testata ADUC
Selfie contro i rifiuti in Africa
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
3 giugno 2017 16:21
 
 I selfie sembra che rappresentino la massima espressione dell’esibizionismo e dell’individualismo. Questo e’ quanto si sente dire di solito. Ma quando le immagini di fondo dell’autoritratto sono una verita’, queste valutazioni preconcette vanno riviste. Fatoumata Chérif ha scoperto che in Guinea i selfie hanno una potenzialita’ rivendicativa e che, nello stesso tempo, possono essere occasione di scambi. Gli autoritratti le hanno permesso di denunciare l’accumulo di spazzatura nelle strade di Conakry. Casualmente, questa iniziativa ha coinciso con altre simili sulla Costa di Marfil e nella Repubblica Democratica del Congo.
La raccolta di rifiuti e la canalizzazione delle acque sono alcuni dei problemi ricorrenti nei dintorni urbani del continente. La mobilitazione ha contribuito a migliorare uno degli aspetti piu’ quotidiani della vita degli abitanti di tre popolose citta’ africane.
Fatoumata Chérif ha comunicato a fotografarsi circondata di rifiuti abbandonati nella strade della capitale della Guinea, in modo quasi innocente. “La campagna #SelfieDéchets”, spiega la giovane attivista e consulente di comunicazione digitale, “e’ nata dalla constatazione dello stato di insalubrita’ in cui era caduta Conakry, che da un po’ di tempo comincia ad essere considerata ‘citta’ spazzatura’. Mi sono sentita colpita, come attivista e come giovane impegnata nello sviluppo sostenibile. Considerato che il mio dovere era di darsi da fare, intervenire per cambiare la situazione e ristabilire l’immagine di una citta’ come l chiedo. I selfie mi sono serviti come strumento per richiamare l’attenzione, per lanciare la voce di allerta, perche’ nei social network si incontra una quantita’ notevole di giovani”.
La motivazione che ha spiegato Chérif e’ simile a quella di Tentative Jahboy, un promotore musicale che ha usato la sua notorieta’ nei social network per lanciare #SauvonsKoumassi. Una campagna che ha intenzione di cambiare le condizioni di vita degli abitanti del Comune di Koumassi, intorno ad Abidjan, la capitale economica della Costa del Marfil. Tentative Jahboy si chiede perche’ non ci siano condutture di acqua in uno dei settori piu’ importanti della citta’ e perche’ gli abitanti non ricevono un servizio considerato di base e che deve essere prestato dalle autorita’. Ha cominciato a condividere video e fotografie delle enormi cloache che si creano quando piove ed ha sottolineato come le tremende concentrazioni di rifiuti stiano producendo problemi di salute quando le acque si mescolano con le stesse. “Il problema e’ che le canalizzazioni sono ostruite dalla sporcizia, dalla sabbia e dalla mancanza di manutenzione”, dice il promotore musicale.
In termini molto precisi si esprime Bienvenu Matumo, membro del movimento "Lotta" della Repubblica Democratica del Congo, ed uno dei promotori della campagna #KinPrope (dall’insieme delle parole Kinshasa, la capitale del Paese, e “propre”, pulito in lingua francese). “Aspiriamo a vivere in in contesto salubre; un diritto che, tra l’altro, e’ riconosciuto dalla nostra Costituzione. Per questo intendiamo che e’ un diritto e un dovere civico esigere una citta’ pulita’”. “pretendiamo che Kinshasa recuperi la sua immagine di Kin la bella e non quella di Kin la spazzatura (un gioco di parole che in francese nasce dalle parole “belle” -bella- e “poubelle” -cestino della spazzatura).
Tutte queste campagne hanno la pretesa di rivolgersi alle autorita’ e alla cittadinanza. Sono una combinazione di denuncia e sensibilizzazione; pressione ed educazione civica. “#SelfieDéchets mira ad arrivare all’origine del problema, per essere la denuncia delle differenti cause dell’insalubrita’ che sono nelle difficolta’ logistiche e nella mancanza di raccolta e trasporto dei rifiuti”, dice Chérif. La ragazza della Guinea segnala anche che “nel momento in cui i cittadini sono informati, si possono convertire in attori delle modifiche”. E aggiunge: “la maggior parte degli abitanti che buttano la spazzatura per disfarsi di essa, non sa che questo genera tossine pericolose per la salute, che i rifiuti buttati in mare possono uccidere i pesci, che l’agricoltura e’ minacciata, che gli animali possono morire ingerendo prodotti di scarto, che le cloache bloccate causano inondazioni, che le borse di plastica contaminano le falde freatiche, che i rifiuti medici possono trasmettere malattie...”.
Per Chérif queste sono le informazioni da diffondere nella popolazione, sia attraverso i selfie che richiamano l’attenzione dei piu’ giovani che attraverso altre iniziative di sensibilizzazione, che nel caso di #KinPropre sono insieme alla specifica campagna.
Tentative Jahboy ha una piccola differenza differenza rispetto alle iniziative dei promotori delle altre due iniziative. “Nostro obiettivo e’ che le autorita’ attuino e investano per tirare fuori il popolo da questa discarica. I cittadini non sono responsabili di quello che sta accadendo e l’esempio e’ che in altri luoghi della citta’ dove le canalizzazioni non sono ostruite, le strade sono pulite”, segnala l’animatore culturale.
I promotori di queste iniziative digitali sono riusciti a coinvolgere i piu’ giovani a furia di utilizzare i social network. I media internazionali si sono visti scavalcati dagli attivisti che si mobilitano contro la spazzatura.
