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Clima. Accordo per eliminare gli HFC, 14 mila volte piu' pericolosi della CO2
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Articolo di Redazione
15 ottobre 2016 19:28
 
 E' una nuova vittoria nella lotta contro il cambiamento climatico. I 197 Stati che hanno sottoscritto il protocollo di Montréal, riuniti a Kigali (Rwanda) per il 28mo summit delle parti in causa, hanno negoziato, nella notte del 15 ottobre, gli ultimi dettagli di un accordo sul clima, che ci ha messo sette anni per essere raggiunto.
Le discussioni non si sono svolte sotto i riflettori, al contrario dell'accordo di Parigi di dicembre 2015. Ma i suoi risultati potrebbero avere un impatto anche, e forse maggiore, sul rallentamento del cambiamento climatico. L'emendamento di Kigali -nome ufficiale dell'accordo- stabilisce in effetti una progressiva fine agli idrofluorocarburi (HFC), gas il cui effetto serra e' 14.000 piu' forte dell'anidride carbonica (CO2). Questo gas e' principalmente utilizzato come refrigerante, nei climatizzatori e nei frigoriferi.
Le riunioni ministeriali, che sono cominciate giovedi' scorso, si sono sviluppate sotto un'alta tensione perche', secondo Clare Perry, una responsabile dell'ONG Environmental Investigation Agency, “nessun Paese voleva essere responsabile della sfida piu' grande avanzata nell'anno 2016 sul clima”.
In effetti, questo emendamento viene inserito nel protocollo di Montréal, uno dei trattati ambientali piu' efficaci che sia mai stato negoziato. Adottato nel 1987 dalla comunita' internazionale, questo trattato impegna, tra l'altro, alla soppressione definitiva dei clorofluorocarburi (CFC), principali responsabili della distruzione della ozonosfera. I CFC fanno ugualmente parte dei gas ad effetto serra che contribuiscono al riscaldamento climatico. Grazie agli sforzi che sono stati messi in atto da quella data, i buchi nella ozonosfera sono diminuiti di una superficie equivalente a quella dell'India.
Aumento annuale dal 10 al 15%
Unico neo: questo trattato ha ugualmente generato un'esplosione dell'uso dell'idrofluocarburo. Introdotti dopo il protocollo di Montréal come prodotti di sostituzione al CFC, impiegati principalmente come gas refrigeranti e agenti propulsori negli spray. Secondo uno studio dell'Universita' du Berkeley, le loro emissioni sono aumentate oggi ad un ritmo annuale del 10-15%.
L'eliminazione degli HFC e' dunque una lieve mitigazione del cambiamento climatico, una delle piu' rapide, disponibili a medio termine. Le prime stime mostrano che l'accordo trovato nella notte del 15 ottobre raggiungera' circa 72 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2 di emissioni evitate da oggi al 2050 -che rappresenta le emissioni annuali della Germania.
A piu' lungo termine, la riduzione cumulata delle emissioni mondiali, potrebbe evitare fino a 0,5 gradi centigradi di riscaldamento a livello mondiale da oggi al 2100., nonche' permettere di realizzare un quarto dell'obiettivo di 2 gradi fissato dall'accordo di Parigi sul clima, secondo uno studio pubblicato l'anno scorso dall'Istituto per la governance e lo sviluppo durevole (IGSD), un think tank con base a Washington.
“Un emendamento ambizioso sugli HFC e' probabilmente l'azione piu' importante che noi possiamo realizzare a questo stadio per limitare il riscaldamento del nostro Pianeta e proteggerlo per le generazioni future” -ha annunciato il segretario di Stato americano, John Kerry, nel suo discorso alle parti. “Nessun Paese ha il diritto di volgere le spalle a questo sforzo”.
Sul tutto ha svolto una funzione importante il gioco in funzione delle proprie capacita'. Il testo dell'accordo raggiunto a Kigali, divide i Paesi in tre gruppi in funzione della data rispetto alla quale devono ridurre l'uso di questi gas industriali. Tutti insieme, i Paesi devono ridurre il livello di HFC dell'86%, da oggi al 2047. I Paesi sviluppati, che comprendono gli Usa e la maggior parte dei Paesi d'Europa, apriranno la strada: essi si impegnano a diminuire l'uso degli HFC del 10% da qui al 2018, per una soppressione progressiva entro il 2050. Il gruppo ambizioso dei Paesi in via di sviluppo, che include la Cina, ha deciso di congelare la propria produzione entro il 2014. Infine, nonostante fosse uno dei Paesi che metteva un freno all'emendamento, l'India ha acconsentito, con un piccolo gruppo di Paesi meno ambiziosi, di congelare la produzione entro il 2028. L'accordo trovato per questo ultimo gruppo ha permesso di tener conto delle inquietudini dei Paesi che sono nelle regioni piu' calde del Pianeta -principalmente i Paesi del Golfo- che dipendono enormemente dai sistemi di climatizzazione.
“Vittoria per il clima”
Per facilitare la transizione di queste regioni, sedici Paesi -trtacui Usa, Giappone, Germania e Francia- e diversi organismi e benefattori privati, hanno promesso di versare un aiuto di 80 milioni di dollari (71,5 milioni di euro). A titolo di esempio, la soppressione degli HFC da qui al 2050 costera' all'India circa 34 miliardi di dollari (30 miliardi di euro), secondo uno studio del Consiglio di energia, ambiente ed acqua.
Per Didier Hauglustaine direttore della ricerca al CNRS, la transizione non dovrebbe essere difficile. “Le industrie hanno mostrato che sono in grado di farlo per i CFC. E non c'e' ragione perche' debba essere differente per gli HFC. Il protocollo di Montréal ha avuto un effetto positivo per l'ozono con l'eliminazione delle sostanze nocive, e dovrebbe essere altrettanto per il clima”. Per il ricercatore, l'emendamento adottato e' “il legame tra il protocollo di Montréal e l'accordo di Parigi, con la protezione dell'ozono e del clima”. E, a differenza dell'accordo di Parigi, il protocollo di Montréal e' un trattato coercitivo che impegna tutti i Paesi nelle misure di attenuazione obbligatoria, e che e' sostenuto da delle sanzioni. Un buona notizia, quindi, per l'applicazione del trattato.
“E' una grande vittoria per il clima -conferma Miguel Arias Cañete, commissario europeo al clima e all'energia-. Abbiamo adottato delle misure concrete per onorare i nostri impegni presi a Parigi nel dicembre del 2015. In seguito all'accordo di Parigi, che dovrebbe entrare in vigore con la COP22 di Marrakech, la comunita' internazionale si e' impegnata a contenere l'aumento delle temperature ben al di sotto dei 2 gradi e sforznadosi per limitarli ad 1,5. Fino a oggi, gli impegni volontari degli Stati mettevano il clima terrestre sulla traiettoria di un riscaldamento di circa 3 gradi”.

(articolo di Clémentine Thiberge, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 15/10/2016) 
 
 
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