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Come la "questione di coscienza" sta occultando un problema di diritto
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Articolo di Grazia Galli
3 febbraio 2002 12:27
 
L'animosa querelle nata dalla richiesta di utilizzare gli embrioni sovrannumerari per la ricerca sulle cellule staminali, ci sembra davvero arrivata al capolinea. Due notizie, dovrebbero riportare tutti i protagonisti della polemica alla pragmatica domanda che si decide di fare?.
Le notizie in questione vengono dagli Stati Uniti e ci dicono che mentre alcuni ricercatori potrebbero essere riusciti a ri-programmare le cellule staminali adulte rendendole del tutto simili ad un ovocita fecondato, altri sono addirittura riusciti a creare un "embrione" da un ovocita, senza bisogno di fecondarlo, per partenogenesi.
Le reazioni delle tifoserie pro e contro la clonazione terapeutica si sono subito affrontate: "Visto che le staminali adulte sono meglio?" - "Guarda che ti faccio un embrione finto che funziona uguale, ma che non puoi chiamare embrione perche' non e' fecondato" - "Ma anche questa e' una vita potenziale, se la si impianta in utero puo' svilupparsi in un bambino"- "No, impiantato in utero darebbe un mostro, e non sopravviverebbe" e via di questo passo. Chi non e' esperto in materia sicuramente avra' gia' rinunciato a capire.
Ma una cosa dovrebbe ormai essere chiara a tutti: chi sperava che la "patata bollente" fosse raffreddata dagli scienziati evitando il ricorso agli embrioni, deve arrendersi all'evidenza che "trovare un comune sentire" in materia e' impossibile. Non a caso in quasi tutti i Paesi del mondo si moltiplicano commissioni, comitati, consigli di notabili chiamati a dirimere il groviglio di opinioni. Ed una volta che uno di questi organismi arriva ad una conclusione, via ne parte un altro. Comunque si guardi la questione ci sara' sempre una chiesa, cattolica, ambientalista, veterofemminista, di sinistra o di destra, che sollevera' riserve in nome di quella che considera una "vita potenziale", o "un'indebita interferenza con il volere di madre natura" o altro ancora.
Ognuno ha diritto a dire come la pensa. Certo ci piacerebbe che anche in Italia, come in Canada, Gran Bretagna ed Australia, per far solo alcuni esempi, il Governo promuovesse l'informazione dei cittadini su temi cosi' importanti per la loro salute. Magari verrebbero fuori opinioni anche diverse.
Ma il "nostro" ministro per la Salute pensa che la discussione sulla clonazione terapeutica sia un tema in cui ci vuole il buon senso dei moderati, ergo, se ne deve concludere, non tutti i cittadini possono esservi coinvolti.
Vabbe', dira' qualcuno, ci sono sempre i partiti d'opposizione che, per definizione, dovrebbero difendere il diritto negato all'informazione e opporsi al paternalismo ministeriale. Vero, in Germania, Francia, Stati Uniti, dove nel giro di qualche mese ci saranno importanti appuntamenti elettorali, i problemi suscitati dalla clonazione umana, riproduttiva e terapeutica, sono al centro del dibattito politico. E in Italia? A parte i soliti radicali, che addirittura offrono alla firma dei cittadini una loro proposta di legge in favore della clonazione terapeutica, gli altri partiti schivano l'argomento perche' investe "questioni di coscienza".
Come se non ci fossero questioni di coscienza dietro ogni materia che un politico si candida a governare. E poi, direbbe ancora qualcuno, a parte alcune amministrative, non ci sono elezioni in vista in Italia. Gia', a parte quelle, che pure ci sono, ci sono le mille contrattazioni di ogni giorno, che tra moderati si fanno meglio. Ed anche la scienza italiana non puo' sfuggire a questa che e' una vera e propria "legge di mercato". Lo si vede dall'esiguo numero di medici e ricercatori disposti a finire sotto i riflettori per difendere la liberta' di ricerca e la salute dei loro pazienti. Come dar loro torto? In Italia la ricerca si fa per il 90% con fondi pubblici, la cui assegnazione, di fatto, va concertata. E chi ti finanzia se non sei un ricercatore moderato? Anche se ti chiami Dulbecco e ti hanno dato il Nobel per la medicina, trovi qualche difficolta' a farti ascoltare. Se poi sei solo un medico che, come legge ti consente, aiuta una coppia ad avere un figlio grazie a una madre americana surrogata, non puo' che succederti di esser processato in tv.
Allora che si fa? Di fronte a tutto questo non si puo' non prendere atto della necessita' di promuovere la liberalizzazione del mercato anche nel campo della ricerca e della sanita', liberando il diritto alla salute dalle grinfie di gatti e volpi mascherati da buoni padri di famiglia. Per ora c'e' ben poco altro da fare, tranne richiamare il legislatore al suo ruolo, che non e' occuparsi della moralita' dei cittadini, ma garantirne la liberta' (e quindi anche l'informazione) e governare i conflitti.
Conflitti che nel caso della ricerca sulle cellule staminali impongono decisioni pratiche di fondamentale importanza: cosa fare degli embrioni destinati all'immondizia? Come distribuire fondi alla ricerca? Come garantire l'accesso alle terapie a tutti e contemporaneamente i diritti di chi le produce ad un giusto guadagno? Come garantire una ragionevole sicurezza delle nuove terapie? Conflitti pratici, non etici, che i legislatori di alcuni Paesi come Israele, Giappone ed Inghilterra, hanno affrontato pragmaticamente, riservandosi di ridiscuterli in futuro alla luce di nuovi fatti, senza indebiti sconfinamenti nell'etica individuale.
 
 
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