La popolarita’ di queste campagne e’ in crescita ed e’ andata oltre i loro promotori. Un elemento comune alle tre iniziative e’ che non si sono limitate alla Rete, sono finite per le strade e si sono sporcate le mani con la spazzatura. A Koumassi, sono state organizzati dei lavori comunitari per levare la spazzatura dalle canaline di acqua delle strade. A Conakry, le pubblicazioni di Chérif hanno fatto che si’ che altre persone si facessero autoritratti con la spazzatura come sottofondo, che i cittadini si coinvolgessero nella raccolta dei rifiuti.
A Kinshasa, i cittadini hanno risposto sistematicamente ai “salongo”, giornate di lavoro comunitario che “Lotta” organizza periodicamente, ed hanno collaborato nel recupero di “Kin La Belle”. Nel caso della capitale della Repubblica Democratica del Congo, sono le autorita’ che hanno creato piu’ problemi. Bienvenu Matumo e’ stato arrestato durante uno di questi appelli alla mobilitazione civica. Ma subito dopo l’arresto la liberazione e' stata rapida. “E’ molto ridicolo che i servizi di sicurezza e la polizia arrestino dei giovani che chiedono che sia rispettato un articolo della Costituzione. Questo fa capire che ai militanti di “Lotta” non va giu’ che ci siano detenzioni illegali, ingiuste ed arbitrarie. Devono essere orgogliosi di avere una gioventu’ cosciente e coinvolta”, ha detto Matumo dopo la sua liberazione.
“L’idea che emerge dall’iniziativa e’ quella di dimostrare che per recuperare la pulizia della capitale dobbiamo essere tutti uniti. Autorita’ e cittadini devono darsi una mano per conseguire migliori risultati. Alla fine e all’inizio, l’ambiente e’ una delle poche cose che condividiamo”, dice la promotrice dell’iniziava della Guinea. Per i militanti di “Lotta”, la campagna di Kinshasa e’ andati avanti gradualmente. Bienvenu Matumo spiega che prima di tutto c’e’ stata al sensibilizzazione dei cittadini attraverso i social network ma, di fronte alla mancanza di reazione da parte delle autorita’, sono iniziate le mobilitazioni per strada. Davanti al Comune della capitale congolese e davanti ad altri edifici di istituzioni politiche, sono state fatte iniziative in contemporanea a quelle di pulizia, con risultati che i promotori considerano soddisfacente. “Le conseguenze della insalubrita’ non scelgono le proprie vittime, le inondazioni, le malattie...”, dice Matumo.
Tentative Jahboy spiega chiaramente quale sia la capacita’ di impatto di queste campagne. “Per noi e’ una vergogna mostrare le immagini delle nostre condizioni di vita, pero’ non abbiamo motivo per non farlo, perche’ abbiamo denunciato la situazione molte volte e non abbiamo avuto nessun riscontro. Ora non abbiamo altra alternativa che mostrare a tutto il mondo queste immagini per vedere se poi le autorita’ hanno una qualche reazione”.
Per l’attivista congolese, le reti sociali sono state uno strumento che ha facilitato il lavoro di sensibilizzazione e mobilitazione. “Hanno diffuso i messaggi della campagna”, dice Matumo, “ed hanno ampliato le immagini della nostra azione e quelle che dimostrano la negligenza delle autorita’. Sarebbe stato possibile senza le reti sociali, ma ci avrebbero obbligato ad usare un’energia enorme e dei mezzi di cui non abbiamo disponibilita’”.
Chérif ha una visione simile della Guinea e aggiunge: “Abbiamo dimostrato con la campagna #SelfieDéchets che la Rete puo porsi al servizio dello sviluppo sostenibile”. L’attivista della Guinea spiega, inoltre, che una delle sue maggiori soddisfazioni e’ di aver ottenuto che altri giovani si siano appropriati dell’idea e possano svilupparla ovunque. Da Abidjan, Tentative Jahboy e’ categorico quando assicura che #SauvonsKoumassi non avrebbe avuto luogo senza la rete sociale. In merito, c’era stato un inizio di mobilitazione con i suoi concittadini da un anno, ma con un uso meno efficiente della Rete, e la campagna continuava ma senza ottenere risultati.
“Sono ottimista e penso che una forte mobilitazione civile fara’ si’ che la citta’ sia pulita in alcune settimane, perche’ e’ una questione di volonta’ politica”, dice Matumo. Comunque riconosce che e’ pronto per parlare delle modifiche prodotte dalla campagna, infatti le autorita’ hanno cominciato a ritirare le immondizie ed a smantellare le discariche pirate ai margini delle strade. “A questo punto la pressione popolare deve essere mantenuta nelle strade e intensificarsi nelle reti sociali, nella stampa locale e internazionale, perche’ le modifiche auspicate sono vicine”, dice l’attivista congolese. Tentative Jahboy e’ meno ottimista: “Le autorita’ non hanno reagito, ma questa volta continueremo a farci sentire perche’ siamo convinti”.
La promotrice di #Selfie Déchets ha meno dubbi sui risultati ottenuti fino ad oggi dalla campagna: “Le autorita’ si sono lanciate in campagne di pulizia dei mercati, con iniziative per sanzionare gli abitanti che lanciano la spazzatura nelle strade, stanno mettendo diversi raccoglitori di spazzatura in diversi luoghi e migliorando la flotta di camion che sono incaricati della raccolta dei rifiuti. Ci sono stati successi, ma ci sono ancora molte cose da fare e per questo noi non abbassiamo la guardia".

(Articolo di Carlos Bajo Erro, pubblicato sul quotidiano El Pais del 02/06/2017)






 
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS