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Come Coca-Cola e PepsiCo hanno pagato tutti per dire che l'abuso di zucchero non fa male
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Articolo di Redazione
10 ottobre 2016 19:57
 
L'industria dello zucchero e i maggiori produttori di bibite si trovano in una situazione simile a quella di alcuni fa delle industrie del tabacco. Il mondo sta soffrendo un'epidemia di obesita' e il consumo di bibite zuccherate e' uno dei principali responsabili. Ogni lattina standard contiene 40 grammi di zucchero, molto piu' dei 25 giornalieri consigliati dall'Organizzazione Mondiale della Sanita'. Prima del crescente consumo di queste bibite, che porta anche alla dipendenza come avviene in Messico, alcuni Paesi hanno creato imposte contro queste bibite e altri sistemi di scoraggiamento, inclusi messaggi di allerta come quelli che troviamo sui pacchetti di sigarette.
L'industria ha risposto con un investimento milionario per pulire la propria immagine, e si tratta di un ambito su cui si sono fatte molte meno ricerche che non per il caso del tabacco.
Un nuovo studio pubblicato oggi fa sapere che i due principali fabbricanti di bibite zuccherate a livello mondiale, Coca-Cola e PepsiCo, hanno finanziato in Usa 96 organizzazioni che hanno un'immagine importante nella promozione delle abitudini salubri e la lotta contro l'obesita' o il diabete, tutte malattie che diventano pericolose grazie all'alto consumo di zuccheri. L'obiettivo era quello di limitare le critiche scientifiche alle bibite e dare appoggio alle leggi che limitano il consumo.
Tra i principali finanziati sotto la forma di “sponsorizzazione” ci sono l'Associazione dei diabetici Usa e la Fondazione di Indagine sul Diabete Giovanile, coesi' come la Societa' Americana per la lotta al Cancro. Inoltre si trova anche la piu'' importante associazione medica del Paese, la AMA, la Croce Rossa, e il Centro di Controllo delle Malattie, la principale agenzia governativa incaricata della protezione della salute e la promozione di abitudini salubri. Tra i beneficiari c'e' anche la prestigiosa Universita' di Harvard, quella di Washington e quella della Georgia.
“Ci siamo concentrati solo su organizzazioni che operano in Usa a livello federale, per cui il numero di coloro che ricevono fondi da queste due aziende in tutto il mondo dovrebbe essere molto piu' alto, di centinaia o migliaia”, spiega a Materia Daniel Aron, ricercatore della Facolta' di Salute Pubblica dell'Universita' di Boston e co-autore dello studio. Il lavoro e' stato pubblicato dall'America Journal of Preventive Medicine, la rivista scientifica dell'Associazione di Medicina Preventiva degli Usa.
L'indagine mette in evidenza il caso della ONG Save the Children, che appoggiava l'imposizione di imposte sulle bibite, che pero' smise di farlo quando nel 2010 ricevette piu' di cinque milioni di dollari dalla Coca-Cola e dalla PepsiCo nel 2009. Save the Children smentisce di aver smesso da fare pressioni per la creazione di imposte grazie a queste donazioni. L'organizzazione sostiene che “faceva parte di una coalizione che lavorava per perorare l'applicazione di questa imposta e la abbandono' quando la priorita' della loro organizzazione in Usa si sposto' sull'educazione infantile”.
Tra il 2011 e il 2014, Coca-Cola ha investito una media di sei milioni di dollari all'anno in questo tipo di azioni. PepsiCo ha investito tre milioni e l'Associazione delle Bevande in Usa ha -secondo lo studio- investito un milione.
Gli autori del lavoro considerano che altre organizzazioni che erano impegnate sulla salute, abbiano fatto altrettanto.
La maggior parte delle organizzazioni citate dallo studio hanno ricevuto i finanziamenti dalla Coca-Cola (83 su 96). Secondo gli autori dello studio questo si deve al fatto che mentre Coca-Cola ha pubblicato la lista dei beneficiari, PepsiCo non ha fatto altrettanto. 
 
 
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