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L'inquinamento atmosferico tocca piu' di otto cittadini su dieci in tutto il mondo. Oms
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Articolo di Redazione
12 maggio 2016 14:24
 
 L'inquinamento atmosferico riguarda piu' di otto cittadini su dieci in tutto il mondo. E la situazione continua a degenerare, essenzialmente nei Paesi emergenti. L'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS) ha pubblicato oggi un vasto panorama della qualita' a livello urbano. Questa nuova base di dati riguarda 3.000 citta' (cioe' il 42% della popolazione mondiale) in 103 Paesi, raddoppiando in pratica i dati della precedente rilevazione del 2014.
Globalmente, i livelli di concentrazione di particelle fini a livello urbano, sono cresciuti dell'8% nel corso degli ultimi cinque anni. Se la situazione e' piu' o meno sotto controllo nei Paesi ricchi, l'inquinamento dell'aria si e' aggravato nei Paesi in via di sviluppo.
La soglia massima fissata dall'OMS di 20 microgrammi per metro cubo per la concentrazione media annuale di particelle fini PM10 (di un diametro uguale o inferiore a 10 micrometri) nell'aria, e' polverizzata nella maggior parte delle zone urbane dei Paesi emergenti. La citta' piu' inquinata al mondo non e' piu' New Delhi, come nel 2014, ma Peshawar, nel nord-est del Pakistan (piu' di 3 milioni di abitanti), dove il livello di concentrazione si e' attestato sui 540 a metro cubo.
Nella quasi totalita' (98%) dei Comuni con piu' di 100.000 abitanti dei Paesi a redditto basso o intermedio, il livello massimo dell'OMS e' stato superato, e spesso molto ampiamente. Con dei record molto piu' elevati rispetto a quelli registrati nei picchi di inquinamento in un Paese come la Francia (100 metri cubi a Parigi a marzo 2014).
Il Pakistan, l'Afghanistan e l'India sembrerebbero i Paesi a piu' alto rischio. A Karachi, la capitale economica del Pakistan (290 per metro cubo), o a Rawalpindi (448 a metro cubo), l'aria non e' piu' respirabile che a Peshawar. Cosi' come avviene nel vicino Afghanistan, a Kabul (260 a metro cubo) e a Mazar-e-Sharif (334 a metro cubo), L'india si situa anch'essa nella parte alta della classifica con numerose citta' molto inquinate come Raipur (260 a metro cubo), nel centro del Paese, e Allahabad (317 a metro cubo) a sud-est di New Delhi, la capitale, che registra essa stessa una concentrazione di 229 a metro cubo.
I Paesi del Golfo non sono secondari. In Arabia Saudita, gli abitanti di Tiyad e di Al-Jubail, nell'est del Paese, sono sottomessi a dei livelli di concentrazione che vanno oltre i 350 a metro cubo. Quelli di Hamad Town, al centro del vicino Bahrein (318 a metro cubo) e di Ma'ameer piu' a est (257 a metro cubo).
A fronte di questi record, l'aria in Cina sembra essere pressocche' respirabile. Solo piu' di 40 citta' vanno piu' o meno oltre i livelli sanitari raccomandati dall'OMS, con dei livelli di concentrazione compresi tra 100 e 200 a metro cubo. Shijiazhuang, capitale della provincia di Hebei, nell'est del Paese, dove ci sono numerose industrie, e' la citta' cinese piu' colpita, con un livello di concentrazione annuale di 305 a metro cubo. Se Pechino non figura in cima alla lista, la capitale cinese e' regolarmente toccata da alcuni picchi di inquinamento, come a dicembre del 2015, dove e' stato registrato un tasso di particelle fini di 680 a metro cubo.
Dipendenza persistente ai combustibili fossili per alimentare le centrali elettriche, uso crescente di automobili individuali per le classi medie emergenti, costruzione di immobili poco economici in energia, uso di carbone per la cucina e il riscaldamento, sono alcuni elementi che spiegano la persistenza di questa forma di inquinamento urbano.
3,7 milioni di morti nel 2012
Dall'altra parte del prisma, il Canada si classifica tra i migliori insieme a Finlandia, Estonia, Islanda, Australia, Irlanda e Nuova Zelanda. In ognuno di questi Paesi, la quasi totalita', se non proprio tutte le citta', non oltrepassano la soglia massima di 20 a metro cubo. Negli altri Paesi sviluppati, e “anche nei Paesi a reddito basso o intermedio dell'Europa dell'est e dell'America Latina, la qualit'a urbana dell'aria tende a migliorare”, osserva il dottor Annette Pruss-Ustun dell'OMS, che evidenzia dei progressi in particolare in Argentina, Bolivia, Colombia, o ancora in Bulgaria, Lituania, e anche in Francia, Germania e in Italia.
Questo inquinamento generalizzato ha pesanti conseguenze sanitarie. Le particelle fini penetrano nelle ramificazioni piu' profonde delle vie respiratorie e nel sangue, e provocano malattie respiratorie, malattie cardiovascolari, cancro ai polmoni. Nel 2012, esse sono state classificate cancerogene dall'OMS. Questo stesso anno, l'inquinamento esterno dell'aria e' stato responsabile di 3,7 milioni di persone morte nel mondo.
“Se i controlli della qualita' dell'aria restano molto lacunosi nei Paesi in via di sviluppo, come in Africa, si assiste ad una scarsa presa di coscienza crescente dei rischi per la salute causati dall'inquinamento atmosferico. Sempre piu' citta' mettono in pratica sistemi di sorveglianza dello stato dell'aria”, osserva Sophie Gumy, scienziata del dipartimento di salute pubblica, ambientale e sociale della sanita' dell'OMS.
L'organizzazione dell'ONU insiste sul ruolo che possono giocare le collettivita' locali “Quando la qualita' dell'aria migliora -dice il dottor Carlos Dora dell'OMS- i costi sanitari legati a malattie dovute all'inquinamento, diminuiscono, la produttivita' dei lavoratori cresce e la speranza di vita aumenta. La riduzione dell'inquinamento atmosferico fa anche bene al clima, e puo' quindi integrarsi con gli impegni dei Paesi nell'ambito dell'accordo di Parigi”.

(articolo di Laetitia Van Eeckhout, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 12/05/2016) 
 
 
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