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I cospiratori del tabacco
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Articolo di Redazione
25 febbraio 2012 19:15
 
Se siete convinti che si fuma perche' e' piacevole, cambiate pagina. Non avete nulla da guadagnare in cio' che leggerete in seguito. Ma puo' darsi che siate curiosi di sapere perche' le persone fumano e perche e' cosi difficile per loro smettere. Di sapere perche' alcuni fra questi dovranno morire. E vogliate comprendere perche' tutto questo sembra molto normale. Per saperlo occorre entrare nella sala macchine della piu' grande impresa di ingegneria del consenso che sia mai stata concepita. E' un'impresa complicata. E' un insieme di uomini e istituzioni divenuti ingranaggi di un sottile meccanismo, in grado di infiltrarsi nella cultura e nelle scienze, di stravolgere la medicina e di corrompere a tutti i livelli. E per condurvi in questo dedalo. Robert Prroctor vi portera'' per mano.
Robert Proctor, 57 anni, non e' ne' un cospiratore ne' un igienista estremo. Storico delle scienze, professore alla prestigiosa Universita' di Stanford, in California, e' l'autore di “Golden Holocaust”, un libro che e' uscito in questi giorni in Usa che fa un'accurata inchiesta sull'industria americana del tabacco. Al punto tale che quest'ultima ha fatto ricorso a tutte le vie legali per cercare di metter mano sui manoscritti prima della loro pubblicazione. Senza successo.
Cosa c'e' di tanto eclatante in queste 750 pagine che hanno preoccupato giganti come RJ Reynolds o Philip Morris? Ci sono le loro parole. Loro piccoli e grandi segreti, racchiusi nelle memorie e nei messaggi interni, nei rapporti confidenziali, nei rendiconto delle ricerche dei loro chimici, dei loro medici. Il fatto e' poco conosciuto: questa preziosa ed esplosiva documentazione -i “tobacco documents”- e' pubblica dalla fine degli anni '90. Nel 1998, il Master Settlement Agreement, che raccoglie le procedure portate avanti da 46 Stati americani contro il fumo non include una componente finanziaria (il versamento di 250 miliardi di Usd -180 miliardi di euro- rateizzati in due decenni) ma ordina di rendere pubblici tutti i segreti dell'industria.

INFILTRAZIONE
Milioni di documenti, relativi a piu' di cinquanta anni, sono stati trasferiti dai quartieri generali delle aziende del tabacco all'Universita' della California di San Francisco, incaricata di costruire la “Legacy Tobacco Documents Library, e di mettere tutto sul Web. Tredici milioni di documenti, cioe' piu' di 79 milioni di pagine, sono gia' classificati e quasi ogni giorno se ne aggiungono dei nuovi. E' grazie a questi archivi che “Golden Holocaust” cerca di raccontare una storia globale della sigaretta. Robert Proctor ha spulciato i “tobacco documents” per piu' di dieci anni. Roba da divenirne paranoici. Tra mille altre cose, ha scoperto che il professore che lo ha reclutato a Stanford, da diversi anni, aveva un rapporto segreto con i giganti del tabacco. Il nostro ha anche compreso perche' una delle sue domande di finanziamento era stata rifiutata dalla National Science Foundation (principale agenzia federale di finanziamento della ricerca americana): chi esaminava le domande aveva ricevuto soldi dalle aziende del tabacco...
Tutto il tempo trascorso sui “tobacco documents” e' servito a giungere alle medesime conclusioni. Gli esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS) hanno steso un rapporto esplosivo di 260 pagine, pubblicato a luglio del 2000, che mostra come le aziende del tabacco si erano infiltrate nelle loro organizzazioni grazie ad associazioni di paravento o scienziati segretamente pagati da esse. Il tutto per mettere i bastoni fra le ruote a possibili politiche di controllo sul tabacco. A margine delle iniziative prese nel 1999 dall'amministrazione Clinton, in parte basate sui “documents”, i procuratori federali sono arrivati alla conclusione che le aziende americane del tabacco hanno “organizzato e messo in atto per mezzo secolo -e continuato a organizzare e mettere in atto- un vasto complotto per ingannare il pubblico”.

