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COP21. Arrivato l'assenso dell'Ue. Gli scenari verso l'incontro di Marrakech
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Articolo di Redazione
1 ottobre 2016 10:47
 

 Un anno dopo il summit della COP21 e il suo accordo universale per contenere il riscaldamento del Pianeta, la conferenza dal 7 al 18 novembre prossimi a Marrakech (COP22), non dovrebbe essere che un punto del percorso. Finalmente essa potra' costituire un momento decisivo nella storia della governance climatica dopo che, inverosibilmente, e' in Marocco che entrera' in vigore l'accordo di Parigi sul clima.
Questa ipotesi, improbabile solo un mese fa, ha preso corpo il 30 settembre con l'adozione da parte del consiglio dei ministri europei dell'Ambiente, a Bruxelles, di un progetto di decisione per validare la ratifica dell'Unione Europea. Il documento autorizza ugualmente gli Stati membri a ratificare individualmente il testo di Parigi, e non in mdo simultaneo, come e' previsto dall'abituale pratica comunitaria.
Domenica 2 ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, l'India dovrebbe a sua volta indirizzare al segretario delle Nazioni Unite la propria notifica di ratifica: il primo ministro Narendra Modi si e' personalmente impegnato.
Per entrare in vigore, il compromesso adottato il 12 dicembre 2015 deve raccogliere l'assenso di almeno 55 Paesi (sui 195 Paesi che hanno partecipato alla negoziazione) che rappresentino almeno il 55% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra. Il primo scalino e' stato raggiunto a New York il 21 settembre, in occasione dell'incontro dei capi di Stato organizzato ai margini dell'Assemblea generale dell'ONU. 31 Paesi hanno ratificato l'accordo di Parigi, portando a 60 il numero di aderenti e a 48 la percentuale di emissioni coperte.
Lo sbarramento del 55% e' apparso piu' difficile da raggiungere visto che diversi grandi Paesi emettitori mancano ancora all'appello -Canada, Australia, Giappone e Russia- e che l'UE e' paralizzata dai propri dissensi interni sulla sua politica sul clima. Sotto la guida del ministro dell'Ambiente, Ségolène Royale, la presidenza francese della COP21 si e' e' dunque attivata nei confronti di Bruxelles. Facendo riferimento ad una nota inviata nello scorso mese di maggio al servizio giuridico del Consiglio, la Francia si e' impegnata per convincere i suoi partner che la ripartizione degli sforzi per la riduzione delle emissioni non era un precedente alla ratifica.
Durante l'estate, la Francia ha ottenuto dai servizi giuridici dell'ONU l'assicurazione che gli Stati membri dell'UE sarebbero stati considerati individualmente nel calcolo del 55% (e non come un insieme regionale). “E' stato necessario sollevare una ad una le obiezioni -dice Royale. Paesi come la Polonia sono stati duri da convincere, ma tutto il mondo ha compreso l'urgenza climatica presentata come urgenza nelle procedure europee”.
La decisione adottata all'unanimita' il 30 settembre non sara' che definitiva dopo il voto del Parlamento europeo, il 4 ottobre. Un voto che non dovrebbe porre problemi: “In tutte le risoluzioni relative alla COP, il Parlamento domanda una ratifica rapida dell'accordo e delle piu' grandi ambizioni per il clima e la transizione energetica”, dice il deputato europeo Yannick Jadot, che si preoccupa delle problematiche tra la dinamica diplomatica e la debolezza degli impegni concreti in favore della transizione energetica.
“Bisogna accelerare il passo”
Dopo un preavviso procedurale di 24 ore, sei Stati membri -Germania, Austria, Francia, Ungheria, Malta e Slovacchia- che insieme rappresentano il 4,39% delle emissioni mondiali, raggiungeranno l'accoro il prossimo 5 ottobre. Aggiunti al 4,1% di emissioni imputate all'India, la soglia del 55% sara' dunque raggiunta entro questa data.
“Se il 55% non sara' raggiunto il 7 ottobre, l'incontro di Marrakech che inizia il 7 novembre non potra' far entrare in vigore l'accordo”, dice Ralph Bodle, esperto dell'Istituto ecologico di Berlino, ricordando che l'accordo climatico non puo' che essere applicato dopo 30 giorni dal deposito delle ratifiche. Siccome lo scenario del 55% e' ormai credibile, “l'UE e' in grado di partecipare pienamente alla prima riunione dell'ingresso in vigore”, dice il giurista.
“Dopo la ratifica degli Usa e della Cina all'inizio di settembre, alla vigilia del G20 di Hangzhou, l'Europa deve accelerare il passo, dice il ministro svedese Isabella Lovin, presente a Bruxelles. Essa ha dimostrato oggi di non aver perso la propria credibilita' ne' la sua leadership in questo cruciale problema”.
“La leadership non e' piu' in Europa -corregge Pascan Canfin, direttore generale del WWF France.- Da un punto di vista climatico, e' molto logico che i grandi Paesi emergenti ne prendano la guida. Da un punto di vista energetico ed industriale, la questione e' problematica. La dinamica della transizione energetica, oggi e' in Cina”.
Su un piao politico, e' l'annuncio sino.americano che ha stimolato Narendra Modi a presentare nel consiglio dei ministri il decreto di ratifica. E come l'India, che non intende passare come il cattivo alunno nella messa in opera dell'accordi di Parigi, alcuni Paesi europei sembrano sensibili all'aspetto reputazionale legato alla materia.
Messi in fila grazie agli Usa, i piu' ostili alla ratifica, essenzialmente per le proprie risorse in carbone e lignite, la Polonia non si e' opposta alla decisione del 30 settembre. La visita di Ségolène Royale il 27 settembre a Varsavia e' servita ad avvicinare le posizioni, ma il suo omologo Jan Szyszko sa soprattutto che “una ratifica rapida dell'accordo di Parigi aiutera' certamente il governo polacco a migliorare la propria immagine di 'enfant terrible' dell'UE”, dice Jiulia Michalak, dell'Istituto polacco sulle relazioni internazionali.
A livello regionale, “gli Stati membri dell'Europa dell'Est protrebbero creare una dinamica interessante sulla questione del clima, come l'Ungheria, primo Paese con la Francia a ratificare l'accordo di Parigi”, dice la ricercatrice.
La Polonia, la Danimarca, la Slovenia e la Svezia intendono ratificare l'accordo a meta' ottobre, Il Parlamento portoghese ha votato il 30 settembre in favore della ratifica, il Parlamento greco dovrebbe fare altrettanto il 4 ottobre. L'Italia, i Paesi Bassi, il Regno Unito sperano di completare la procedura entro la fine dell'anno.
La situazione e' fluida in Belgio e congelata in Spagna, dove il governo ad interim non e' abilitato a proporre la ratifica parlamentare. “Nonostante la volonta' politica manifestata dall'Europa. E' chiaro che ci si trova di fronte ad una UE a due velocita' sul clima”, constata Valvanera Ulargui, direttrice generale dell'ufficio spagnolo sul cambiamento climatico.
Quando iniziera', in Marocco, la prima riunione per la messa in opera degli impegni presi con la COP21, “tutto il mondo potra' partecipare alle discussioni, fare delle proposte, ma solo i Paesi che hanno ratificato entro un mese prima potranno deliberare”, nota Ralph Bodle. Per evitare una situazione poco confortevole, i negoziatori intendo aprire simbolicamente questa sessione di meta' novembre, nell'ambito del summit dei capi di Stato presieduto da Mohammed VI, per poi chiuderla molto velocemente.

(articolo di Simor Roger, pubblicato sul quotidiano le Monde del 01/10/2016) 

 
 
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