresentano una preoccupazione che il nostro gruppo parlamentare non cessa di considerare da diversi anni -aggiunge. Se questi vecchi problemi continuano ad esserci, dobbiamo domandare alla Commissione europea di prendere le necessarie misure perche’ sia tutto trasparente il processo che deve poi aiutare a prendere le decisioni”.
Una carta d’indipendenza
L’EFSA deve adottare, prima della fine di giugno, una nuova carta di indipendenza. Ma il rapporto della ONG e’ pubblicato nel momento peggiore per essa, perche’ l’Agenzia europea e' impegnata da due anni in una accesa controversia con il Centro internazionale di ricerca sul Cancro (CIRC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS) incaricata di inventariare gli agenti cancerogeni. L’EFSA considera in effetti il glifosato -principio attivo del famoso diserbante Roundup, il pesticida piu’ utilizzato al mondo- come non cancerogeno, al contrario del CIRC che lo ha classificato a marzo del 2015 come “probabile cancerogeno”.
A novembre del 2016, una inchiesta del quotidiano Le Monde aveva mostrato che la conclusione del rapporto 2013 dell’EFSA sui perturbatori endocrini, in contraddizione col rapporto dell’OMS in merito, era stata redatta ancor prima che il lavoro degli esperti fosse intrapreso.

(articolo di Stéphane Foucart, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 15/06/2017)
 
 
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