5,5 MILIONI DI MORTI OGNI ANNO
I primi numeri sul fumo sono colossali. Ogni anno il fumo uccide piu' del paludismo, piu' dell'Aids, piu' della guerra, piu' del terrorismo. E oltre la somma di questi e quattro. Piu' di cinque milioni e mezzo di vite che vengono meno prematuramente ogni anno. Cento milioni di morti nel XX secolo; e senza dubbio un miliardo nel secolo in corso.
Riflettere sul tabacco provoca vertigini e nausea. Ogni anno, si produce una quantita' di sigarette che potrebbero riempire 24 piramidi di Cheope. La loro combustione depositera' qualcosa come 60.000 tonnellate di catrame dentro i polmoni umani. Ci si puo' porre la domanda perche' l'uomo abbia inventato i piu' inutili pericoli contro se stesso, ma cio' non porta a niente. “Il fumo -riassume Robert Proctor- e' l'invenzione piu' mortale della storia dell'umanita'”.

Ci sono anche altre cifre e altri calcoli. “Ad ogni milione di sigarette fumate nel corso di un anno, corrisponde un morto prematuro nei venticinque anni a seguire. E' una legge valida grossomodo ovunque”, dice Robert Proctor. Questa macabra regola ha applicazioni inaspettate. Come quella di sapere quanti morti sono stati causati dalle menzogne degli alti quadri dei “Big Tobacco”.

MANTENERE VIVA LA CONTROVERSIA
Il 14 dicembre 1953, i grandi “patron” del tabacco si ritrovano con discrezione all'Hotel Plaza di New York. Qualche mese prima, alcuni esperimenti fatti su topi hanno mostrato come il prodotto che loro vendono e' cancerogeno -cio' che i medici tedeschi sapevano gia' dagli anni '20- e alcuni giornali cominciano ad evocare questa possibilita'. Al termine della riunione con il “patron” di Hill & Knowlton, consigliere in materia di relazioni pubbliche, i giganti del tabacco si lanciano in una battaglia di propaganda e strumentalizzazione del dubbio scientifico che spostera' in la' nel tempo la consapevolezza dei danni del fumo. Occorre “mantenere viva la controversia”. Un dirigente della Brown & Williamson lo scrive in una celebre memoria, rinvenuta nei “tobacco documents”: “Il dubbio e' cio' che noi produciamo”. Con successo. Ma solo nel 1964 le autorita' sanitarie americane cominciano a far sapere chiaramente che c'e' un legame tra tabacco e cancro al polmone.
Dieci anni dopo. “Se spostiamo le curve del consumo di tabacco, cioe' se si colloca nel 1954 cio' che era stato evidenziato a partire dal 1964, si evidenzia che 8.000 miliardi di sigarette in eccesso sono state consumate negli Usa. Queste non sarebbero state fumate se il pubblico lo avesse saputo dieci anni prima, dice Robert Proctor. Questo significa otto milioni di morti nel decennio successivo”. Le menzogne di una mezza dozzina di industriali hanno provocato la morte di diversi milioni di persone? Un fiction che mettesse in scena una cospirazione di siffatta ampiezza, sarebbe additata come irrealista o anacronistica assurdita'.
Il tutto non comincia nel dicembre del 1953. Altre vicende sono precedenti. Il Piano Marshall, per esempio. Il grande piano di aiuto alla ricostruzione dell'Europa devastata dalla seconda guerra mondiale e' ugualmente “stato utilizzato perche' le sigarette americane rendessero le popolazioni europee piu' vicine al tabacco biondo “flue-cured”, facilmente inalabile”. E' tutto qui. La “flue-curing” e' una tecnica per rendere secche le foglie di tabacco, che si espande notevolmente in Usa alla fine del XIX secolo, e che consente di rendere il fumo meno irritante, per cui piu' profondamente inalabile. Nella prima meta' del XX secolo si fuma ancora, in una buon parte dell'Europa continentale, il tabacco scuro, molto acre, molto meno pericoloso e additivo. Ma perche' la dipendenza che si sviluppa sia piu' forte, occorre che il fumo possa penetrare profondamente nei polmoni con la nicotina che vi arrivi piu' rapidamente. E i danni al tessuto polmonare sono piu' determinati. “Nel corso della riunione di Parigi (il 12 luglio 1947) che ha attivato il piano Marshall, non c'era nessuna richiesta specifica degli europei sul tabacco, dice Robert Proctor. La questione fu proposta e messa in opera grazie ad un senatore della Virginia. Nel complesso, per due dollari di cibo, un dollaro di tabacco e' stato instradato in Europa”.

RENDERE I FUMATORI IL PIU' POSSIBILE VICINI
Il successo del fumo riposa sempre, oggi, nel talento dei chimici delle “Big Tobacco” per rendere il fumo piu' dolce, piu' volatile, piu' penetrante. I fumatori, che conoscono questa sensazione di piccante freschezza nei polmoni, ritengono che fumare sia naturale e normale. “Inghiottire” il fumo, si dice. Ma e' invece il risultato di una chimica tagliente e complicata. Diverse centinaia di componenti -acceleratori di combustione, ammoniaca, additivi diversi, zuccheri, etc.- sono aggiunti al tabacco. Essi rendono il fumo meno irritante, piu' inalabile. “Si puo' dire che il fumo e' in assoluto un prodotto difettoso, nel senso che e' piu' nocivo di cio' che potrebbe normalmente essere... esso e' modificato per rendere i fumatori il piu' possibile vicini a cio' che lo rende pericoloso”, dice Robert Proctor..
Ma cio' che si trova nelle sigarette non e' stato aggiunto dai chimici dell'industria, ma dai capricci della natura. Cosi' e' per il polonium 210. Per motivi ancora non chiariti, la foglia di tabacco ha una detestabile proprieta': essa fissa e concentra questo elemento radioattivo, presente in modo naturale nell'ambiente, a dei livelli minimi. I “tobacco documents” mostrano che negli anni '50 l'industria ha scoperto questa verita' scomoda. Industria che non divulghera' nulla in merito. Le prime pubblicazioni indipendenti in materia vedranno la luce solo a meta' degli anni '60...
“Golden Holocaust” racconta come i dirigenti dell'industria hanno reagito a questo “piccolo problema” di qualita' del prodotto finito. Sono i dettagli prodigati dai “tobacco documents” che ci introducono in un universo sconcertante. Nei primi tempi i produttori di sigarette non valutavano l'importanza di questo elemento radioattivo ed hanno cercato di mantenere il segreto. Poiche' il renderlo noto avrebbe potuto “svegliare un gigante che dorme” (“walking a sleeping giant”, nel testo originario), scrive un dirigente della Philip Morris al suo “patron” nel 1978, aggiungendo: “L'argomento farebbe molto rumore e credo sia meglio non fornire i dettagli”.
Diverse soluzioni vengono scoperte. Cambiare fertilizzanti? Trattare le foglie di tabacco con l'aiuto di un bagno acido? Selezionare le foglie che contengono meno polonium? Nessuna di queste soluzioni, sembra, e' stata ritenuta valida. Perche' risolvere questo problema non dava “vantaggi commerciali”, secondo l'espressione di un alto dirigente della RJ Reynolds, rintracciata nei “documents”. Il passaggio delle foglie di tabacco da un bagno acido, per esempio, avrebbe comportato una “gestione specifica” dei rifiuti radioattivi. E questo costa denaro.

UNA FORMA DI SCHIAVITU'
Il timore degli industriali era che questo trattamento avrebbe potuto compromettere le proprieta' chimiche della nicotina, rendendo meno efficace quella dipendenza necessaria ar far diventare piu' prezioso il loro capitale. Non solo, ma e' meglio non rendere di dominio pubblico questo problema, anche se si trattasse di un annuncio relativo alla sua soluzione. Negli anni '80 Philip Morris chiude un proprio laboratorio specifico. Soprattutto per non svegliare il “gigante che dorme”.
Trenta anni dopo dorme ancora un sonno profondo. Quanti fumatori sanno sanno di avere nel pacchetto di 20 sigarette del polonium 210? Quanti di loro sanno che un pacchetto e mezzo al giorno equivale -secondo una valutazione pubblicata nel 1982 nel “New England Journal of Medicine”, ad una esposizione annuale ad una dose di raggi equivalenti a 300 radiografie del torace? Quanti sanno che il polonium 210 e' responsabile di una parte non marginale dei cancri contratti dai fumatori? Per quanto si sa, c'e' qualcosa di tristemente impressionante nel vedere alcuni attivisti antinucleari che fumano una sigaretta quando sono in attesa, per intercettarli, dei convogli di ossido di uranio dell'industria nucleare: essi stessi si introducono nell'organismo un radioelemento che si espandera' nel proprio interno...
Il successo di una iniziativa di propaganda si valuta con questo tipo di paradosso. Ce ne sono anche altri. Per esempio, il piacere procurato dal fumo. “E' una pura invenzione dell'industria, dice Proctor. C'e' una differenza fondamentale con altre droghe tipo l'alcool e la cannabis. Il fumo non e' una droga ricreativa. Esso non procura nessuna ebbrezza”. Il fumo non fa che alleviare chi e' avvezzo al tabacco, esso e' funzionale. “E' scritto in tutte le carte di “documents”: fumare non e' come “bere alcool”, ma e' come “essere alcolico”, dice Proctor. Tra coloro che amano la birra o il vino, solo il 3% e' dipendente dall'alcool. Mentre tra l'80 e il 90% dei fumatori e' dipendente. E' una forma di schiavitu'”.

PROPAGANDA
L'American Civil Liberties Union (ACLU) ha fatto una campagna agli inizi degli anni '90 per la liberta' di fumare sul luogo di lavoro. Ma e' anche vero che la prestigiosa ACLU ha avuto qualche centinaia di migliaia di dollari dall'industria del tabacco... “Come si puo' parlare di liberta' quando il 90% dei fumatori interpellati dice che hanno intenzione di smettere e far prevenzione?” Il gergo di Orwel non e' distante. “La guerra e' la pace”, “l'amore e' l'odio”, diceva il Partito onnipotente del film “1984”. Nel mondo del tabacco “la schiavitu' e' la liberta'”.
Quel messaggio e' stato veramente efficace. Gli adolescenti valutano spesso l'uso delle sigarette come manifestazione di uno spirito ribelle. Convincersi di sottomettere le proprie funzioni biologiche a dei grandi gruppi industriali e' come ribellarsi: ecco un vero risultato di marketing, cosi' come e' scritto in tutte le carte dei “tobacco documents”. Bisogna vendere ai giovani l'idea che fumare significhi una “ribellione accettabile”.
Creare dei riflessi mentali nella popolazione -che non resiste all'analisi critica ne' al semplice buon senso- e' la parte piu' affascinante di questa storia. E' il risultato di grossi investimenti. Dopo alcuni decenni, la comparsa delle marche di sigarette nel cinema hollywoodiano e' calcolata a colpi di milioni di dollari. Altri milioni sono investiti nell'industria per la ricerca biomedica accademica: non per trovare rimedi alle malattie del tabacco, ma, spesso, per documentare le predisposizioni genetiche a delle malattie, attribuibili o meno al fumo. “Somme colossali sono state immesse per il tabacco nella genetica funzionale, a detrimento dei lavori sui fattori di rischio ambientali, tra cui il tabacco -dice Proctor. Una situazione che contribuisce a sviluppare l'idea che le malattie sono programmate e noi non possiamo fare nulla contro di esse”.
Infiltrazione della cultura, infiltrazione della scienza. E' rimasto Robert Proctor a decodificarla con la sua scienza: “Io ho anche cercato i topi nella mia casa pulita”, dice. Una cinquantina di storici -la maggior parte finanziati o segretamente pagati dall'industria del tabacco- si e' pronunciata a favore degli industriali. Nei “tobacco documents” gli industriali parlano di sviluppare un team di scienziati. Solo due storici americani -tra cui l'autore di “Golden Holocaust”- hanno portato argomenti a favore dei malati.
La storia e' un gioco importante, anche cruciale. “Affrontare la storia in un certo modo -conclude il professore di Stanford- come, per esempio, in questo studio che presenta 'le origini della controversia del tabacco nell'Inghilterra del XVII secolo', permettere di normalizzare un fenomeno che, affrontato in modo diverso, sarebbe semplicemente intollerabile”. Bisogna iscrivere il fumo come una variabile banale della lunga storia per nascondere il carattere inedito della dipendenza di massa che si e' sviluppata dopo la meta' del secolo scorso.
Usare storia e scienze sociali per fabbricare il consenso. Philp Morris ha formalizzato questo progetto nel 1987 sotto il nome di “”Project Cosmic”, un piano destinato a “creare una rete estesa di scienziati e storici in tutto il mondo”, cosi' come ci dicono sempre i “tobacco documents”. “Si trattava di reclutare degli scienziati i cui lavori o le loro idee avrebbero potuto contribuire a forgiare una 'narrazione storica' favorevole agli industriali”, dice Proctor.
Una tecnica, come tante altre. Negli anni '90, lo storico lavorava su un soggetto originale e poco decifrato: le politiche di pubblica sanita' nella Germania nazista e la guerra che Hitler aveva dichiarato al fumo. Uno dei suoi articoli fu pubblicato nel 1997 dal 'Bulletin of the History of Medicine'. Ma qualche anno dopo la rivista rifiuto' un altro dei suoi articoli -questa volta sull'industria americana del tabacco. Quando uno studio individua un rapporto tra controllo del tabacco e totalitarismo, esso e' accettato; ma quando chiama in causa gli industriali, esso e' respinto. "Per comprendere -dice Proctor- e' sufficiente guarda la composizione del comitato editoriale della rivista e i legami finanziari di alcuni dei suoi appartenenti con l'industria del tabacco”. I cani da guardia del “Project Cosmic” sorvegliano la porta della rivista scientifica.

(articolo di Paul Yeung, per l'agenzia stampa Reuters del 25/02/2012)
 
 
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